Baptiste Trotignon: Solo II

Tecnicamente molto sciolto e dotato di una rimarchevole facilità armonica e melodica, Trotignon si affida al piano solo - forma storicamente molto insidiosa - con semplicità e grande attenzione comunicativa: punti di riferimento sono un andamento sognante e circolare di alcune composizioni, il soffermarsi rapsodico su alcuni frammenti, la dialettica tra brani originali e riletture "contemporanee" che vanno dai Beatles di "Julia" all'Elvis Presley di "Love Me Tender", passando per il Nino Rota iniziale di "Come Tu Mi Vuoi" o per il Charles Trenet dell'immancabile "Que Reste-t-il De Nos Amours".

Una strada già battuta, a partire dal Jarrett solista, che evita accuratamente di confrontarsi con tutta una fetta di storia di pianismo e improvvisazione [non è un giudizio, più che altro una constatazione] per lavorare con spontaneità su soluzioni più rassicuranti e "accattivanti".

Ne emerge un lavoro sicuramente piacevole, ma che tradisce in molti punti una certa ristrettezza di prospettive, quasi che la scelta di escludere dal proprio linguaggio tutta una serie di stimolanti "impurità" possa chiudere a Trotignon le possibilità di rischiare e mettere in gioco il proprio fraseggio. All'ascoltatore già avvezzo potrebbe quindi sorgere un leggero senso di noia, il desiderio di farsi accompagnare dal pianista verso terreni più scoscesi... chi lo sa, magari non è così vero che sono i più giovani a rischiare!

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