Silvana Renzini: Mal's Colors

In fondo, bisogna riconoscere che Mal Waldron è stato uno dei grandi sottovalutati nella storia del jazz. Forse a causa della sua personalità elegante e misurata, certo poco incline al protagonismo; forse per il suo pianismo in qualche modo atipico, dettagliato, rigoroso, talvolta quasi ipnotico; forse persino per la sua gentile disponibilità con tutti i musicisti che incontrava, a prescindere del loro nome e del loro successo. E proprio a questa disponibilità è riservato in primo luogo l'omaggio della pianista Silvana Renzini, formazione classica e solidi studi con Arrigo Cappelletti e Franco D'Andrea alle spalle, che proprio da Waldron fu spinta a sviluppare il suo nascente interesse per il jazz.

La Renzini sceglie una via sofisticata compositivamente, ma semplice artisticamente, per celebrare il pianista afroamericano, proponendo tutti brani originali e nessuna rilettura delle molte, bellissime composizioni prodotte da Waldron nella sua lunga carriera. Ne riprende invece aspetti delle atmosfere - blues notturni striati di dinamismo, passaggi impressionistici quasi descrittivi, composto lirismo - e frammenti dello stile - ripetute esplorazioni su spazi ristretti della tastiera, iterazioni, estremo rigore formale.

Al suo fianco l'eclettico sassofonista Maurizio Signorino, che ha l'accortezza di suonare a suo modo, senza provare a fare la controfigura di Lacy, lasciando in tal modo la scena evocativa al pianoforte e descrivendo le liriche delle composizioni in modo lucido.

Difficile citare singoli brani o passaggi particolarmente rimarchevoli, in un lavoro che - in linea con la poetica di Waldron - ha nella coerenza uno dei punti cardine. Certo, già l'esordio con "Blues in Mal's Color" offre in nuce quel che il disco sviluppa e che, forse, manifesta in modo particolarmente eminente nella centrale "Somewhere Else".

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