John Coltrane: Song Of Praise: New York 1965 Revisited
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John Coltrane è uno dei pilastri centrali attorno ai quali si è strutturato il jazz moderno. Un suo concerto newyorkese del 1965, al Half Note, era uscito dopo 40 anni sul CD doppio One Down, One Up: Live at the Half Note (Impulse!) nel 2005. In quel caso si era mantenuto l'ordine strettamente cronologico partendo con i due brani tratti dal concerto del 26 marzo ("One Down, One Up" e "Afro-Blue") per poi procedere con i due brani tratti dal concerto del 6 maggio. ("Song Of Praise" e "My Favorite Things").
L'etichetta svizzera Ezz-thetics, nella sua formidabile serie denominata 'Revisited,' fa invece una scelta coraggiosa rimescolando le carte per porre il brano più iconico come chiusura finale. Una scelta che condividiamo perché quel brano è veramente perfetto per rappresentare una sorta di crescendo immortale che fornisce ulteriore significato ad una musica superlativa che un senso avrebbe comunque. Per fortuna il remixaggio, curato dall'ottimo Michael Brandli, riesce a migliorare il suono di questo concerto dal vivo e ci proietta proprio di fronte al palco, dove possiamo farci sommergere da un flusso sonoro inarrestabile.
Questi quattro brani hanno la prerogativa di rappresentare una sorta di ponte che fa da arrivo per l'esperienza dei 4 anni precedenti, con particolare riferimento ai concerti del Village Vanguard del 1961 che per la prima volta avevano visto riuniti i quattro musicisti passati alla storia come il quartetto classico di John Coltrane. Allo stesso tempo i quattro brani dell'Half Note sono un chiaro punto di partenza verso il livello successivo che John Coltrane avrebbe raggiunto di lì a poco, anche pagando un doloroso costo costituito dai cambi di personale che si resero necessari per avanzare nel futuro.
Il brano che consente di capire meglio il percorso evolutivo di Coltrane è proprio quel "Chasin' the Trane" che chiudeva l'album Coltrane "Live" at the Village Vanguard. Una cavalcata di 16 minuti senza pianoforte, con il batterista Elvin Jones impegnato a sostenere coi suoi poliritmi feroci e incalzanti un inarrestabile John Coltrane alle prese con la completa destrutturazione delle dodici battute del blues. Quattro anni dopo la stessa situazione strutturale si dilata in una cavalcata di oltre 27 minuti, stavolta denominata "One Down, One Up." Si parte con una lunga esplorazione che vede impegnati anche McCoy Tyner al pianoforte e Jimmy Garrison al contrabbasso per poi giungere ad una lunghissima sezione dove il sax e la batteria sono assoluti, disperati protagonisti che si rincorrono, si scontrano, si sostengono, proseguendo senza tregua alcuna in un viaggio interminabile che va a toccare ogni cantuccio, ogni pertugio, ogni fessura, ogni nascondiglio, compresi quelli che non ci sono. Con i picchi altissimi toccati in questo volo interminabile, la destrutturazione del linguaggio modale è decisamente completata. Poco più di un mese ancora e si arriverà alla registrazione del manifesto della nuova fase artistica di John Coltrane, il geniale Ascension. Una fase artistica che sarà purtroppo anche l'ultima del saxofonista di Hamlet, North Carolina, vista la sua prematura dipartita dal pianeta Terra, avvenuta il 17 luglio 1967, a soli 41 anni non ancora compiuti.
Anche i tre brani restanti sono di assoluto valore, con aree più riflessive, spazi di confronto, spunti lirici e divagazioni sempre spinte in avanti, verso l'impatto con territori mai battuti. I compagni di viaggio del saxofonista si confermano musicisti di assoluto valore e, anche a quasi sessant'anni di distanza, rimangono protagonisti di una stagione straordinaria della musica che più amiamo.
Album della settimana.
L'etichetta svizzera Ezz-thetics, nella sua formidabile serie denominata 'Revisited,' fa invece una scelta coraggiosa rimescolando le carte per porre il brano più iconico come chiusura finale. Una scelta che condividiamo perché quel brano è veramente perfetto per rappresentare una sorta di crescendo immortale che fornisce ulteriore significato ad una musica superlativa che un senso avrebbe comunque. Per fortuna il remixaggio, curato dall'ottimo Michael Brandli, riesce a migliorare il suono di questo concerto dal vivo e ci proietta proprio di fronte al palco, dove possiamo farci sommergere da un flusso sonoro inarrestabile.
Questi quattro brani hanno la prerogativa di rappresentare una sorta di ponte che fa da arrivo per l'esperienza dei 4 anni precedenti, con particolare riferimento ai concerti del Village Vanguard del 1961 che per la prima volta avevano visto riuniti i quattro musicisti passati alla storia come il quartetto classico di John Coltrane. Allo stesso tempo i quattro brani dell'Half Note sono un chiaro punto di partenza verso il livello successivo che John Coltrane avrebbe raggiunto di lì a poco, anche pagando un doloroso costo costituito dai cambi di personale che si resero necessari per avanzare nel futuro.
Il brano che consente di capire meglio il percorso evolutivo di Coltrane è proprio quel "Chasin' the Trane" che chiudeva l'album Coltrane "Live" at the Village Vanguard. Una cavalcata di 16 minuti senza pianoforte, con il batterista Elvin Jones impegnato a sostenere coi suoi poliritmi feroci e incalzanti un inarrestabile John Coltrane alle prese con la completa destrutturazione delle dodici battute del blues. Quattro anni dopo la stessa situazione strutturale si dilata in una cavalcata di oltre 27 minuti, stavolta denominata "One Down, One Up." Si parte con una lunga esplorazione che vede impegnati anche McCoy Tyner al pianoforte e Jimmy Garrison al contrabbasso per poi giungere ad una lunghissima sezione dove il sax e la batteria sono assoluti, disperati protagonisti che si rincorrono, si scontrano, si sostengono, proseguendo senza tregua alcuna in un viaggio interminabile che va a toccare ogni cantuccio, ogni pertugio, ogni fessura, ogni nascondiglio, compresi quelli che non ci sono. Con i picchi altissimi toccati in questo volo interminabile, la destrutturazione del linguaggio modale è decisamente completata. Poco più di un mese ancora e si arriverà alla registrazione del manifesto della nuova fase artistica di John Coltrane, il geniale Ascension. Una fase artistica che sarà purtroppo anche l'ultima del saxofonista di Hamlet, North Carolina, vista la sua prematura dipartita dal pianeta Terra, avvenuta il 17 luglio 1967, a soli 41 anni non ancora compiuti.
Anche i tre brani restanti sono di assoluto valore, con aree più riflessive, spazi di confronto, spunti lirici e divagazioni sempre spinte in avanti, verso l'impatto con territori mai battuti. I compagni di viaggio del saxofonista si confermano musicisti di assoluto valore e, anche a quasi sessant'anni di distanza, rimangono protagonisti di una stagione straordinaria della musica che più amiamo.
Album della settimana.
Track Listing
Song of Praise; My Favorite Things; Afro Blue; One Down, One Up.
Personnel
Additional Instrumentation
John Coltrane: tenor saxophone (1, 4), soprano saxophone (2, 3).
Album information
Title: Song Of Praise: New York 1965 Revisited | Year Released: 2022 | Record Label: Ezz-thetics
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