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Derek Bailey / Evan Parker: The London Concert
ByLa creativita' di Derek Bailey pare meglio rappresentata dalle parole di un noto danzatore butoh - che con il chitarrista ha condiviso brevi, ma significativi, tratti del suo percorso terreno in ambito performativo - piuttosto che da uno dei tanti ricordi post - mortem.
Testimonianza ancor piu' esemplare della sua vitalita' e' la ristampa (con ben mezz'ora in piu') del concerto tenuto con Evan Parker al Wigmore Hall di Londra nel febbraio 1975, in origine uscito su LP per la Incus (che ci auguriamo non cessi le pubblicazioni).
A distanza di oltre trent'anni, le improvvisazioni non hanno perso una goccia di freschezza: le "note non-note" della chitarra fremono libere e mercuriali come non mai, si disperdono a piccoli gruppi nello spazio acustico, frusciano isolate, e si ricompattano nello sciame, dal cui vorticoso ondeggiare Parker si divincola con non meno vertiginose linee sassofonistiche.
In un ambiente sonoro che muta continuamente - dal piu' alto grado di rarefazione alla massima densita', dall'accelerazione improvvisa al brusco rallentamento -, le iridescenze del soprano sprizzano scintille con le aeree creature baileyane, agilissime a insinuarsi nei due altoparlanti (ciascuno controllato da un pedale del volume), a cambiare repentinamente direzione o ad ammutolirsi con pari rapidita'.
Ora comprendiamo la ragione per cui proprio "a Derek e ed Evan" John Zorn e Fred Frith avessero espressamente dedicato le improvvisazioni per chitarra e sassofono incise nel 1993 in "The Art of Memory" (impedibile capitolo della storia Incus); appare chiaro, infatti, quanto indelebile sia la traccia lasciata tra intere generazioni di improvvisatori dalla fluidita' con cui gli eventi si avvicendano o si giustappongono in questa incisione.
C'e' posto per lo scontro piu' aspro ma anche per passaggi (drammaticamente o ludicamente) onomatopeici, o tinti di colori musicali "altri". (la chitarra talvolta richiama il koto, il sax lo stridente shenai indiano); per la meditazione - evocata, intorno alla meta' della seconda traccia, dalle note tenute di Bailey e dalla respirazione circolare di un Parker gia' maturo - o per poetici giochi di specchi, come quello che, verso la fine del penultimo brano, sorprende l'uno fare eco all'altro con un malioso e lancinante ululato.
Ma la velocita' di pensiero e di azione dei protagonisti impedisce di imbrigliare nelle strette maglie dell'analisi il flusso della creazione istantanea; meglio cercare di sintonizzare il piu' possibile la propria capacita' di ascolto su quella dei musicisti.
Parker offre una dimostrazione magistrale di questa qualita', quando, poco oltre la meta' del concerto, dapprima lascia germogliare nel silenzio i rumori percussivi estratti da Bailey - con la consueta, apparente, noncuranza - dalla chitarra a diciannove corde, poi si introduce furtivo tra di essi, lasciando gradualmente fiorire, infine, l'energia del sax tenore.
Non c'e' passaggio del disco che non mostri in quale misura l'interazione tra musicisti sia intimamente connessa alle dinamiche interiori dei soggetti coinvolti e al rapporto umano con l'altro, con le sue diverse e contraddittorie realta': lo smarrimento e la scoperta, il malinteso e la comunione, il distacco e l'empatia.
Tutte queste sfaccettature disvelano qui nitidamente il loro essere necessarie affinche' i suoni, attimo dopo attimo, escano dal bozzolo, spieghino le ali e prendano finalmente il volo.
Un volo destinato a non interrompersi mai, neppure ora che non e' piu' tra noi il chitarrista di Sheffield, che queste farfalle ha aiutato a nascere e a svilupparsi.
Track Listing
First half solo; Part 1; 1A; 2; 2A; Second half solos; Part 3; 4.
Personnel
Derek Bailey
guitarEvan Parker: soprano, tenor saxophone; Derek Bailey: stereo guitar, modified nineteen-string guitar.
Album information
Title: The London Concert | Year Released: 2006 | Record Label: Psi
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