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La vita e la musica di Henry Threadgill - seconda parte

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[Per leggere la prima parte di questo saggio clicca qui]

Gli anni che vanno dal 1993 al '95 furono particolarmente significativi per Threadgill, in quanto portano all'ampiamento delle sue prospettive musicali ed esistenziali.

In gennaio partecipò al progetto di Billy Bang Hip Hop Be Bop, teso a fondere canto rap e jazz. Con lui erano il trombonista Craig Harris, il chitarrista Brett Allen ed i rappers Wayne Providence e Prince Dominique. In aprile la Brooklyn Academy of Music diretta da Dennis Russell Davies eseguì un suo lavoro sinfonico in tre movimenti ("Mix for Orchestra") con la partecipazione del batterista Max Roach. Aspetti che si legano alla singolare (quasi sconcertante) riflessione sulle proprie tradizioni che gli fecero incidere nel mese di agosto Song Out of My Trees, per la Black Saint. Nel 1994 Threadgill partecipò all'album della cantante Liu Sola Blues in the East ed al progetto di Kip Hanrahan A Thousand Nights and a Night. Nello stesso anno firmò un contratto con la Columbia Records, provocando ampio clamore nel mondo del jazz. Nel 1995 la Columbia pubblicherà Carry the Day, primo di tre lavori ancora una volta memorabili.

Come spiega lo stesso Threadgill nelle note, Song Out of My Trees non è un tentativo rétro ma un'altra sfida creativa. Incastonati tra due brani che riprendono alcuni stilemi dell'autore (un tema trionfante, ritmicamente acceso, esposto al contralto col suo tipico staccato) troviamo un astratto gospel ("Over the River Club") esposto da un quartetto di chitarre acustiche più il pianoforte free di Myra Melford e due brani ancor più singolari: "Grief" e "Crea". Il primo è un drammatico episodio sonoro, che si dipana con lentezza ossessiva, per voce e clavicembalo (Amina Myers), fisarmonica (Tony Cedras), due violoncelli e il sax contralto del leader. Nel secondo ritroviamo le quattro chitarre acustiche (dallo strumento soprano al basso) più un corno da caccia (Ted Daniel) disegnare quadri differenti, accostati per analogia o contrasto. Prodotto ancora da Bill Laswell, il debutto di Threadgill per la Columbia ripropone alcuni motivi di quel disco con l'organico del Very Very Circus ampliato ad alcuni ospiti, specialmente voci e percussioni. Un lavoro ricco e interessante anche se in alcuni brani un po' scontato: va però ricordato almeno un capolavoro, il desolante "Hyla Crucifer... Silence of".

LA BREVE PARENTESI ALLA COLUMBIA RECORDS

L'ingresso del sassofonista alla Columbia fu salutato dalla rivista Down Beat, che nel mese di marzo '95 gli dedicò la copertina e il pezzo d'apertura, in cui presentava il nuovo disco. "Tutti noi alla Columbia -disse Larry Berkowitz, il direttore artistico che aveva concluso il contratto- pensiamo che Henry sia un grande artista e siamo contenti di averlo. Noi siamo una gigantesca casa discografica e per fortuna abbiamo alcuni che sanno distinguere la musica dai successi di mercato. Henry ha fatto tutte le scelte e fatto il lavoro in piena autonomia. A noi spetta solo portare la sua musica davanti a un pubblico più vasto, con un progetto di marketing, stampa e vendite. La sola cosa che voglio è che Henry Threadgill sia Henry Threadgill".

I buoni propositi di Berkowitz furono rispettati ed in poco più di un anno il sassofonista e compositore incise due dischi d'alto spessore, sempre sotto la produzione di Laswell: Makin' a Move col Very Very Circus ampliato e Where's Your Cup in quintetto con alcuni fidi partner. Alta qualità dunque ma vendite non rispondenti alle aspettative che portarono ad una rapida risoluzione del contratto.

Makin' A Move proseguiva la multiforme indagine iniziata col precedente Carry the Day, legando dimensione elettrica ed acustica. Il disco presentava quattro episodi col Very Very Circus (unica novità Pheeroan AkLaff al posto di Lake) e tre anomali brani dalla singolare tensione narrativa: "Noisy Flowers" ripropone il piano di Myra Melford con quattro chitarre acustiche; il cameristico "Refined Poverty" (col sax alto del leader e tre violoncelli) riporta alla mente la livida atmosfera di "Grief" ; "The Mockingbird Sin" unisce quattro chitarre acustiche e tre violoncelli.

