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Simone Graziano Massa Critica
BySettetto d'ispirazione newyorchese diretto dal giovane pianista fiorentino Simone Graziano (clicca qui per leggere una sua recente intervista), Massa Critica prende il nome da un'urgenza politica che spinge i musicisti ad assumersi, facendo musica, una responsabilità non meramente estetica.
Le composizioni originali proposte dal gruppo uniscono parti di rigorosa scrittura con esigenze improvvisative. La formazione si basa su un quintetto tradizionale con ritmica, tromba e ancia, a cui si aggiungono violoncello e giradischi. Le strutture musicali sono caratterizzate da tensione ritmica corale, con stacchi e variazioni anche improvvise, all'interno delle quali si inseriscono gli spazi solistici, peraltro mai autoreferenti ma sempre al servizio del discorso di gruppo. Rispetto a simili formazioni statunitensi è qui caratteristica la presenza - costante, ancorché in filigrana - di un deciso elemento melodico.
La tensione formale del gruppo è affidata a Paul Roth, in prevalenza al contralto, quella dinamica alla tromba di Antonello Sorrentino. I due dominano la scena in front line e sono gli elementi centrali assieme al pianoforte di Graziano. Eccellente il lavoro di Joe Rehmer al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria, mentre è singolarmente sensibile e opportuno quello di DJ Jaja al giradischi - elemento spesso invadente e troppo "inacidente," che qui invece amplia la tavolozza di colori. Un po' sottotono è parso il violoncello di Emilio Pischedda (forse anche per responsabilità del bilanciamento dell'amplificazione). Dal canto suo Graziano, da leader giustamente attento alle relazioni del gruppo, s'è forse concesso un po' pochi spazi espressivi alla tastiera, ma ha comunque confermato l'inventiva e l'espressività che erano note dal suo bel lavoro in trio Lightwalls.
Il gruppo ha mostrato rigore, coerenza e una certa originalità, già sufficienti a realizzare una bella performance, ma ha anche lasciato l'impressione di avere ampi margini di miglioramento, conseguibile sviluppando - con più scioltezza e intesa (era la prima assoluta in pubblico), maggiore coraggio e un po' di esasperazione espressiva in più - un discorso che ha già oggi importanti elementi strutturali di base.
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