Miles Okazaki: The Sky Below

Tre quinti dei Five Elements di Steve Coleman più il pianista dei Snakeoil di Tim Berne sono roba da spellarsi le mani e The Sky Below, a tre anni di distanza da Trickster -acclamato debutto del quartetto con Craig Taborn al pianoforte, qui rimpiazzato per l'appunto da Matt Mitchell—non delude le attese. L'avvicendamento tra due fuoriclasse delle tastiere non mina gli equilibri della formazione guidata da Miles Okazaki ma l'utilizzo da parte di Mitchell di fender rhodes e sintetizzatore Prophet 6 in aggiunta al pianoforte, amplia decisamente la gamma espressiva.

Certo la componente ritmica, le metriche irregolari, le linee oblique tracciate dalla chitarra attirano da subito l'attenzione ma l'uso sapiente di tastiere e synth conferisce nuove dimensioni alla musica proposta. Che abbina ad un evidente senso della narrazione l'esplorazione del suono, si avventura in sentieri che partendo da confortevoli zone di ascolto raggiungono meandri dalle intricate e imprevedibili manifestazioni.

Emblematico il conclusivo «To Dream Again», una sorta di ballad, dove un'intonazione leggermente sfasata provoca lo stesso effetto di un long playing rallentato, permea il brano di un alone di magia e spinge l'ascoltatore verso una conturbante visione onirica. Curioso ricordare come, ben quindici anni fa, un ancora sconosciuto Miles Okazaki, al debutto discografico con Mirror, veniva pubblicato in Italia da Auand di Marco Valente, etichetta allora alle prime armi ma già con uno sviluppato fiuto per i nuovi talenti.

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