In questo, che è l'ultimo documento del Circus, Threadgill riesce ancora a sorprendere con una musica fondamentalmente scritta ma costruita con quell'attenzione ai contrasti che valorizza le singole voci: in particolare Brandon Ross alla chitarra elettrica, Mark Taylor al corno e lo stesso leader al contralto, che offre un intervento straordinario in "Refined Poverty".

Registrato nell'agosto 1996, Where's Your Cup vide Threadgill esordire col nuovo organico Make a Move, un quintetto comprendente Tony Cedras alla fisarmonica e armonium, Brandon Ross alla chitarra elettrica, Stomu Takeishi al basso elettrico e J.T. Lewis alla batteria. Un esordio ancora una volta sorprendente che il pubblico di Umbria Jazz potè ascoltare in anteprima in luglio. Il disco si apre con la struggente e variopinta "100 Year Old Game", dove l'angoscia metropolitana si lega a languide atmosfere sudamericane. Nel resto del percorso musicale si scontrano nuove e ardite fusioni stilistiche -tra Oriente e Occidente- con un maggiore spazio per il ruolo solista del leader, al contralto e al flauto.

NUOVE PROSPETTIVE: NASCE LO ZOOID

Ricordiamo che dai primi anni Novanta, dopo un viaggio a Goa, Henry Threadgill prese a frequentare l'India e nel 1994, dopo il matrimonio con una donna indiana, ha iniziato a vivere almeno sei mesi l'anno in quella nazione, sviluppando nuovi interessi per le musiche etniche.

Il gruppo Make A Move vivrà altri quattro anni senza incidere dischi e compiendo sporadiche apparizioni in club e festival statunitensi ed europei. Il 29 novembre 1997 il critico Aldo Gianolio ebbe occasione di ascoltarli alla Knitting Factory di New York. "... una musica intensa e commovente -scrisse nel reportage pubblicato su Musica Jazz- con sorprendenti soluzioni formali incastonate in una struttura disegnata a tinte cupamente fragorose. È un jazz contaminato, che sembra aver perso i connotati di quella che viene intesa come la modernità standard del jazz (...): ma appunto per questo, e rimanendo inconfutabilmente jazz, entra a maggior ragione nel novero della musica che incide il tempo ed è destinata a rimanervi".

In quegli anni Threadgill s'esibi o incise in altri contesti. Nel giugno dell'anno seguente guidò al Battery Park di New York la ricostituita Society Situation Dance Band (con diciotto elementi, compresa una sezione d'archi) in una lunga e multiforme composizione in cinque movimenti. Nell'autunno del 1997 la Black Saint pubblicò Flutistry, l'incisione col quartetto di flauti che aveva esordito in prima europea al Verona Jazz del 1990 ed inciso in quei giorni. Della formazione, che era nata nei primi anni ottanta a New York, facevano parte anche James Newton, Pedro Eustache e Melecio Magdaluyo (gli ultimi due sostituivano Frank Wess e Lloyd McNeill, i componenti originari). Un disco a forte impronta cameristica ma con un brano concitato, collocato in apertura: "T.B.A." scritto da Threadgill e dal tipico andamento a tempo di marcia. L'altro suo tema, l'austero e accademico "Luap Nosebor", era un omaggio a Paul Robeson, l'attore e attivista politico afro-americano degli anni trenta.

Nel 1998 Threadgill partecipò al progetto di Douglas Ewart Angels of Entrance con il gruppo Inventions Clarinet Choir comprendente anche Braxton, Mitchell, Don Byron e altri. Nell'anno successivo era nel disco di Jean-Paul Bourelly Boom Bop. Il 15 settembre 2000 debuttò ufficialmente alla Knitting Factory il nuovo organico del sassofonista, lo Zooid. A differenza delle volte precedenti il cambiamento di strumentazione, partner ed estetica fu meno dirompente.

