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Eric Revis: Slipknots Through a Looking Glass

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Eric Revis: Slipknots Through a Looking Glass
Eccola la nuova formazione del contrabbassista Eric Revis, un incontro di storici collaboratori che promette meraviglie. Al quartetto che licenziò nel 2014 In the Memory of Things Yet Seen si aggiunge la pianista Kris Davis già presente nel precedente City of Asylum e nel successivo Sing Me Some Cry (tutti per Clean Feed) e il cerchio si chiude.

Il percorso di Revis parte da lontano, l'esperienza iniziale con Betty Carter, la lunga permanenza nel quartetto di Branford Marsalis, l'incontro decisivo con Steve Coleman. Da lì, con le pubblicazioni per l'etichetta portoghese e la leadership di varie formazioni, prende avvio la ricerca di una estetica personale fondata su forme e canoni ben definiti ma progressivamente indirizzata a rivitalizzare e aggiornare il linguaggio del jazz contemporaneo. Niente di rivoluzionario, ben inteso, ma la dimostrazione di come una mente aperta, dal solido pensiero, dalla consistente vena creativa soggetta a influenze e sollecitazioni diversificate—su tutte la scena free di Chicago—possa diventare una figura importante della comunità jazzistica.

E Slipknots Through a Looking Glass, pubblicato dalla sempre più lanciata Pyroclastic Records—etichetta fondata da Kris Davis—, mantiene le meraviglie promesse, attraverso otto composizioni e tre brevi improvvisazioni in contrabbasso solo che rappresentano al meglio la visione musicale variegata ma fortemente coesa del leader. Dalle pulsazioni metropolitane dell'iniziale «Baby Renfro»—andamento nervoso e frammentato, unisoni sghembi, ossessivi riff melodici—alle evocative atmosfere di «Spae», dove convergono ritmi africani e suggestioni contemporanee. Dagli avvolgenti richiami notturni di «Earl & the Three-Fifths Compromise» alla frenetica «Shutter» dove si scatenano i due fiati. Passando per «Probyte» e «When I Become Nothing», ballad atipiche, la prima con un gran lavoro di sax contralto e sax tenore nel definire i contorni timbrici, la seconda più canonica, ricca di pathos con uno splendido finale sospeso.

Se «House of Leaves» è metafisica nei suoi toni rarefatti attraversati da improvvise, minime deflagrazioni che si stabilizzano in accattivanti groove, «Vimen», con i suoi undici minuti abbondanti è il brano più lungo, più libero, più destrutturato, dove l'intero quintetto si esprime ai massimi livelli di creatività e di comunicazione. Il contrabbasso del leader è una delizia per le orecchie, suono scuro, ancestrale, dinamico, oltre che guida sicura per le evoluzioni del gruppo, nel quale l'originalità delle singole voci si trasforma in valore aggiunto per il respiro collettivo dell'ensemble.

Album della settimana.

Track Listing

Baby Renfro; SpAE; Earl & the Three-Fifths Compromise; Slipknots Through a Looking Glass, Part 1; Shutter; ProByte; Slipknots Through a Looking Glass, Part 2; House of Leaves; When I Become Nothing; Vimen; Slipknots Through a Looking Glass, Part 3.

Personnel

Bill McHenry
saxophone, tenor
Darius Jones
saxophone, alto
Additional Instrumentation

Justin Faulkner: drums (1, 3)

Album information

Title: Slipknots Through a Looking Glass | Year Released: 2020 | Record Label: Pyroclastic Records

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