Cuong Vu 4-tet: Leaps of Faith

Niente affatto, se a servirlo (il piatto) sono due visionari come il trombettista di origine vietnamita Cuong Vu e il bassista elettrico di origine giapponese Stomu Takeishi, affiancati da Luke Bergman, un giovanissimo bassista elettrico più canonico ma per questo perfettamente complementare, e da Ted Poor, batterista immaginifico e imprevedibile.

Tre standard che vengono accarezzati, circuiti, lusingati, rispettati ma nei quali Vu e compagni instillano lentamente ma inesorabilmente minime variazioni, impercettibili elementi di disturbo, leggere increspature, pause e silenzi che dilatano spazi e modellano strutture consolidate. E se " Something " di George Harrison (delicata e commovente) al pari di " My Opening Farwell " di Jackson Browne ( seducente, intrisa di umori west coast, dall'inquietante finale) confermano la peculiarità di approccio al materiale altrui di Vu, è con i due lunghi brani a proprio nome che si ha la piena misura della sua grandezza artistica.

" Child-like (for Vina) " risplende nei suoi dodici minuti di forma ballad (?) tra noise, grunge, minimalismo, con il basso elettrico di Takeishi tagliente come una chitarra metal e la tromba spiritata del leader a evocare sconfinate praterie e rossi tramonti, dove serpenti velenosi sono pericolosamente in agguato e la natura può mostrare quando meno te lo aspetti il suo lato più oscuro e selvaggio. Il quarto d'ora di " I Shall Never Come Back " è un turbinio di emozioni difficile da descrivere. Vu e soci, attraverso un procedimento di accumulo e stratificazione, raggiungono una pienezza espressiva sbalorditiva nella quale lirismo e dolcezza emergono ancora più prepotenti dopo un bagno purificatore in un maelstrom sonoro a tratti inquietante come il peggior incubo.

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