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Henry Threadgill: The Other One

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Henry Threadgill: The Other One
Giunto sulla soglia delle ottanta primavere, Henry Threadgill non lascia sbiadire la propria splendida vitalità creativa. Lo ha fatto quest'anno sia con la pubblicazione dell'imperdibile autobiografiaEasily Slip into Another World, che con una nuova realizzazione discografica, The Other One.

Pure questa imperdibile, si colloca tra i lavori che lo hanno visto impegnato esclusivamente come compositore e direttore dell'ensemble, non in qualità di strumentista e solista, sulla traccia dei precedenti Old Locks and Irregular Verbs, del 2016, e Double Up, Plays Double Up Plus del 2018.

Nata come performance multimediale, con video e proiezione di foto e dipinti, è stata registrata dal vivo al Roulette Intermedium di Brooklyn nel 2022. La parte esclusivamente musicale non perde nulla rispetto alla performance completa: al contrario, immaginiamo che una musica così densa e ricca nella propria architettura riesca valorizzata da un ascolto centrato sullo svolgimento sonoro.

Non è il caso di perdersi in iperboli: questo lavoro è significativo nella produzione del musicista e bene si innesta in una vicenda costruita in modo costante e coerente, partita più di sessantacinque anni fa dal contesto della Association for the Advancement of Creative Musicians di Chicago. Come sappiamo, quell'esperienza, nella propria forza generatrice, accese la scintilla creativa in molti musicisti oggi considerati maestri del jazz contemporaneo. Ne incontriamo l'esempio, nella massima forma di originalità e creatività, in personalità molto differenti per approccio e percorso artistico, eppure legate da tratti comuni, come quelle di Roscoe Mitchell, Anthony Braxton e Threadgill. Il primo più anziano di pochi anni, gli altri due praticamente coetanei, separati anagraficamente da poco più di un anno.

Con personalità e attitudini originali, i chicagoani, dagli anni Sessanta in avanti, affrontarono in maniera consapevole e creativa tanti aspetti della musica moderna, come il rapporto tra improvvisazione e scrittura, tra musica colta contemporanea e pratiche caratterizzate dalla trasmissione diretta e orale, tipiche della musica popolare e del jazz originario. La cerchia di musicisti coagulata attorno all'AACM, distribuita in numerose esperienze e orientamenti diversi, ha percorso con ostinata passione logiche inedite negli intrecci tra pratica strumentale e strutturazione, tra ambiti stilistici e culturali differenti, tra libertà individuale e apporto collettivo nel fare musica. Cercando sintesi che rappresentano sempre un punto di partenza verso nuove sperimentazioni.

Dalla biografia succitata, le parole di Threadgill esprimono un atteggiamento comune a coloro che ruotavano attorno a quel gruppo di talenti in fermento: "Era solo nella mia musica che sentivo di avere un senso sicuro della mia direzione e dei miei fini." Altre affermazioni dalla stessa fonte rendono bene ciò che si incontra nell'ascolto di The Other One, ma di tanti lavori e capolavori della musica che chiamiamo jazz: "Le grandi band si costruiscono allo stesso modo delle grandi squadre di baseball e di basket (...). È sempre un lavoro di squadra." E ancora: "I musicisti sono quelli che realizzano il progetto. Ed è la capacità di aprire un progetto che dà la vita a un'opera."

Tale preambolo vuol sottolineare l'importanza dei vettori energetici, umani e artistici che stanno alla base di questo lavoro. Ne è coinvolto un gruppo di dodici musicisti, un organico allargato, come Threadgill ci aveva abituato nella sua precedente realizzazione, Dirt... And More Dirt, dove si giungeva ai quindici elementi. Molti musicisti sono ormai bene avvezzi alla selezionata squadra di Threadgill, con essa sintonizzati: il pianista David Virelles, i solisti di tuba Jose Davila e di violoncello Christopher Hoffman, il batterista Craig Weinrib. Originale l'organico strumentale, che vede in scena due sassofoni alti, un tenore, un quartetto d'archi (atipico con violino, viola e due celli), tuba, pianoforte, due fagotti e batteria.

