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Things We Like: Settembre 2012

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Alberto Bazzurro

Uscite settembrine decisamente sugli scudi.

Iniziando dal nuovo Zorn, Rimbaud (Tzadik), ovviamente dedicato al poeta-fanciullo che fra i sedici e i ventun anni, prima del famoso "merde pour la poésie," rivoltò come un calzino la poesia ottocentesca (c'era già stato, un certo Baudelaire, s'intende). Il CD zorniano non lesina a sua volta ispirazione e genialità: quattro pezzi, tutti poco oltre i dieci minuti, ognuno con una sua specificità netta, fra camerismo contemporaneo, elettronica, piano trio immaginifico, teatralità e delirio (insieme, questi ultimi). Il tutto per un John Zorn una volta tanto interamente all'altezza delle aspettative.

C'è poi la notevole infornata della Leo, un poker di CD tutti maiuscoli. In tema di omaggi, il primo da citare è senz'altro Tarkus and Other Live Stories del duo multitastieristico TwinKeys, cioè Esther Fluckiger e John Brennan, con rielaborazioni (decisamente libere) in forma di suite (tre) non solo del capolavoro di EL&P, ma anche di King Crimson, Genesis, e—di sguincio—Gentle Giant. Ci sono poi due quintetti di fatto omologhi (trombone, sax e piano trio) quali quelli protagonisti di Emergent del Paul Gallorenzo's Gitgo (col glorioso Mars Williams di "energetica" memoria e Jeb Bishop) e di Solstice dell'Ensemble 5. Speculari anche le atmosfere, vitali, rotonde, mosse, fuori da certe secche atmosferico-casual-minimali che penalizzano non poca produzione Leo. E c'è, infine, Nawora, acronimo di NAbatov/WOgram/RAiney, gran disco a sua volta, specie sul piano timbrico.

Ultima segnalazione, doverosa, per il CD allegato a Musica Jazz di settembre, Hace 20 años in cui Daniele Di Bonaventura omaggia con sapienza e grande affetto Astor Piazzolla (cui è dedicato l'inserto della rivista). Tutti organici diversi, con Fresu, Girotto e un autentico stuolo di archi (quasi sempre esenti dalle melensaggini di rito). Un gioiellino.

Francesca Odilia Bellino

Altre musiche dai viaggi.

Londra. Royal Academy of Music. Da vedere il museo degli strumenti musicali. Il Royal Academy of Music Manson Ensemble diretto da Franck Ollu celebra i settant'anni di Frank Zappa con un'incisione che ripropone 14 tracce "classiche" registrate nel corso di una tre giorni dedicata a Zappa. Ne risulta uno Zappa per ensemble orchestrale allargato e allegro, dinamico, con trascrizioni ed arrangiamenti frutto di ricerca ed espressione di una nuova e interessante generazione di direttori inglesi (J. Nelson, C. Lyons, R. Peate, C. Piper, J. Davies, P. Cashian). Bello, bello, bello.

Istanbul. Abbiamo già parlato delle suggestioni tra free jazz e Instanbul. Ma occorre ritornare sul tema, consigliandovi Nublu orchestra conducted by Butch Morris [Nublu Records 2006], un lavoro dedicato all'artista turco-svedese Ilhan Koman (1921-1986).

Da mettere insieme anche all'Istanbul Improv Sessions May 4th [Evil Rabbitt 2011]: Mark Alban Lotz (flauti di ogni tipo) che incontra l'ensemble free Islak Kopek (S. Akinci chitarra, Kevin W. Davis cello, K. Elel laptop, R. Reigle e V. Terzioglu sax tenori). Attenzione a non confondere la registrazione del 4 con quella del 5th may(!)...

E poi a ... Cello Unveils Anatolian Spirits [Kalam Musik Yapim 2005]: il violoncellista Ugur Isik interpreta musiche tradizionali dell'Anatolia con il suo violoncello.

...a Nevcivan Ozel Project. Taristanbul [Musik Yapim 2010]: il compositore e polistrumentista di Istanbul Nevcivan Sevindik Ozel suona il tar, strumenzo azero, accompagnato da Nevbahar Ozel al kemence a 4 corde, Tarik Tuysuzoglu alla tabla e percussioni, Volkan Hursever al contrabbasso. Una piccola magia.

...a Donmez Yol [Kalan 2012]: il compositore e polistrumentista Erkan Ogur in solo. Un'altra magia che sfocia, a metà dell'opera, del tutto inaspettatamente in un'interpretazione "pizzicata" della prima Gnossienne di Satie.

