Home » Articoli » Live Review » Now Music Festival 2025
Now Music Festival 2025

Courtesy Tommaso Taurisano
Castello Il Poggiarello
Pieve di Ponte allo Spino -Sovicille (SI)
20-24 agosto 2025
La quinta edizione del Now Music Festival, tenutasi dal 20 al 24 agosto, ha trasformato la suggestiva Pieve di Ponte allo Spino, vicino a Siena, in un vero e proprio santuario del suono. Le condizioni atmosferiche avverse hanno costretto il festival a ripiegare dagli spazi aperti a quelli interni, una scelta forzata che si è rivelata una benedizione. Il grande palco esterno è rimasto inutilizzato, ma il portico e, in particolare, la splendida chiesa romanica hanno offerto un'acustica inaspettata e preziosa. I suoni, pensati per l'aria aperta, sono stati costretti a ridefinirsi, trovando nel riverbero naturale della pietra calcarea un alleato mistico e rivelatore.
Mercoledì 20 agosto, il festival ha avuto inizio con l'installazione elettroacustica di Giulio Aldinucci e la mostra fotografica "Being Human" di Pietro Bandini. La serata è culminata con il duo toscano formato dal sassofonista e clarinettista Romano Pratesi e dall'attore e improvvisatore Francesco Burroni. Burroni, con oboe e flauto, ha intrecciato la sua voce con la chitarra, passando dal canto all'ottava rima, in un'esplorazione della parola che si fa suono. Pratesi, da vecchio compagno di viaggio, lo ha accompagnato con i suoi strumenti a fiato, integrando e creando un suo racconto in un dialogo intimo e profondo.
Giovedì 21 agosto, un repentino cambio di programma ha portato sul palco il trio romano di Giacomo Ancillotto (chitarra), Marco Zenini (basso) e Alessandra D'Alessandro (batteria) per presentare il progetto "Descansate niño." Non appena hanno attaccato "Via Aurelia 253," un blackout ha costretto a un nuovo spostamento, questa volta nella chiesa romanica. Il trio ha saputo riadattare il repertorio, con sonorità post-rock ed elettronica che hanno trovato un'incredibile risonanza nel nuovo ambiente. "Flemma" ha colpito per i suoi suoni stoppati, le risonanze in delay, effetti reverse, e suoni granulari fino a che la chitarra non è rimasta sola, lasciando che il riverbero dell'abside creasse un'atmosfera eterea, esaltando la citazione di una versione destrutturata del classico della canzone italiana "Se telefonando." Poi il Trio si è ricomposto in un omaggio a Ornette Coleman con "Igor legali." Ancillotto non si è risparmiato e ha dialogato con il pubblico. È nato così un pezzo costruito su un gioco di continui cambi d'accento, introdotto con aneddoti personali dallo stesso Ancillotto. Il concerto ha raggiunto il culmine con "Ikikomori," una riflessione sulle solitudini lasciate dalla pandemia. La chitarra, suonata quasi come un organo da chiesa, ha celebrato la nostalgia delle occasioni perdute, con il sostegno ritmico e determinato del basso e della batteria, fino a un finale che ha assorbito ogni energia, spegnendosi nel buio più totale, inghiottito dall'ennesimo blackout.
A seguire, il trio "Genera" -Luca Venitucci (fisarmonica, elettronica), Ermanno Baron (batteria) e Dario Miranda (contrabbasso) -si è adattato all'acustica del luogo. Venitucci ha messo da parte l'elettronica per abbracciare la fisarmonica, accompagnato da fischietti, armonica a bocca e altri oggetti percussivi. La loro musica, ipnotizzante, ha creato continue transizioni musicali mentre fuori imperversava una tempesta di tuoni e lampi. Tra il soffio del mantice e le risonanze dei piatti di plastica nel contrabbasso, si sono susseguite le prime quattro transizioni timbriche, culminando in una quinta fatta di densità e spasmi destrutturanti fino alla successiva anticipata da un whistle e seguita da un canto e dall'arco che percuoteva le corde del contrabbasso. Armoniche di piccoli piatti percossi e un grande diapason passato sul mantice della fisarmonica hanno generato una nuova timbrica che aprendo al solo melodico di note ribattute del contrabasso. Un suono profondo e liturgico ha rimbalzato sulle note lunghe, con un canto evocativo e fruste sui piatti che hanno annunciato una dodicesima transizione, fino alla destrutturazione finale.
Venerdì 22 agosto, dopo la proiezione del documentario "Affamée" su Joëlle Léandre, del regista Christian Pouget, è stata la volta di Luca Perciballi e del suo progetto "Sacred Habits." Suonando il corpo, la chitarra, le percussioni al piede, effetti ed elettronica, Perciballi ha costruito un unico flusso musicale in diverse transizioni. Nella terza, un diapason appoggiato sul pickup della chitarra ha generato un suono processato dal corpo macchina, mentre i piedi danzavano sui pedali degli effetti in un frenetico tap-tap. Nonostante la complessità, Perciballi ha dimostrato un controllo totale del flusso sonoro, mantenendo una perfetta padronanza delle frequenze e delle risonanze. La settima transizione è stata un crescendo di suoni acustici e densità. Partendo da un pianissimo, rotto dal pedale del volume che apriva al granulare e al distorsore, ha creato un crescendo dove anche il respiro si è fatto denso, esplodendo in un gesto frenetico di due dita sulle corde e un feedback di risonanze orgasmiche. Il finale ha condotto la conclusione del viaggio verso la pace, dove è rimasta solo la voce pura e il respiro.
