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Jazzdor Festival 2008

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La ventitreesima edizione del festival Jazzdor a Strasburgo e dintorni ha, come al solito, presentato una manifestazione che si conferma fra le piú interessanti in Europa.

Anche quest'anno si è deciso di esportare un parte del festival a Berlino: dal 30 settembre al 4 ottobre si sono esibite quattordici formazioni francesi in sei sale, un bella possibilità per i jazzisti francesi di presentarsi e farsi conoscere oltre confine. Fra gli invitati, Louis Sclavis ed il duo Medéric Collignon/Sylvain Luc.

Dal 7 al 21 Novembre il festival è ritornato a Strasburgo, con una puntata nella vicina Offenburg per le giornate franco-tedesche. Al solito pluralità di stili ed entusiasmo del pubblico. Ad inaugurare le serate francesi è stata Joelle Leandre, contrabbassista, in un film di Christine Baudillon, dove entra in dialogo con tanti musicisti dell'avanguardia contemporanea. A seguire un concerto multimediale con la proiezione di scene dal video Lenin on Tour, a Road Show, messo insieme dallo scultore tedesco Rudolf Herz che con un camion ha girato in lungo ed in largo con tre statue, fra cui quella di Lenin, che erano state smontate nel 1991 nella città di Dresda. Ad accompagnare le immagini Daniel Erdmann ai sassofoni, Hasse Poulsen alle chitarre e Edward Perraud alle percussioni, a seguire il trio di Joachim Kuhn, Daniel Humair e Tony Malaby.

All'Auditorium de la cité de la musique e de la dance il 10 di novembre Codebook di Rudresh Mahanthappa insieme al fido Vijay Iyer al pianoforte, Carlo De Rosa al contrabbasso e Dan Weiss alla batteria. La lunga frequentazione dei due musicisti di origine indiana in progetti in duo e quartetto fa sì che la musica di Codebook scorra a memoria, ricca di coloriture ritmiche cosi come Steve Coleman e la sua M-Base hanno mostrato possibili. I due musicisti della ritmica si sono subito integrati in questo universo, fornendo un supporto inconsueto in termini ritmici. Il quartetto, in giro per un tour attraverso l'Europa, ha presentato tutti brani originali, e pure la loro musica merita quest'aggettivo, ricca com'è di idee travolgenti e momenti inaspettati.

Fuori dalla sala un'esposizione fotografica ricordava in momenti piú importanti del jazz tedesco. Foto di musicisti come Albert Mansgeldorff, Peter Brötzmann, del critico (ed anche avveduto produttore) Joachim Ernst Berendt e dei Ghetto Swingers, la banda intorno al chitarrista Coco Schumann, di turno al lager di Auschwitz. Ovunque testi nelle due lingue. Dopo il concerto un'altra sala è stata aperta, con un sessanta ascoltatori compreso l'organizzatore Philippe Ochem, per ospitare il concerto di un trio di giovani americani, i Fat Kid Wednesdays. Michael Lewis al sax tenore, Adam Linz al contrabbasso e JT Bates alla batteria hanno suonato in una situazione raccolta, senza microfoni, che ha permesso di apprezzare la bella acustica della sala e da vicino le appassionate improvvisazioni del sassofonista, su standards, brani di Ornette Coleman e proprie composizioni.

Fra i tanti concerti non è mancata la parte dedicata all'avanguardia, con il trio di Matthew Shipp con Joe Morris al contrabbasso e Whit Dickey alla batteria ed il quartetto di Roy Campbell con Joe McPhee, William Parker e Warren Smith "A Tribute to Albert Ayler". Tutti i biglietti sono stati venduti in anticipo: una stupefacente lezione sulla non commerciabilità di questo genere. Presente alla rassegna è stato il trombonista Sebi Tramontana con il collega Johannes Bauer e Martin Bluem batteria, anche questo un concerto con le sonorità dell'avanguardia.

Nell`ambito del Jazzpassage, con il festival in trasferta nella città tedesca di Offenburg, si è avuto un altro concerto con dei video sullo sfondo. Due lavori di Werner Herzog, The Wild Blue Yonder e The White Diamond, messi insieme mentre risuonavano le musiche del violoncellista olandese Ernst Reijseger e del senegalese Mola Sylla, alla voce e strumenti etnici. A loro si è unito il coro sardo Concordu a tenore de Orosei. Ne è spuntato un con certo dalla musica tranquilla, un dialogo delle culture in cui le improvvisazioni di Reijseger e di Sylla si innestavano sulla polifonia del coro sardo. Incontro di passato e presente, polifonia e l'uso piuttosto eterodosso del violoncello e la voce coinvolgente ed emezionante del musicista africano. Un dialogo al di là del tempo e dello spazio, su immagini suggestive di foreste tropicali in Guyana o sotto il ghiaccio dell'Antartico.

A chiudere la rassegna, con il concerto numero 34 la cantante Dianne Reeves. Al solito tutto esaurito e pubblico entusiasta. Il bel lavoro dell'organizzazione ha reso questo festival ormai unico in Europa e non resta che augurare agli inesauribili Philippe Ochem e Marlyse Ackermann: Keep On Jazzin'!.

Foto di Claudio Casanova

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