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Sao Paulo Underground
ByHa fatto tappa alla Stazione Leopolda di Firenze (per "Fabbrica Europa" e "Musicus Concentus") la tranche italiana del tour europeo di Sao Paulo Underground.
E a pensarci, la metafora del treno in fondo si attaglia bene a questo progetto, incentrato com'è sul ritmo - rotolante e incessante, sebbene cangiante e multiforme - sospeso fra tribalismi ancestrali e post- modernismi astratti e digitali.
A riprova di tale centralità, il progetto (partito come duo di Rob Mazurek - cornetta ed elettronica - e Mauricio Takara - batteria, percussioni ed elettronica), si è espanso per inglobare ulteriori elementi con funzione essenzialmente ritmica (Richard Ribeiro alla batteria, Guilherme Granado a tastiere, campionatori e percussioni, Kiko Dinucci alla chitarra).
Il concerto è stato decisamente interessante, anche se incostante quanto a livello emotivo e comunicativo, avendo sofferto di momenti di calo di tensione; complici forse anche una situazione acustica non ottimale e un pubblico un po' distratto.
Per buona parte della sua durata, il concerto è proceduto come un continuum, in una logica quasi da dj-set, col ritmo a fare - come s'è detto - da asse portante, vera e propria spina dorsale del suono collettivo ma nient'affatto piatto o monotono, anzi cangiante e multiforme: dalle atmosfere più torride (batucade rotolanti e groove moderni) a quelle più astratte.
Particolarmente interessante e stimolante è risultata la giustapposizione contrastata fra i ritmi serrati di percussioni ed elettronica e il fraseggio morbido ed etereo di Mazurek, che in questa circostanza ha ridotto al minimo i toni più acidi della sua cornetta (grazie anche all'uso degli effetti elettronici) e le impennate più free.
Molto belli soprattutto i momenti dilatati e le atmosfere sospese come in un (non)luogo immateriale e concepibile solo nell'immaginario, in un'aurea post-moderna fra corporeo e mentale/spirituale, fra tradizionale e post-moderno, fra groove terrigneo delle percussioni e delle linee di basso sintetiche e fraseggi leggeri e melodici della cornetta.
Per quanto riguarda l'elettronica, si è distinto soprattutto il lavoro di Guilherme Granado ai loop e alle profonde linee di basso.
Un po' meno focalizzata è parsa la chitarra di Dinucci, ancorata soprattutto ai canoni ritmico-armonici della bossa nova, che solo a corrente alternata è riuscita a sintonizzarsi e amalgamarsi con le sonorità collettive.
In definitiva un bel concerto, anche se forse non tutte le potenzialità del progetto, rivelate su disco, sono state espresse appieno.
Foto di Claudio Casanova
Ulteriori immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.
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