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La slitta delle compilation!

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Come sempre quando si avvicina il Natale anche a chi non ha comprato un disco tutto l'anno - o magari si è fatto fare "il pieno" sull'i-pod dal fratello o dalla cugina - prende la malsana idea di "regalare" un disco e spesso la scelta va alle raccolte, i "best of" per quanto riguarda le cose più conosciute e commerciali, le "compilation" più varie per saggiare musiche e tendenze che magari si conoscono di meno.

Ecco dunque la nostra "guida" alle compilation più interessanti uscite nell'ultimo periodo, un percorso che magari potrà suggerire qualche idea per fare [o farsi] un regalo, nella speranza che poi la raccolta sia solo la porta di ingresso verso le musiche rappresentate, lo stimolo ad avventurarsi una volta ancora nella magia delle sonorità più o meno nuove.

Di carattere abbastanza generalista, ma sempre molto stilosa e mediamente di ottima qualità è la serie prodotta da Radio Nova di Parigi: Nova Tunes 1.4 [Nova Records/Wagram - distr. Audioglobe] si orienta verso un pop-soul morbido, con successi come il tormentone "Down On My Knees" di Ayo, Raul Midon e gli Zero7, blues sottili e digitali, ma anche Osunlade, l'ottimo remix di "Too Much" di Rich Medina e gli Alif Tree.

Musica morbida e ritmata sottotraccia, che dalla matrice afroamericana si stempera verso sonorità globali dagli angoli smussati, ma sempre frizzanti. Nu-Soul!

Intrigante anche il doppio Listen Again [Ether Records - distr. Audioglobe], curato da due "maestri della tendenza" come Rob Da Bank e Chris Coco, che con le loro trasmissioni su Radio One hanno un forte seguito. Suddividendosi i dischi da bravi fratelli, Coco e Da Bank allestiscono due set credibili e intensi, passando con una certa disinvoltura, ma non senza buon gusto, attraverso generi differenti.

Se l'apertura è per la suggestiva ballata "Oh, I Need All The Love" di Josh Rouse, Chris Coco si sposta poi su terreni più danzerecci, sempre attraversati da una vena pop leggerissima, contribuendo con il dub della propria "Andy Warhol", ma lasciando spazio anche alle deliziose pennellate di organo di Prince Fatty, agli Arab Strap, ai Nightmares On Wax o ai Clap Your Hands And Say Yeah!

Il collega Rob Da Bank non si tira indietro e lavora di fino su fragranze elettroniche, con artisti magari meno conosciuti al grande pubblico, ma legati da una particolare freschezza di sound. Anche qui i suoni sono chiaramente aperti a mille suggestioni, con Amadou & Mariam, la sfrontatezza di Gogol Bordello o la straniante versione folk di "Nothing Compares To You" da parte di King Creosote. Eclettici!

All'appello non poteva mancare Gilles Peterson, che insieme a Patrick Forge presenta Sunday Afternoon at Dingwalls [Ether Records - distr. Audioglobe], doppio CD che raccoglie alcuni "classici" e rare grooves che hanno infiammato l'omonimo club.

Il jazz più estatico e ritmato la fa da padrone, venato di influenze latine o di movenze cinematiche, di croonerismi e accensioni elettriche. Qualche nome? Dom Um Romao, Airto, Michel Legrand, Roy Ayers, ma anche Pharoah Sanders, Jean Luc Ponty o i Soul II Soul. La scelta dei brani è di qualità e anche il coraggio di proporre diverse tracce che vanno ben oltre i quattro/cinque minuti canonici è una chiave vincente. Unico rischio: il desiderio ardente che le pareti della propria stanza diventino quelle luccicanti di un club!

Il rapporto tra il soul classico e l'hip-hop è strettissimo e passa attraverso quelle molecola di memoria che sono i campionamenti su cui gli artisti della scena rap e r&b costruiscono le proprie narrazioni. Il rapper Jay-Z svela con Gold Digging [Harmless - distr. Audioglobe] le fonti dei suoi fortunati successi e la cosa diventa l'occasione per un doppio - dalla durata un po' troppo contenuta - di classici più o meno noti, che va sempre bene.

Nel primo disco ci sono grandi dosi di romanticismo e saccarosio, con arrangiamenti sontuosi e le interpretazioni inconfondibili di artisti come Chi-Lites, Bobby Byrd, Al Green o John Holt [ma occhio all'irresistibile "There Is Nothing In This World" di Tom Brock, potrebbe fare qualche vittima tra il gentil sesso], mentre nel secondo si muovono i piedi: il funk, i fiati, le influenze esotiche di Hossam Ramzy o Manu Dibango, l'andamento conturbante di Labi Siffre o le ipnosi disco di Rick James fanno buona compagnia alla classica "I Want You Back" dei Jackson 5! Se non è una miniera d'oro questa!

