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Nice Jazz Festival 2013
ByLa rassegna verrà ricordata anche per l'attenzione rivolta ad alcuni nomi emergenti, e le sorprese piacevoli sono state diverse. Ogni serata, come da tradizione, si svolgeva su due palchi, il Théatre de Verdure e la Scene Massena, tre concerti per ogni location, ma quasi in contemporanea, con uno scarto di una sola mezz'ora. Chiaramente non è stato possibile seguire per intero tutte le performance, e, a malincuore abbiamo dovuto fare delle scelte non facili per seguire questo oppure quell'altro artista.
Durante la prima serata, denominata "La Transe," svoltasi lunedì 8 luglio, la parte del leone l'ha fatta Christian Scott, il trombettista trentenne di New Orleans, alla testa di un quintetto di giovanissimi, ha eseguito diversi brani del suo ultimo lavoro, intitolato Christian Atunde Adjuah passando dalla tromba alla cornetta e al flicorno con disinvoltura, affrontando tutte le pieghe della black music con un impatto devastante.
Molto interessante il progetto Sing Twice di Eric Legnini, uno dei pianisti più solidi delle ultime generazioni: è già il secondo album nel quale Eric si affida anche a delle parti vocali per la sua musica. In questo caso, come sul CD, sul palco sono apparsi anche Hugh Coltman e Mamani Keita, più coroner il primo, più afro la seconda, ma tutti e due perfettamente amalgamati con il sound contagioso che esce dal fender di Legnini.
Un po' penalizzato è stato invece il set di Andrè Ceccarelli, con la partecipazione dell'orchestra filarmonica di Nizza, che poco poteva contro la forza dirompente di uno dei gruppi che han fatto la storia della black music, gli Earth Wind & Fire. Son rimasti tre i musicisti della formazione originale, quella di quarantuno anni fa, ovvero Philip Bailey, Verdine White e Ralph Johnson ma la carica rimane la stessa. E allora via di hit, come "Sing a Song," "Boogie Wonderland," "Sun Goddess," "Shining Star" e "Devotion".
La serata del 9 luglio denominata "Le tempo" è stata sicuramente una delle più interessanti e seguite: ha aperto il progetto Even After di Stephane Belmondo, basato sulle canzoni di un suo idolo, il grande soulman Donnie Hathaway. Per l'occasione la parte vocale è stata affidata a Sandra Nkakè, già rivelazione dell'anno al Victoires de Jazz 2012, mentre il già citato Legnini, è stato un gradito ospite aggiunto alla formazione.
Un'altra grande voce, Lianne La Havas, è una nuova scoperta dell'ultima ondata British. Proveniente da una famiglia tutta "musicale," la madre ha suonato con Jill Scott e Mary J.Blige mentre il padre è un multi strumentista, si è affermata velocemente nel panorama mondiale. La ventiquattrenne, dopo un acclamato album d'esordio, Is Your Love Big Enough si è ben distinta anche dal vivo e ha tenuto la scena egregiamente per poi lasciar spazio al set infuocato di Ben Harper & Charlie Musselwhite.
I due han riscaldato la platea con del blues al 100%. Sull'altro palco uno delle performance più belle dell'intera rassegna, quella del quartetto del batterista Manu Katchè, che annoverava nel suo gruppo anche il nostro Luca Aquino alla tromba, Jim Watson al piano e hammond B3 e Tore Brunborg al sax. Il materiale proposto proveniva in gran parte dall'ultimo lavoro uscito lo scorso anno per l'etichetta ECM e rispetto alla formazione dell'album, Aquino sostituiva Nils Petter Molvaer. Una performance la sua di altissimo livello, che non ha fatto rimpiangere il trombettista norvegese.
Il finale dal sapore elettronico è stato affidato al pianista Robert Glasper, affiancato da Mos Def, il rapper e produttore americano. Glasper ha vinto un grammy quest'anno per il miglior album R&B. Sinceramente lo preferiamo in versione più jazz, ma tant'è, il set è stato molto seguito anche da parecchi giovanissimi ed è stato tutto basato su sonorità dance, compresa una versione di "Get Lucky" l'ultimo successo dei Daft Punk...
Il 10 luglio. La serata "Energie" ha registrato il tutto esaurito per la presenza di John Legend e dei quattro dj C2C. A far da apripista Kellylee Evans, cantante canadese che ha ammaliato il pubblico con la sua miscela di jazz, soul e hip hop. La vocalist vincitrice del prestigioso concorso Thelonius Monk ha attinto a piene mani dalla sua ultima fatica, I Remember When album dedicato ad alcuni dei suoi ispiratori, come Eminem, Kayne West, Alicia Keys, Dr Dre e Snoop Dog.
Vista la presenza sulla scena Massena delle due star della serata, la parte jazz ne ha risentito un po,' dal punto di vista del pubblico, ma il sestetto di Gerard Clayton ha fornito una prestazione eccellente. Anche questo pianista si è avvalso della performance di due voci, Gretchen Parlato e Sachal Vasandani. Il figlio del grande John Clayton si è ritagliato ormai uno spazio importante nella scena newyorchese.
Piatto molto ricco per la serata, "Le soufflé," l'11 luglio: subito sul palco un astro nascente della scena della voce jazz, Josè James, tre album all'attivo, l'ultimo uscito all'inizio di quest'anno per la Blue Note, No Beginning, No End. La sua voce crepuscolare è contagiosa e il suo stile si può accostare a maestri come Gil Scott Heron, Terry Callier e Marvin Gaye. Un personaggio sicuramente da seguire con attenzione.
Un'altra presenza italiana è stata quella di Raphael Gualazzi, con una formazione di dieci elementi: tanto swing e un'entusiasmo che sul palco ha regalato buone vibrazioni, proseguite poi con uno dei maestri del funk, il sassofonista Maceo Parker, per molti anni al fianco di James Brown.
Sull'altro palco serata in crescendo iniziata col progetto "Su la Takè" di Etienne M'Bappè; il bassista coi guanti, famoso per le sue performance con lo Zawinul Syndicate non si è risparmiato, offrendo un repertorio che spaziava sulle musiche di vari continenti del mondo. Buona la prova anche di Omer Avital, alla testa di un quintetto che annoverava anche Avishai Cohen alla tromba e Joel Frahm al sax, molto legato a sonorità balcaniche.
Il gran finale è toccato a Chick Corea, che presentava la sua nuova fatica, The Vigil: un quintetto molto solido, con Christian McBride al basso, Tim Garland al sax, Charles Altura alla chitarra, Marcus Gilmore alla batteria e Luisito Quintero alle percussioni, ha accompagnato il Maestro, divisosi equamente fra pianoforte e tastiere. Un concerto magnifico che ha confermato una volta ancora la grandezza di questo artista, sicuramente pietra miliare del jazz contemporaneo.
La serata finale, in programma venerdì 12 luglio, a cui non abbiamo potuto partecipare vedeva la presenza, fra gli altri, di George Benson e Esperanza Spalding.
Foto di Pricilia Renou (Jose James) e Andrea Palmucci (tutte le altre).
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