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Sessantotto e jazz: la parola ai testimoni

Come affrontare un servizio speciale sul Sessantotto senza coinvolgere alcuni di coloro che in ambito jazzistico hanno vissuto quel periodo? Ad una selezione piuttosto ampia e variegata di protagonisti italiani e stranieri abbiamo posto via email la seguente domanda: "Nella tua esperienza personale che significato ha avuto il movimento del Sessantotto da un punto di vista socio-culturale e soprattutto musicale/jazzistico?". Le risposte, riportate di seguito secondo l'ordine alfabetico degli autori, meritano una riflessione introduttiva, una "anatomia del sondaggio" che, sia pure frettolosa, possa darne una lettura significativa.

Innanzi tutto bisogna precisare che avevamo dato agli interpellati un limite di lunghezza: le risposte, per evidenti ragioni di coerenza redazionale, dovevano essere contenute fra le 500 e le 1500 battute. Come si può constatare quasi tutti hanno superato il limite massimo e questo può significare tante cose: che quando si scrive è più facile andare a ruota libera piuttosto che ricercare una lapidaria essenzialità; che i nostri interlocutori avevano molto da dire sull'argomento; che, come spesso capita, non si sono tenute nella dovuta considerazione le direttive redazionali (... tanto più che on line, non essendoci problemi di spazio, non si ravvisa, secondo me erroneamente, la necessità di sintesi); che qualcuno ne ha approfittato, vedendo nel sondaggio un'occasione per indulgere al proprio narcisistico protagonismo...

A proposito di lunghezza dunque è stato encomiabile Butch Morris, al quale va il primato della sintesi, ma mi sembra di poter dire che nel complesso gli stranieri hanno dato risposte più contenute, meno ridondanti degli italiani, forse per il maggior pragmatismo che caratterizza il pensiero anglosassone. Va riconosciuto per contro che i contributi degli italiani risultano decisamente più ricchi di arguzia e di particolari gustosi, più vicini alla nostra sensibilità, oltre che ai nostri ricordi personali.

Abbiamo comunque optato per riportare pressoché integralmente, senza effettuare tagli rilevanti, tutti i testi ricevuti. Si precisa inoltre che si è pensato bene di stralciare le lunghe risposte di Giorgio Gaslini e di Bruno Tommaso per farne un articolo a sé stante Roma e Milano: epicentri del Sessantotto italiano - in quanto esse documentano con dovizia di particolari, ma con approcci diversi, le esperienze jazzistiche di due realtà particolarmente importanti del nostro Paese.

In secondo luogo è il caso di sottolineare che si è inteso coinvolgere l'ambiente jazzistico nella pluralità delle sue componenti: non abbiamo rivolto la domanda solamente a musicisti di diverse tendenze, ma anche ad esponenti della categoria dei musicologi, critici e giornalisti, ed inoltre a manager o organizzatori di festival.

Infine, bisogna rilevare che, come era prevedibile, non tutti gli interpellati hanno accettato l'invito. Dei 37 personaggi contattati, il più delle volte anche sollecitati, hanno risposto in 22 (quindi una percentuale del 60% circa, all'interno della quale è stata proporzionalmente più elevata l'adesione della componente italiana).

I motivi per cui quei 15 hanno ritenuto di non dover aderire saranno i più vari ed anche comprensibili; dispiace tuttavia che fra di loro ci siano nomi prestigiosi che sicuramente avrebbero potuto portare testimonianze significative. A tutti comunque, tanto più a chi ha partecipato con entusiasmo all'impresa, va il più sincero ringraziamento di All About Jazz Italia.

Come pure rivolgiamo un ringraziamento particolare a Stefano Commodaro per la puntuale assistenza nella traduzione dei testi in inglese. Ci teniamo a ringraziare inoltre Gabriella Sartini per la collaborazione redazionale.

Come si potrà notare, le impostazioni e i toni delle risposte sono molto diversi fra loro; ognuno ha contribuito secondo la sua esperienza personale, il suo spirito critico, il suo stile narrativo, rivelando la sua personalità. Fra puntuali analisi storiche e rievocazioni di gustosi episodi, fra approcci distaccati ed altri entusiastici, fra testi impeccabilmente ponderati ed altri che hanno la disordinata immediatezza del linguaggio parlato, si sviluppa un affresco variegato e imponente di voci complementari, con alcuni involontari rimandi al suo interno; un itinerario lungo e impegnativo, ma estremamente mutevole, che vale la pena di percorrere per intero.

Riportiamo di seguito i nominativi e la qualifica di coloro che hanno risposto, dando la possibilità di risalire ai singoli contributi: Filippo Bianchi - direttore di Musica Jazz; Dave Burrell - musicista; Giampiero Cane - musicologo, giornalista; Nicola Ciardi - organizzatore storico del Festival di Bolzano; Franco D'Andrea - musicista; Franco Fayenz - critico, giornalista; Vittorio Franchini - critico, giornalista; Yasuhiro "Fuji" Fujioka - critico, biografo di Coltrane, fotografo; Mario Gamba - critico, giornalista; Mario Guidi - manager; Enrico Intra - musicista; Ingrid Karl - responsabile della Wiener Musik Galerie; Franz Koglmann - musicista; Giordano Montecchi - musicologo, giornalista; Butch Morris - musicista; Isio Saba - manager; Giancarlo Schiaffini - musicista; Giovanni Tommaso - musicista; Kate Westbrook - musicista; Mike Westbrook - musicista.

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