...e infine a Iki Cello Bir Anadolu [Dinlet Music 2008]: due violoncellisti di generazioni diverse, Sinasi Cilden (classe 1951) e Sebnem Orhan (classe 1974), si incontrano in Anatolia. Ne escono trenta tracce che spaziano nel tempo, tra improvvisazione, classicismi e arrangiamenti di musica tradizionale.

Siria. In mezzo alle notizie più dure e funeste, una cara amica mi fa avere una copia di Rihlat al-Arwah (Viajes de las almas) [Pneuma 2011]. Il suonatore di 'oud iraqeno Naseer Shamma incontra a Madrid Ashraf Sharif Khan (sitar) e Shahhaz Hussain (tabla) e registra le sette tracce dell'anima. Qualcosa di più e di più profondo che un pittoresco affresco per anime (mai? poco? diversamente?) pacificate irrompe a distanza...

Enrico Bettinello

Tempo di Biennale Musica 2012, con la direzione di Ivan Fedele, tante aspettative, un programma che sulla carta potrebbe riservare più di qualche piacevole sorpresa e che si chiude con Braxton!

Tempo quindi di scaldare i motori con un po' di Novecento...

John Cage in Russia. Nel 1988 l'Unione dei Compositori russa lo invitò al Festival di Musica Internazionale di quella che allora si chiamava ancora Leningrado. Tra i tanti musicisti entusiasti che lo accolsero allora c'erano il pianista Alexei Lubimov - tra i primissimi a portare la musica di Cage oltre cortina - e la cantante Natalia Pschenitschnikova, protagonisti di questo splendido As It Is della ECM New Series, di cui ha già parlato con parole che non posso che sottoscrivere, la nostra Francesca Bellino. Se a qualcuno fosse sfuggito, l'autunno è il momento giusto per ascoltarlo!

Tutto da ascoltare anche il notevole lavoro della violista Kim Kashkashian e dedicato ai lavori per strumento solitario dei due grandi György del secolo breve, Kurtàg e Ligeti.

Del primo l'intensa musicista americana di origine armena affronta il lavoro in progress di "Signs, Games and Messages," del secondo la "Sonata for Viola Solo," tutte composizioni che svelano, specialmente quella di Ligeti, la straordinaria capacità di colori e emozioni dello strumento.

Tornando al jazz, tra le novità più attese dell'autunno c'è il nuovo disco di Dave Douglas, in un quintetto che comprende anche la bassista Linda Oh, il sax di Jon Irabagon, la batteria di Rudy Royston, il pianoforte di Matt Mitchell e la voce della cantante Aoife O'Donovan.

A un primissimo ascolto, ma posso sbagliarmi, mi sembra che il lavoro sia buono, ma non memorabile - specialmente i pezzi con la voce - ma potete farvene una prima impressione qui:

Per chi bazzica Facebook e ama la musica dei Blue Notes, Brotherhood of Breath e sudafricani vari [probabile che non tutti rientrino nella prima categoria, auspicabile che tutti amino questa musica straordinaria], segnalo il gruppo "Who Love Louis Tebugo Moholo & The Blue Notes", ricco di contributi video, opinioni e quant'altro...

A proposito di Moholo, in questa foto, scattata a Amougies in Belgio nel 1969, è coinvolto in una jam session con Frank Zappa, Philly Joe Jones, Earl Freeman, John Dyani, Grachan Moncur III e Archie Shepp! Mica male eh?

Chiudo con un ricordo, che mi pare doveroso, per la figura di Riccardo Beduschi, nome che a molti non dirà nulla, ma che ha animato per tanto tempo uno dei blog di riferimento per gli appassionati di registrazioni - anche storiche—di concerti jazz e avant, Inconstant Sol. Riccardo, che non conoscevo personalmente, è mancato improvvisamente ai primi di settembre. Il blog prosegue la sua avventura grazie al contributo di altri blogger, ma è giusto certamente tributare a Riccardo e al suo fantastico archivio, un pensiero, non solo per la vicenda umana, ma anche perché grazie alla sua passione ha consentito di documentare momenti molto importanti del jazz di ricerca in Italia e non solo.

Luca Canini

VIDEO. Marisa Monte, una delle voci più intense che sia dato ascoltare. Una stella di prima grandezza, una regina. Il brano si intitola A sua.

AUDIO (RIPESCHIAMOLI). Riscoprendo Horace Parlan. Pianista dalle doti strumentali e compositive di notevole spessore. Qui in un classico Blue Note, con Billy Higgins alla batteria e un fantastico Butch Warren al contrabbasso. Il pezzo è My Home Is Africa.

VIDEO. Sam Amidon e Bill Frisell. Il pezzo è uno dei più belli scritti da Sam, Saro. Dal vivo al Poisson Rouge di New York.

