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Bollani Chiude Ancona Jazz Summer

Courtesy Viviana Falcioni
Teatro delle Muse
Ancona Jazz Summer 2025
26 luglio 2025
Era da qualche anno che non ascoltavo una solo-performance di Stefano Bollani. Dopo averlo apprezzato all'interno di Umbria Jazz, a capo di un notevole quintetto di recente formazione, ho avuto l'opportunità di essere presente alla sua apparizione nell'ultima data dell'Ancona Jazz Summer, festival sotto la direzione artistica di Giancarlo Di Napoli. Il concerto, che era previsto nella capiente Arena sul mare, all'interno del porto, a causa delle avverse condizioni metereologiche del pomeriggio è stato trasferito al Teatro delle Muse, gremito fino all'inverosimile. Il repertorio, aperto da un evocativo "There Will Never Be Another You," ha poi compreso "Luiza" di Antônio Carlos Jobim e composizioni del pianista, tra cui uno dei "Preludi" scritti circa un anno fa, elegante nella sua sintesi. Ma il clou di questo repertorio composito e movimentato si è raggiunto a metà concerto, inanellando in successione le lunghe ed elaborate interpretazioni di "Take Five" e del tango "La Cumparsita," che hanno dato al pianista l'occasione di esporre tutte le magie del suo mondo poetico ed espressivo.
Quello che ha sempre caratterizzato il pianismo di Bollani e che nel concerto anconetano è stato portato ai massimi livelli è la sua abilità di armonizzatore, capace di portare altrove l'impianto armonico e quindi anche la linea melodica del brano originale. Questo significa saper circuire, eludere, deviare, confondere appunto l'armonia e la melodia affrontate per conquistarle poco a poco, per raggiungere gradualmente il climax della narrazione, per poi complicare ulteriormente le trame negli eventuali sviluppi successivi.
In questo processo pianistico di un Bollani alla ricerca di soluzioni eccentriche, capitano anche note apparentemente dissonanti e avulse dal tracciato o note che sembrano perfino banalizzare il tutto. Si ha quasi l'impressione che il suo tentativo sia quello di applicare con sistematica consapevolezza il famoso suggerimento "Wrong but Strong." Un altro aspetto del suo pianismo che mi ha colpito e che mi sembra esasperato rispetto a un tempo è il soffermarsi su forti accordi martellanti tracciati dalle due mani, ripetuti e variati, risonanti, raggiungendo effetti epici.
Bollani inoltre ha arricchito il suono del pianoforte Steinway, avvalendosi anche di una piccola tastiera appoggiata orizzontalmente sulla destra del pianoforte stesso: si tratta di un nuovo sintetizzatore polifonico, la cui tastiera espressiva permette un controllo tridimensionale su ogni singola nota, uno strumento dalla sonorità scura e gommosa, salvo la possibilità di alterare le note in glissando tremolanti e gnaulosi. Suonato ovviamente con la mano destra, mentre la sinistra continuava a tracciare accordi sul pianoforte, il risultato era quello di ottenere un colore aggiuntivo, un po' fosco, contrapposto alla brillantezza cristallina o alla potenza avvolgente peculiari dello strumento principe.
Bollani ha quindi dimostrato un'evoluzione sempre crescente, confermandosi pianista e interprete superlativo, padrone smaliziato dei suoi mezzi tecnici, espressivi e comunicativi. Nello stesso tempo, a un certo punto del percorso concertistico non ha potuto fare a meno di dare sfogo alle sue naturali qualità d'intrattenitore, assecondando le aspettative del pubblico. Sta di fatto che con la sua verve ha dato fondo al suo repertorio di aneddoti, ricordi e battute di sicuro effetto umoristico, il tutto senza tralasciare però le qualità del suo pianismo.
Dopo una versione di "La Marianna la va in campagna," un pretesto per esternare inaspettate variazioni tematiche, armoniche e ritmiche sul tema popolare, nel concerto anconetano non è mancato l'abituale elenco di dieci temi famosi suggeriti dal pubblico, che sono stati intrecciati, stravolti, contraffatti, abbandonati e ripresi in una madley turbinosa, per poi approdare al recupero di "M'è morto il gatto," esilarante hit del gruppo pratese di fine anni Ottanta Edipo e il suo complesso, che ha trasformato il famoso "With or Without You" degli U2 in una parodia demenziale, ovviamente non autorizzata. Se la sua affabulazione verbale e sonora è risultata irresistibile e coinvolgente come sempre, la conclusione del concerto è tornata su un versante più "serio," con l'omaggio al maestro Nino Rota, del quale sono stati reinterpretati in modo rispettoso e amorevole i temi della colonna sonora del felliniano 8 1/2.
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