La seconda parte della serata è stata dedicata al folk di Nino Gvilia, alias Giulia Deval (voce, testi), accompagnata da Zevi Bordovach (tastiere, voce), Pietro Caramelli (chitarra elettrica, elettronica, voce), Giulia Pecora (violino) e Clarissa Marino (violoncello). Hanno presentato il progetto "Nicole/Overwhelmed be the Unexplained." La voce intensa di Giulia Deval ha cantato storie con arrangiamenti raffinati e un uso accurato degli archi, sfociando in un pop acustico d'autore che si è arricchito di variazioni timbriche e un canto quasi lirico.
Sabato 23 agosto, la giornata è iniziata con un concerto mattutino nella Tinaia del Castello Il Poggiarello, dove Giulia Barba (clarinetto basso) e Tommaso Iacoviello (tromba, flicorno) hanno concluso la loro residenza artistica. Il duo ha proposto un progetto originale per il festival, con melodie che si intrecciavano in una unica pulsazione, scambiandosi i ruoli e creando grooves inaspettati. Il flicorno suonava le note basse e il clarinetto basso intonava le alte, i due creavano timbriche con il soffio e battiti metallici del bocchino sull'ottone, la sordina mute della tromba e scale discendenti e ascendenti del clarinetto basso. Il clarinetto, a tratti, ricordava il suono di una chitarra o di uno strumento a corda africano. Il pubblico, affamato di musica e di bellezza, ha richiesto un bis.
La sera, il livello di bellezza si è alzato ulteriormente con il progetto "Um/Welt" del contrabbassista Marco Centasso, affiancato da Riccardo Sellan (live electronics), Sarra Daouik (voce, oud) e Manuel Caliumi (sax alto). I suoni, provenienti da un Mediterraneo da difendere, si sono fusi in un metissage caratterizzato dal canto in arabo, dall'oud e dalle scale del contrabbasso. L'elettronica ha elaborato i suoni in diretta, introducendo bordoni e nuovi tappeti sonori o ritmici, mentre il sax ha con echi e risonanze di una profondità alla Garbarek. Poi la voce diventa parlata e cambia l'idioma e l'inglese con i suoni onirici spezzati da una cadenza ritmico-timbrica dell'elettronica ci portano in altri luoghi più metropolitani. Nel finale, Centasso ha presentato un brano dedicato a un amico palestinese, un canto nato dopo un viaggio in Cisgiordania, con una organizzazione umanitaria, che ha commosso il pubblico e ha ricevuto un lungo e sentito applauso.
Sempre nella stessa giornata, l'orchestra Now Music Festival Orchestra, condotta da Tobia Bondesan, ha dato una vivida dimostrazione dell' arte della "conduction," la pratica inventata da Lawrence "Butch" Morris, presentata nel pomeriggio dalla curatrice dell'edizione italiana Daniela Veronesi del manuale scritto da Morris.
L'impronta "mahleriana" di Bondesan ha creato un equilibrio orchestrale con momenti di improvvisazione che hanno esaltato le qualità individuali dei musicisti.
Domenica 24 agosto, la giornata di chiusura ha offerto il workshop "Di bocca in bocca," condotto da Nina Baietta, un laboratorio sulla voce e il gesto vocale.
La sera, il concerto evento di una leggenda vivente dell'improvvisazione e del contrabbasso Joëlle Léandre, ha incantato il pubblico con un solo quasi impossibile da descrivere o definire, tanta è la capacità di questa artista immensa di generare suoni ed emozioni. Si possono elencare solo alcuni aggettivi: evocativa, potente, comunicativa, esoterica, complessa e diretta, unica. Suda e trasuda bellezza. Joëlle Léandre non solo destruttura il suono, lo crea. La sua capacità di generare e ricreare suoni ha sovrastato con la sua intensità la bellezza della navata centrale della chiesa romanica. Il pubblico è rimasto estasiato, in una continua trance performativa.
Il festival si è concluso con il progetto multimediale sperimentale "Spell//Hunger" del sassofonista e compositore Piero Bittolo Bon, accompagnato dal batterista Andrea Grillini e da Alberto Novello al laser e all'elettronica. Il lavoro, nato da un'esplorazione di Bittolo Bon in sax solo, è stato presentato dal vivo con l'aggiunta di una grafica laser che ha creato immagini e forme in perfetta simbiosi con il racconto sonoro, esaltandolo invece di nasconderlo.
Il Now Music Festival, si conferma un evento in continua crescita. Nonostante le avversità atmosferiche, la tenacia e la passione degli organizzatori-i musicisti Tobia Bondesan, Michele Bondesan e Giuseppe Sardina -e del loro entourage di volontarie e volontari, con una forte idea di comunità, hanno permesso di creare un'esperienza unica, fatta di cultura, divulgazione, bellezza e, soprattutto, ottima musica.
Tags
Live Review
Marco Iacoboni
Italy
Romano Pratesi
Francesco Burroni
Giacomo Ancillotto
Marco Zenini
Alessandra D'Alessandro
Ornette Coleman
Luca Venitucci
Ermanno Baron
Dario Miranda
Joelle Leandre
Luca Perciballi
Giulia Deval
Zevi Bordovach
Pietro Caramelli
Giulia Pecora
Clarissa Marino
Giulia Barba
Tommaso Iacoviello
Marco Centasso
Riccardo Sellan
Sarra Daouik
Manuel Caliumi
Lawrence D. "Butch" Morris
Nina Baietta
Piero Bittolo Bon
Michele Bondesan
Giuseppe Sardina
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