VIDEO (DELIRIO). Il disco è appena uscito. St. Vincent e David Byrne sono la coppia del momento. Aspettando che passino pure da queste parti, ci si può fare un'idea di quel che sono capaci di fare dal vivo. Il pezzo è un cavallo di battaglia dei Talking Heads, Burning Down the House. Siete autorizzati a ballare.

VIDEO (PER CHI SE N'ERA GIA' ACCORTO). Di cosa? Che la ragazza la classe ce l'aveva anche prima di incrociare i passi di Byrne. Qui St. Vincent/Annie Clark si cimenta con i Beatles. 2009. Lei e la chitarra. Il brano è Dig a Pony (Hendrix?!?).

LETTURE. Consigliato. Tutte le interviste a Coltrane raccolte in un unico volume. Imperdibile.

VIDEO (TRISTEZZA). Il primo settembre se n'è andato Sean Bergin. Un ricordo sulle note di Jobim.

Maurizio Comandini

Una mia amica sostiene che settembre è un mese crudele. Non ne ero molto convinto, ma mi sa che ha ragione. In queste ultime settimane sembra latitare la musica nuova davvero convincente e allora spazio alle riscoperte. Rivedendo in tv, un po' per caso, il magnifico film del 1979 "Oltre il Giardino" di Hal Ashby, con Peter Sellers e Shirley MacLaine, è impossibile non rimanere colpiti dall'uso prolungato di "Also Sprach Zarathustra" nella versione che apriva l'album "Prelude" di Eumir Deodato, uscito nel 1972. Liberamento ispirato dall'originale di Richard Strauss. I fill della chitarra elettrica zigzagante di John Tropea sono molto funky e stimolanti, l'arrangiamento di Eumir Deodato e il suo piano elettrico sono perfetti per una lezione su come funziona la musica fusion. Fu un grande successo trasversale che arrivò persino in discoteca. È interessante ricordare che il brano originale di Richard Strauss era stato utilizzato da Stanley Kubrick per il film "2001: Odissea nello Spazio," uscito nel 1968. E proprio da quel tema cinematografico così imperioso, tratto dal repertorio classico, era nata l'ispirazione di Deodato per la sua versione fusion. Quindi assistiamo ad un doppio salto: una composizione 'classica' utilizzata come tema di un film, uscito nel 1968, ispira un musicista per una versione moderna fusion dello stesso brano (uscita nel 1972) che a sua volta diventa la colonna sonora per una lunga e memorabile sequenza del film di un altro regista, uscito nel 1979. Metonimia nello spazio temporale di una decade.

Angelo Leonardi

Mauro Ottolini !!!

Non perdetevi il nuovo disco di Mauro Ottolini coi Sousaphonix (Bix Factor, Parco della musica). È un visionario viaggio musicale nel jazz degli anni venti accompagnato da un booklet contenente un suo lungo racconto, che traccia il filo conduttore della sequenza musicale. Come sappiamo, il trombonista e leader è un musicista eclettico, che ha spaziato dalla musica classica al funk e ha una solida conoscenza del jazz tradizionale. Questo disco è musicalmente splendido ma anche brioso, ricco di fantasia e assolutamente divertente: ci restituisce una dimensione del jazz che viene troppo spesso dimenticata.

Ottolini è anche compartecipe (sia come strumentista e per aver scritto gli arrangiamenti) del nuovo progetto di Enrico Rava sulle musiche di Michael Jackson (On the Dance Floor, ECM).

Per quanto riguarda il passato suggerisco di riscoprire il suo 8 Funk Proiect del 2005 (Jazz Funk, Azzurra), poco noto ma assolutamente godibile (e non solo). Ne esistono alcune tracce su You Tube.

Stefano Merighi

Se dovessi indicare a una persona completamente digiuna di jazz cosa sia il "jazz," non avrei alcun dubbio: Art Blakey e i suoi Jazz Messengers. Non Satchmo, né Duke, né Miles. Art Blakey. Fin da ragazzino, mi è sempre parso di una tale potenza e precisione, e comunque simbolo di tutto ciò che fila come Africa+America, di immediatezza senza filtri intellettuali. Esplicitazione ritmica. Se non capisci il jazz ascoltando Blakey, non c'è nulla da fare. Mi piacciono tutte le incarnazioni dei Messengers (compresa quella coi Marsalis...), ma non ne conoscevo una che mi ha steso lo scorso mese. Anno 1968: con Blakey ci sono Billy Harper (tenore), Bill Hardman (tromba), Julian Priester (trombone), Ronnie Mathews (piano), Lawrence Evans (contrabbasso). Mai nessun album in studio di questo combo. Ma uno dal vivo (Live! At Slug's, N.Y.C., Empire Music Group, lo potete trovare in rete a 2 euro e mezzo!) mostra un organico sfavillante, equilibrato ed anarchico al contempo, sprigionante musica ad alta intensità. E, in fondo al CD, una versione marziana di "52nd Street Theme" di Monk, adrenalina free allo stato puro. Subito trovati poi nei blog in rete altri due concerti europei di quel tour, Vienna e Copenhagen, se vi va cercàteli.