Un'altra serie che continua a non deludere è quella "regale" della BBE-Rapster che affida questa volta a Laurent Garnier e Carl Craig il compito di riunire in un doppio The Kings Of Techno [BBE-Rapster - distr. Audioglobe] e i due, diligenti, eseguono il compito alla perfezione. Davvero buona l'idea di mostrare le due "visioni", quella europea e quella a stelleestrisce, incrociate così che Garnier va a riscoprire la storia di Detroit, a partire dagli Stooges [la cui ossessività ritmica ha certo molte affinità con quella della techno], mentre Craig rivolge prevalentemente il proprio sguardo alle influenze e sviluppi europei.

Dalla "motor city" emergono così Aretha Franklyn, The Temptations, i Funkadelic, che quasi ci si è scordati l'oggetto dell'indagine quando dal nulla emerge l'inconfondibile tocco di Craig, qui con "No More Words", quello di Jeff Mills, per arrivare al talentuoso Dabrye. Anche nel secondo cd non mancano le gemme, dai Visage agli Yello, da Alexander Robotnick agli Art Of Noise, con un percorso che dall'electropop arriva al cuore metallico e pulsante della techno. Quando si dicono le relazioni internazionali!

Per la ormai "storica" serie Dj-Kicks [che ha festeggiato i dieci ani di vita], il volume curato dal dj tedesco Henrik Schwartz, Dj-Kicks [K7! - distr. Audioglobe] è ricco di piacevoli sorprese. Già la partenza, con "Bird's Lament" a firma Moondog è da brividi! Si prosegue poi con traiettoria eclettica tra elettronica e jazz, soul e house, come fluttuando su una nuvola di suoni, sorvolando D'Angelo e James Brown, Pharoah Sanders e Drexciya, Coldcut e Arthur Russell, Marvin Gaye e un'ottima versione live di "Jon" dello stesso Schwartz.

Ma le orecchie più curiose apprezzeranno anche cose apparentemente meno di grido, come la soulness pastosa di Jae Mason con "Let It Out", la ragnatela percussiva degli Amampondo, l'ottimo Doug Hammond di "Wake Up Brothers". Dritta al cuore!

Due "antologie" che pescano dal passato [per quanto recente] e che segnaliamo volentieri sono Underground Classics [BBE-Rapster - distr. Audioglobe] del grande Pete Rock e Taken From The Vinyl [Staubgold - distr. Wide] dei To Rococo Rot.

La prima è una retrospettiva bollente del lavoro di Pete Rock come solista e come produttore per Mc come Edo G o gruppi come INI, una musica dal forte retroterra soul e costruita con grande impatto. La seconda raccoglie dodici rarità del gruppo elettronico/post-rock tedesco, tratte da vinili ormai fuori catalogo. Gli appassionati non se lo lasceranno sfuggire, con in più la traccia video di "Telema".

Un regalo che dovrebbe cogliere nel segno per un appassionato di musica giamaicana porta quattro volte su cinque la firma dell'etichetta inglese Soul Jazz! Nuova uscita di una serie ormai collaudata e preziosissima, Studio One Rude Boy [Soul Jazz - distr. Family Affair] si concentra sulla cultura dei rude boys, testimoniando le trasformazioni del rocksteady in una materia sonora urbana che meglio rappresentava le tensioni e le violenze delle problematiche sociali e giovanili.

La raccolta è al solito ricca di gemme, come la versione di "Ballistic Affair" da parte di Owen Gray [da confrontare con quella più nota, coeva, di Leroy Smart] e ancora nomi come John Holt, The Wailers, Dennis Brown, i Wailing Souls della splendida "Don't Fight It". Rudezze certo, ma anche armonie vocali strepitose e il consueto sogno ritmico. Tra le "perle" segnaliamo Jakie Opel che apre le danze con una travolgente "You're Too Bad". A scatola chiusa!

Ultime due rapide segnalazioni: la prima per Bricolages [KA'+B - distr. Wide], disco di remix dei brani di Chasm di Ryuichi Sakamoto: i nomi coinvolti sono vari e stimolanti, citiamo tra gli altri Fennesz, Cornelius, Alva Noto, Craig Armstrong o Skuli Sverrisson e altrettanto vario [e variamente stimolante] è l'esito, che apre la materia originale a nuove prospettive, talvolta snaturandola, altre donandole nuova linfa. Prendere o lasciare!

La seconda per gli appassionati di jazz [che magari da queste "incursioni" dentro altri/ritmi si sentono un po' trascurati!]: Focus Jazz [Sonar Kollektiv - distr. Family Affair] si tuffa nei preziosi archivi di Hans Wewerka e dal periodo 1966/1969 ripesca ottimi brani di musicisti tedeschi, ma non solo. Accanto a Erich Ferstl o Heinz Sauer troviamo infatti Dusko Goykovich, Milcho Leviev, ma anche Mal Waldron, per un jazz scuro e evocativo, spesso affascinante e da riscoprire.

A tutti i migliori auguri di Buone Feste, magari con la voglia di regalare ad un amico o alla persona amata una compilation fatta da sé, che parli un po' di sé! Tra i pacchi sulla slitta c'è posto per tutto!

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