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Ricordo di Hank Jones (1918-2010)

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Provate a tirar fuori qualche CD dalla vostra discoteca. Con molta probabilità vi scorgerete Hank Jones tra i crediti. Un formidabile musicista che ha regalato al jazz emozioni indimenticabili nel corso di una lunga carriera trasversale che tocca swing, bebop, pratica orchestrale.

Un artista mai sotto le luci dei riflettori, nonostante una capacità straordinaria di comunicare il grande linguaggio della tradizione nel segno della modestia e dell'understatement. Fratello maggiore di Elvin e Thad, nacque a Vicksburg, Mississippi nel 1918 e già a nove anni suonava il pianoforte.

Decisiva fu in tal senso l'influenza dei genitori, entrambi impegnati nel coro della chiesa battista di Pontiac, dove il pianista visse sino ai primi ingaggi negli anni '40. La sua carriera ebbe inizio in una territory band diretta da Benny Carew, in una formazione comprendente Lucky Thompson e Wardell Gray. Risale al '44 il suo trasferimento a New York, dove grazie ai buoni uffici di Thompson riuscì a suonare ed incidere con Hot Lips Page.

Fu l'inizio di una fulgida carriera, che lo vide al fianco di Benny Goodman, Lester Young, Charlie Parker, Miles Davis, John Coltrane, Cannonball Adderley, Ella Fitzgerald, Andy Kirk, solo per fare qualche nome. Il suo nome si lega quindi agli anni d'oro del jazz, quando di questa musica si assaporava la duplice dimensione estetica e umana, legata a note musicali e storie di vita vissuta.

Un momento irripetibile del jazz, dove i musicisti non erano fagocitati dallo star-system, volando come schegge impazzite in svariati luoghi del mondo da un giorno all'altro. Noi ricorderemo sempre Hank come fulgido esponente di una tradizione pianistica elegante e raffinata che da Teddy Wilson in poi ha segnato il jazz moderno grazie ad esponenti del calibro di Tommy Flanagan, Barry Harris, Roland Hanna ed in tempi più recenti Kenny Barron.

Un raro esempio di versatilità stilistica, nel segno del perfetto controllo strumentale e seducente relax esecutivo. Un magma policromo di bop e al contempo swing, illuminato da una memorabile eleganza di tocco ed essenzialità di fraseggio.

Anche nelle recenti incisioni con Joe Lovano e Diane Krall, egli mantenne intatte le caratteristiche che lo avevano reso un musicista richiestissimo da jazzisti e case discografiche: squisita musicalità; ammirevole versatilità; leggerezza di fraseggio; impeccabile senso del timing jazzistico.

Nel maggio di quest'anno egli ci ha lasciato, ma non la sua musica che rimarrà e renderà più luminosa la nostra vita.

Foto di Luciano Rossetti (la seconda).

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