Il nuovo Fred Lonberg Holm per la Delmark, Gather. Jazz con agganci evidenti alle pagine dolphiane dei '60—come molta recente musica di Chicago -, con la capacità di lanciare riff da brivido oppure di scalfire la superficie sonora con graffi dolorosi. Il violoncellista ha come compagni Josh Berman e Keefe Jackson, Aram Shelton, Frank Rosaly e Anton Hatwich. Al quinto minuto di "Infra-Pass" c'è una accelerazione collettiva con il contralto in assolo ed il cello in disturbo timbrico tra le cose più esaltanti ascoltate di recente.

Patti Smith che canta "After the Gold Rush" di Neil Young, come epilogo in "Banga".

Il progetto "Living by Lanterns," ideato da Mike Reed e ispirato a ore e ore di inediti di Sun Ra. La Cuneiform ha pubblicato New Myth-Old Science, opera veramente riuscita, anche qui con un bel corto circuito antico-contemporaneo, e che mette insieme New York e Chicago: Reed e Adasiewicz, Tomeka Reid e Mary Halvorson, Taylor Ho Bynum e Joshua Abrams, Greg Ward e Ingrid Laubrock, Tomas Fujiwara.

Il doppio dal vivo Na carreira di Chico Buarque: maravilha!!

Luigi Santosuosso

Una scoperta (e rivelazione) tardiva. Barbara Piano Solo del pianista francese Issam Krimi (Bee Jazz - 2009). Interpretazioni quasi oniriche di brani resi famosi dalla cantante d'oltralpe Barbara. Una musica fatta di sottrazioni. Note leggermente distorte, elettronica usata con parsimonia per spiazzare, suoni volutamente 'scordati' a inacidire accordi troppo 'dolci,' piano usato come un carillon dissonante che esce dal sottofondo di un film noir... Il cammino di un equilibrista musicale sospeso sul filo dell'inquietudine... L'essere riusciti ad arrivare dall'altro capo del filo sospeso senza cadere nel baratro del melenso offre una brillante dimostrazione di come si possa - e debba - affrontare il repertorio della musica leggera con spirito jazzistico di sfida, reinterpretandolo in maniera militante piuttosto che riproducendolo in versione puramente strumentale.

Paese che vai, Portogallo, musica che trovi. Non solo fado... ma interessanti artisti emergenti come Antonio Zambujio, JP Simoes (da solo o in duetto con João Vieira Canção), o i Dead Combo di Lisboa Mulata con ospite Marc Ribot. In Portogallo magari l'economia andrà pure male, ma il futuro musicale appare roseo per i nipotini di Amalia Rodrigues.

Giuseppe Segala

Paul Motian. È mancato da poco meno di un anno e gli dedicano un brano sia Dave Douglas nel disco Be Still (Greenleaf Records), che Fred Hersch in Alive at the Vanguard (Palmetto Records). "Middle March" di Douglas e "Tristesse" di Hersch ricordano a modo loro le sfumature dolenti, la sospensione arcana delle sue composizioni. Il piano di Matt Mitchell, nel brano di Douglas, è in totale sintonia con l'essenza di Motian. Avrebbe potuto suonare e registrare con lui.

Penso a Motian anche ascoltando lo splendido Enfants Terribles (Half Note), registrato al Blue Note nel 2011, nella cui formazione troviamo Bill Frisell e Gary Peacock, musicisti che con lui hanno creato cose memorabili. Pure Lee Konitz aveva dato vita con Motian a musica d'eccezione nel 2009, documentata in Live at Birdland (ECM Records). Nel concerto del Blue Note alla batteria c'è Joey Baron, che in questo caso fa i conti molto bene, da par suo, con il senso dello spazio e della drammaturgia insegnato dal compianto maestro.

Sull'improvvisazione: l'intervista a Joe Morris di Phil Freeman, in occasione della pubblicazione del suo libro "Perpetual Frontier: The Properties of Free Music". Dice Morris: "Non si tratta di fare le cose in modo giusto. Si tratta di farle con un'intenzione. Se c'è una tradizione, è la tradizione dell'innovazione". Ascolto correlato: l'intenso Altitude, del trio Morris, Parker, Cleaver (Aum Fidelity).

Foto di Luca D'Agostino (Ottolini) e Jimmy Katz (Paul Motian).

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