Dal punto di vista discografico la nascita della nuova formazione, avvenuta nell'aprile dell'anno seguente col disco Up Popped the Two Lips coincise con l'ultimo documento del Make A Move (Everybody's Mouth's a Book) registrato due mesi prima per la stessa etichetta discografica indipendente, la minuscola PI recordings che li pubblicò contemporaneamente. Per certi aspetti la musica di una formazione tendeva a confluire nell'altra in una progressiva alterazione di gradi dinamici, spingendo verso brani attentamente concepiti, dilatati e sconcertanti, dalla timbrica scura e dalla metrica irregolare. In Everybody's Mouth's A Book è evidente l'assenza della fisarmonica e dell'armonium di Tony Cedras, che avevano caratterizzato l'organico fino a quel momento, sostituita dal vibrafono e dalla marimba di Bryan Carrott. Si accentuavano così la dimensione ritmica, elettrica ed il ruolo solistico del leader al contralto e al flauto. Alla batteria era già presente Dafnis Prieto il giovane componente degli Zooid.

Il nuovo gruppo, protagonista di Up Popped the Two Lips, evidenziava altre novità d'organico: la principale era l'ingresso dell'ud (Tarik Benbrahim) all'interno di una ricomposizione degli equilibri che vedeva il ritorno di violoncello (Dana Leong), tuba (Jose Davila) e chitarra acustica (Liberty Ellman).

Il termine Zooid (che si riferisce a un organismo cellulare in grado di muoversi indipendentemente all'interno di un altro) è ancora una volta un vocabolo azzeccato per indicare la grande flessibilità interna della formazione: intricate relazioni tra le parti strumentali e un ampio spettro di riferimenti che va oltre i confini degli stili jazzistici, della classica (tradizionale e contemporanea) e delle musiche etniche. All'interno di parametri espressivi consolidati, Threadgill ed i suoi hanno modo di ricomporre il quadro musicale in modo originale: spostamenti di metro e timbro, sovrapposizioni ritmiche e nuove relazioni tonali che comunicano spaesamento e desolazione.

Anche per sua scelta ("Goa è la mia casa -dice- È il luogo dove ho la dimora") Threadgill si mostra al pubblico poche volte all'anno. In un paio di occasioni s'esibisce a New York e raramente in Europa. Un evento da ricordare è stato il concerto del 22 ottobre 2003 al Miller Theater della Columbia University dove il compositore ha presentato un ampio lavoro intitolato "Peroxide", eseguito dalla nuova formazione Aggregation Orb. A detta dei critici presenti la band suonava come una versione estesa dello Zooid e comprendendeva tredici membri tra cui, Vincent Chancey al corno, il vibrafonista Bryan Carrott, J.D. Parran al clarinetto, Martin Sewell alla chitarra, Jose Davila alla tuba, Tarik Benbrahim più una sezione d'archi e una voce.

Esattamente due anni prima Threadgill aveva debuttato all'Aaron Davis Hall con un altro organico, denominato On Walcott (con Ted Daniel alla tromba, Leroy Jenkins al violino, Mark Dresser al contrabbasso, Dafnis Prieto alla batteria più due ud, una tuba e danzatori) presentando una performance multimediale con testi del poeta Derek Walcott e proiezione di slide.

Il 21 febbraio 2005 Threadgill ha portato lo Zooid all'Auditorium Parco della Musica di Roma e nel mese di luglio al Pomigliano Jazz Festival. Durante i giorni del festival Raffaele Di Florio ha realizzato un breve documentario-intervista sull'esibizione che è visionabile sul sito Youtube.com. Il 10 giugno 2005 la piccola etichetta americana Hardedge ha pubblicato Pop Start the Tape, Stop, un album in vinile pubblicato in mille copie con l'ultimo organico Zooid: Liberty Ellman (chitarra), Tarik Benbrahim (ud), Dana Leong (violoncello), Jose Davila (tuba) ed Elliot Kavee (batteria). Il disco è stato registrato del 12 settembre 2003. Tra le ultime apparizioni pubbliche di Threadgill ricordiamo quella al festival austriaco di Saalfelden che, nell'edizione 2007, ha presentato la prima mondiale del suo progetto (eseguito con gli Zooid e la Giovane Filarmonica di Salisburgo) dedicata alla memoria dell'impresario Thomas Stöwsand.

Un'ulteriore prova delle doti, ancora intatte, di Threadgill in veste di compositore e solista. La sua scrittura -densa di accadimenti e in costante movimento- riesce a coniugare in un progetto coerente le forme musicali contemporanee (sia d'impronta classica che afro-americana, come la Conduction) con le polifonie del jazz tradizionale. In qualità di solista ha confermato, in un lungo vibrante assolo al sax contralto, le profonde relazioni con il blues.

Foto di Claudio Casanova

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