Alcuni criteri scaturiscono da pratiche condivise nell'originario contesto AACM, declinate da ogni artista secondo la propria indole. Tra questi, emerge la scrittura finalizzata a un apporto personale, improvvisativo dei musicisti, cui è affidato un ruolo, legato al carattere del proprio strumento, all'esperienza, al vissuto del solista. L'esecutore non deve leggere la parte scritta con l'intenzione della fedeltà, ma si relaziona da una parte alla pagina scritta, dall'altra all'insieme, dall'altra ancora al momento dell'attuazione.

Poi la richiesta della massima attenzione a quanto avviene nell'ensemble, al fine di raggiungere la massima libertà, ma anche la massima adesione al clima, alla forma, allo sviluppo di percorsi. Importante è l'utilizzo di gruppi strumentali a densità variabile, omogenei o meno, con risultati in contrasto e in dialogo costante, da cui consegue la concentrazione sui tessuti stratificati. Anche il singolo apporto, del solista in solitudine, aderisce in questo modo a un'idea di fondo, a un'impronta comune.

È quanto traspare immediatamente nell'incipit di questo lavoro, la cui parte musicale viene chiamata Of Valence e nel CD è presentata in tre Movimenti, di cui due suddivisi a loro volta in sezioni, della durata dai trentatré secondi ai sei minuti. Le prime due sezioni sono quasi interamente affidate al pianoforte di Virelles, musicista senza dubbio di riferimento della scena attuale, che si muove tra espressionismo viennese e sciabolate di vitalità free, percorrendo una delle direttrici principali di Threadgill e dell'ambito chicagoano. L'irruzione dell'ensemble nella terza sezione scompagina un attimo le carte, per tornare a un fitto tessuto di carattere colto contemporaneo.

La vitalità della musica sta spesso nella successione quasi aforistica dei diversi episodi, dove appunto il carattere espressivo e architettonico è fondato sul contrasto costante di insiemi strumentali, di motivi e dinamiche. Magistralmente controllato dal leader. Nel Primo Movimento, tutto sembra sciogliersi quando, nelle sezioni 6A e 7A, dopo un gioiello della tavolozza timbrica di Threadgill, che impasta archi e fagotti, emerge il tipico carattere gioioso del musicista, danzante, con un intervento particolarmente denso del violino di Sara Caswell. Il finale di Movimento riprende quel clima in modo pregnante, con contributi significativi del pianoforte, di un violoncello, poi di un fagotto.

Il Secondo Movimento si dipana senza soluzione di continuità in oltre sedici minuti, dai quali emerge un'atmosfera elegiaca, rivolta senza dubbio al compianto percussionista e teorico Milford Graves, dedicatario di tutto il lavoro, presente in questa musica in particolare come ispirazione per il suo studio sull'integrazione tra battito cardiaco umano e opere musicali. Il mood ellingtoniano che impregna questo movimento è esplicito nelle movenze del sax tenore di Peyton Pleninger, che cita distintamente lo splendore di "Come Sunday."

Il Terzo Movimento è composto in buona parte da episodi brevi, sempre di carattere aforistico, ma nelle sezioni 12 e 12B ci si addentra ancora in un tema emblematico, affidato al sax alto, poi al violino e al clarinetto di Noah Becker, in un crescendo di danza. Il finale, con la sintesi di enigma e gioco tipica di Threadgill, sigla un lavoro esemplare per pregnanza e convinzione.

Album della settimana.

Track Listing

Movement I: Sections 1-2; Section 3; Sections 4-4A; Sections 5-6; Sections 6A-7A; Sections 8-8A; Sections 9-11; Section 11 (Trapset Interlude); Finale; Movement II; Movement III: Section 11A; Sections 12-12B; Section 12B (Violin Interlude); Section 13; Section 14; Section 15; Section 16; Section 17; Finale.

Personnel

Additional Instrumentation

Henry Threadgill: conductor; Noah Becker: alto sax, clarinet; Jose Davila: tuba.

Album information

Title: The Other One | Year Released: 2023 | Record Label: Pi Recordings


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