Home » Articoli » Album Review » Meredith Monk: Piano Songs

2

Meredith Monk: Piano Songs

By

View read count
Meredith Monk: Piano Songs
Le cose più interessanti prodotte da Meredith Monk si collocano sul piano della voce, della sua interdipendenza con il corpo, con la performance, la spazialità. Le tecniche più spericolate e gli anfratti più nascosti della fisicità, della sensualità e della spiritualità sono stati affrontati dall'artista statunitense con lo strumento vocale che passa attraverso lo spazio del corpo e della scena, che mescola tali spazi. "Non si ascolta Meredith Monk (almeno: nel senso in cui l'ascolto comporta un distacco, una certa serenità); ci si tuffa, ci si lascia coinvolgere nel suo gioco—maelström, turbinio, caduta libera, squilibrio." Sono parole di Guy Scarpetta, dal saggio L'impuro (SugarCo Edizioni, 1990).

Dolmen Music, del 1980, è tra le tappe emblematiche in cui l'artista mescola simbologia e nevrosi, forze ancestrali e civiltà urbana, in un incontro vibrante che si regge su contrasti e contraddizioni. Tutta la vicenda artistica-vocale-corporale della Monk si è successivamente sempre più approfondita, tra esplorazioni di suoni inauditi e ampie campate di suono, clusters e puntillismo, sempre alla ricerca del mescolamento, della soluzione, fino al recente Songs of Ascension, che segna l'ennesima tappa di un lungo rapporto con l'etichetta bavarese ECM.

Il minimalismo è una dimensione musicale con cui la Monk ha intentato un travagliato rapporto. In una comunicazione riportata da Scarpetta nel saggio già nominato, l'artista afferma: "Ho sperimentato il minimalismo—non ho potuto." Nel presente disco, tutto dedicato al pianoforte (spesso due pianoforti), è però proprio il minimalismo, e nei suoi aspetti più rigidi, che detta le coordinate sulle quali si sviluppa il lavoro della musicista. Applicate alla tastiera le sue ricerche si trovano a condividere gli stessi grattacapi delle formule tetragone e ripetitive congegnate da Glass e Riley. La musica della Monk in questo frangente diventa meccanica e rigida: possiamo dire frigida, proprio in contrasto alla fisicità e sensualità sopra evocate. Perde la propria profondità, il movimento misterioso e sensuale, le suggestioni timbriche, umorali, corporali. Abbandonare la spiritualità e la ricerca della suggestione, a favore di una scarnificazione dei mezzi potrebbe anche essere un metodo, un motivo di interesse, ma il risultato è qui tutt'altro che convincente.

L'interpretazione è affidata a due pianisti di vaglia del concertismo contemporaneo: Ursula Oppens (cui si devono tra l'altro intense esecuzioni di Frederic Rzewski, Elliott Carter, Julius Hemphill) e Bruce Brubaker. Tra i brani, composti nel vasto arco di tempo che va dal 1971 al 2006, spicca il malinconico, sospeso "St. Petersburg Waltz," anche per la magistrale lettura che ne dà la Oppens. Gli fa eco un altro waltz, il "Phantom." Negli altri casi, troppo spesso si ricorre all'ipnotica ripetitività, che pur tra incroci metrici interessanti, tiene sopito ogni slancio.

Track Listing

Obsolete Objects; Ellis Island; Folkdance; urban march (shadow); Tower; Paris; Railroad (Travel Song); Parlour Games; St. Petersburg Waltz; Window in 7’s; totentanz; Phantom Waltz.

Personnel

Ursula Oppens e Bruce Brubaker: pianoforte.

Album information

Title: Piano Songs | Year Released: 2014 | Record Label: ECM Records

Tags

Comments


PREVIOUS / NEXT




Support All About Jazz

Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who make it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

Go Ad Free!

To maintain our platform while developing new means to foster jazz discovery and connectivity, we need your help. You can become a sustaining member for as little as $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination vastly improves your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

More

Tramonto
John Taylor
Ki
Natsuki Tamura / Satoko Fujii
Duality Pt: 02
Dom Franks' Strayhorn
The Sound of Raspberry
Tatsuya Yoshida / Martín Escalante

Popular

Old Home/New Home
The Brian Martin Big Band
My Ideal
Sam Dillon
Ecliptic
Shifa شفاء - Rachel Musson, Pat Thomas, Mark Sanders
Lado B Brazilian Project 2
Catina DeLuna & Otmaro Ruíz

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.