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Stefano Bollani Danish Trio

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Casa del Jazz - Roma - 8.7.2013

Roma, Casa del Jazz, esterno notte: «Se fate delle foto con il flash durante il concerto... i nostri tecnici lo comunicheranno a Keith Jarrett, che sta suonando in un altro luogo in Europa, e lui smetterà! Quindi un po' di rispetto, grazie». Si è aperta con questa battuta, riferita alle esternazioni di Jarrett a Umbria Jazz 2007 e al suo concerto suonato al buio nell'edizione di quest'anno, la performace di Stefano Bollani, in una delle sue incarnazioni più riuscite, il Danish Trio con Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria.

Si è trattato di un'intensa serata di straordinari per gli addetti alla distribuzione dei biglietti, visto il sold out registrato. Grande colpo d'occhio dunque, e musica di livello assoluto. Di Bollani, in questi anni, si è detto di tutto. C'è chi lo ama perdutamente e chi, a priori, non lo sopporta per certi suoi atteggiamenti sul palco e nelle varie situazioni mediatiche. Come, per tornare alla stretta cronaca, quando si mette a fare cabaret durante la genialoide rivisitazione di "Billie Jean," che strappa applausi e risate, o quando inizia a scherzare con i danesi, che stanno al gioco. Poi, però, c'è la musica. E questo è il campo dove si fa decisamente sul serio. Lund alla batteria è il consueto treno di fantasia e tocco calibrato; Bodilsen trova nei soli, che spesso e volentieri gli vengono concessi, melodie che non ti aspetti, come quella costruita su "Come prima". La sua è eleganza mista a sensibilità e potenza.

Bollani sulla tastiera non si discute. Lascia pochi spiragli ai detrattori. Inventa di continuo soluzioni melodiche, si rende fulcro del ritmo, si mette a suonare in piedi, si risiede, percuote il pianoforte, ne estrae l'anima. Se ne sta in sottofondo suonando una sola nota, poi un istante dopo ne produce a grappoli prendendosi il primo piano, con naturalezza. Perché quello prodotto dal trio è uno stupefacente gioco di scambi di ruolo, ripetuti, ubriacanti. Fintano di dirigersi in un verso e poi cambiano direzione in un attimo, che neanche Bruno Conti. Nel prossimo futuro c'è una nuova incisione per ECM, giusto per sigillare dieci anni di ispirata collaborazione, tra i bis una sentita "Sopra i vetri" di Enzo Jannacci cede il fianco a una discreta nostalgia.

Foto di Roberto Paviglianiti.

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