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Franco D'Andrea, Franco Tonani, Bruno Tommaso: Modern Art Trio

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Franco D'Andrea, Franco Tonani, Bruno Tommaso: Modern Art Trio
Fin dal 1971, anno di pubblicazione dell'unico disco che ne documenta l'attività, Modern Art Trio ha fatto parlare tanto di sé. E quel lavoro non cessa di parlare a sua volta all'ascoltatore, riattizzando da punti di vista sempre nuovi l'originaria passione. D'altra parte, è lo stesso Franco D'Andrea a sottolineare l'importanza del Modern Art Trio: "Da lì è nato tutto," dice il musicista, "tutto il mio lavoro sulle logiche di improvvisazione intervallare, che ancora oggi sono alla base di quanto vado indagando. Lo stimolo della dodecafonia ha operato partendo dal punto di vista armonico, negli accostamenti di aree tonali lontane, sulle quali abbiamo lavorato a lungo, cercando collegamenti, mediazioni, contrasti."

Riascoltando questa musica nella benvenuta, meticolosa riedizione oggi pubblicata dall'etichetta di Angelo Mastronardi, vengono alla mente pure le parole di Paul Klee: "L'arte non ripete cose visibili, ma rende visibile." Alla base del lavoro di D'Andrea, Franco Tonani e Bruno Tommaso c'è un'immaginazione che rende visibile quanto allora si muoveva nello spazio di un progressive jazz. Tale era il sottotitolo collocato sulla copertina di quel disco memorabile, qui fedelmente riprodotta, come nelle precedenti tre edizioni. Modern Art e progressive jazz non erano parole vuote, messe a caso per offrire un'etichetta allora allettante.

Se da un lato la genesi di questo lavoro ha rappresentato un itinerario forte nella focalizzazione di energie creative ed empatiche, dall'altra parte la serie di riedizioni ha tracciato un percorso altrettanto avventuroso e sorprendente, con vicende di alterna fortuna. Sembrava infatti che i nastri originali della registrazione del 1970 fossero perduti e si dovette lavorare sul vinile della prima uscita o su nastri non definitivi per l'edizione in CD pubblicata nel 2008.

Poi, recentemente, sono riemersi dall'archivio del primo editore i master e questo ha portato al certosino lavoro di pulitura e restauro eseguito da Jeremy Loucas a New York, per l'attuale nuova edizione. Le note di copertina di Luca Bragalini, qui riportate nella stessa forma del precedente CD, tracciano una dettagliata ed efficace descrizione dell'itinerario, andando a ricordare opportunamente anche le premesse, che pescano nella Milano del 1978 per quanto riguarda la prima riedizione in vinile. Ma che vanno ancora più in là nel tempo, a ricordare le origini umane e artistiche di questo lavoro: la Merano del giovane D'Andrea negli anni Cinquanta, la Torino di Tonani negli anni Quaranta, la Roma degli anni Sessanta, dove il Trio prende forma, dapprima con il contrabbasso del prodigioso Marcello Melis, successivamente con l'ottimo Bruno Tommaso.

La passione dell'ultimo curatore/produttore completa un lavoro di riproposta necessario. Possiamo dire che l'attuale stampa, sia in CD che in vinile, restituisce alla musica la presenza e il nitore che merita. Il rigore filologico, già prerogativa della precedente edizione in CD, della quale fu curatore Marcello Piras, giunge qui a un profilo di qualità definitiva.

I contenuti musicali sono frutto di quel connubio tra elementi del jazz, dell'improvvisazione, delle suggestioni fornite dalla seconda Scuola di Vienna, Schönberg, Berg e Webern, che si mescolarono in un fluido musicale, architettonico, biologico, creativo di straordinaria sintesi. Corpus in divenire, al punto che ancora oggi è in grado di trasmettersi all'ascoltatore con la stessa forza e pregnanza.

Dicevano Italo Calvino e Giuseppe Pontiggia che i classici, in letteratura come in tutte le arti, sono in grado di parlare in modo sempre nuovo e significativo al fruitore, senza perdere la forza del contenuto e della forma nel corso del tempo. Questo ne è un bell'esempio. Qui l'inflessione, la pronuncia del linguaggio jazzistico non perdono la propria impronta specifica, intrisi di blues, di bop e di Africa, pur nella massima apertura alle altre suggestioni citate. La vitalità di questi incroci, dei dialoghi, non cessa. Mantiene l'urgenza del confronto, dello scambio. La musica straripa di vitalità e senso, ancora.

Dal punto di vista dell'ascolto, la scoperta di filoni preziosi, di stratificazioni, di rappresentazioni è costante e sempre sorprendente. Di questa musica si è parlato molto, dicevamo. Aggiungiamo dunque solo qualche noterella su quanto continua a sorprendere. L'eloquio al pianoforte di D'Andrea è impetuoso, fulminante, alimentato da idee in costante mutamento, in oscillazione compiuta e fluida tra l'eleganza della tradizione e lo sconvolgimento dell'esplorazione. Il trattamento di fecondo assalto al Gershwin di "Ain't Necessary So" ne è uno tra gli esempi. La batteria di Tonani supporta, pilota, punteggia con spregiudicata musicalità. Tommaso tratteggia e rifinisce con un contrappunto gentile e audace. La ricerca seriale emerge in brani come "Echi" e "Beatwitz." L'Africa si coniuga con l'Europa nel respiro ritmico di "Frammento."

Gli episodi del lungo "Un posto all'ombra" sono più vòlti alla sperimentazione timbrica, con l'uso di piano elettrico e sax soprano da parte di D'Andrea, della tromba per Tonani, portano al clima spregiudicato, metafisico di quegli anni, con qualche cenno alla fusion, a una rituale etnia immaginaria, a scardinamenti percettivi che si accostano, forse inconsapevolmente, alle avanguardie di Chicago. Che proprio in quegli anni avevano incendiato le quinte parigine ed europee. Ma le matrici di Gato Barbieri e Steve Lacy, che allora frequentavano la ruspante scena romana, di Coltrane e Ornette, quest'ultima palese nel brano di apertura, "URW," erano ben coscienti nel lavoro dei tre musicisti e già elaborate con piglio autentico.

Album della settimana.

Track Listing

URW; Frammento; Un Posto all'Ombra; It Ain't Necessarily So; Echi; Beatwitz.

Personnel

Additional Instrumentation

Franco D'Andrea: electric piano, soprano sax; Franco Tonani: trumpet, songwhistle.

Album information

Title: Modern Art Trio | Year Released: 2023 | Record Label: GleAM Records


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