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Intervista all'MDI Ensemble. Conversazione con Paolo Fumagalli
ByDal 2008 gli archi di MDI partecipano al progetto RepertorioZero ideato da Yan Maresz, Nadir Vassena e Giovanni Verrando, che utilizza esclusivamente strumenti elettrici. Il progetto R0 debutta al festival MiTo 2008 e successivamente è in cartellone al Conservatorio di Lugano, alla Tonhalle di Zurigo e alla Biennale di Venezia. Nel 2011 RepertorioZero è stato premiato con il Leone d'Argento alla Biennale di Venezia "per la propria ricerca innovativa - nel modo di lavorare con la musica d'oggi - che vuole andare oltre l'esperienza delle avanguardie tradizionali, che si confronta con un repertorio tutto da costruire e con la necessità di trovare soluzioni alle numerose variabili presenti nella musica contemporanea."
AAI: Cominciamo dalla domanda più banale: cos'è per te/voi un ensemble?
MDI Ensemble: In termini strettamente musicali è un gruppo di musicisti che hanno deciso di lavorare insieme per creare qualcosa che possa soddisfare i loro interessi e, nel tempo, dare vita a idee, progetti e intenti comuni.
AAI: Hai/Avete voglia di raccontare come, quando e dove si è formato il vostro Ensemble?
MDI: L'ensemble è nato nel 2002 da un piccolissimo nucleo di giovani musicisti, studenti del Conservatorio di Milano, affiancati da un direttore, Yoichi Sugiyama, che ha curato i primi passi del gruppo, organizzando le prime prove e dirigendo i primi concerti.
AAI: Come e perché del nome che avete scelto.
MDI: L'impulso a dar vita al nostro progetto venne da un'associazione milanese, l'Associazione Musicadinsieme, che tuttora esiste e organizza attività culturali a Milano e spesso ospita ancora nostri concerti. Le persone di Musicadinsieme si occuparono all'epoca soprattutto di trovarci un luogo dove provare senza che dovessimo pagare nessun affitto, e contemporaneamente ci incoraggiarono allo studio del repertorio dandoci anche consigli su come muoverci a livello nazionale e internazionale. Il nome che portiamo, MDI, è quindi un acronimo della locuzione "musica d'insieme," come omaggio all'associazione che ci ha lanciati.
AAI: I presupposti che vi hanno portato a unirvi sono gli stessi sui quali ancora oggi basate il vostro legame?
MDI: In termini di entusiasmo e curiosità credo di sì: quelli non sono mai mancati e continuano a esistere. L'impegno di ogni singolo componente e le energie profuse sono sempre tantissime, forse col tempo sono anche aumentate col crescere dell'attività concertistica e di ricerca.
AAI: Entrando invece nel merito del progetto Repertorio Zero. Fin dove arriva MDI e dove invece ne viene completamente stravolto?
MDI: Repertorio Zero è un progetto indipendente da MDI, possiede un consiglio d'amministrazione proprio e un comitato artistico che si rinnova ogni tre anni; tuttavia è strettamente legato a MDI dal fatto che gli archi di MDI - violino, viola e violoncello - partecipano alle attività di Repertorio Zero sia nelle naturali vesti di esecutori durante i concerti, sia partecipando alle decisioni che vengono prese nel comitato artistico, che è sì composto da compositori, ma anche da un portavoce degli strumentisti che cambia ogni biennio. La grande peculiarità di R0 sta nel fatto che richiede l'utilizzo esclusivamente di strumenti elettrici, mentre in MDI utilizziamo da sempre i nostri "classici" strumenti acustici. Motivo per cui, quando è nato il progetto R0, abbiamo acquistato un quartetto d'archi elettrico con tutta la strumentazione annessa.
AAI: Per quanto riguarda il repertorio, come lo scegliete e come lavorate per l'esecuzione... magari potete raccontarlo a partire da un progetto che vi sta particolarmente a cuore.
MDI: Il repertorio viene scelto da tutti i membri dell'ensemble, perché è nostra politica curare collettivamente e autonomamente la direzione artistica. Poi chiaramente riceviamo e valutiamo con particolare interesse input che possono arrivarci da persone a noi vicine e che stimiamo particolarmente; possono essere direttori, compositori o anche colleghi che suonano musica contemporanea in altre formazioni. Il lavoro che prepara un'esecuzione cerchiamo sempre di non concentrarlo negli ultimi giorni prima del concerto; preferiamo organizzare letture di insieme già alcune settimane prima perché la musica possa maturare nel tempo, senza fretta.
AAI: Quali sono gli aspetti sui quali voi come Ensemble ritenete di dover maggiormente lavorare?
MDI: L'aspetto che più cerchiamo di valorizzare è quello prettamente cameristico, ossia lavorare senza direttore come una formazione classica tradizionale, come un quartetto d'archi, cercando di sviluppare una forte identità che nasce anche da scelte di repertorio coraggiose (vedi Lachenmann). Dunque l'aspetto che ultimamente cerchiamo di far maturare è proprio l'affinità tecnico-musicale che ci permette di lavorare da soli in modo sempre più automatico ed efficace, sia per noi stessi sia per l'interpretazione musicale che offriamo nelle esecuzioni. Da un punto di vista più extra-musicale ci sforziamo di ampliare sempre di più i nostri orizzonti, grazie a nuovi modi di fare produzione musicale collaborando con realtà a noi vicine, cercando di preservare la qualità artistica a fronte di una diminuzione di costi e ottimizzazione delle energie e risorse a disposizione.
AAI: Che rapporto avete con il repertorio classico... o più tradizionale?
MDI: Ultimamente abbiamo presentato progetti dove abbiamo eseguito anche musica di compositori classici e romantici come Brahms, Mozart, Scarlatti. A volte è una richiesta specifica degli organizzatori che devono tener conto delle esigenze del loro pubblico, mentre in un paio di occasioni è stata una nostra scelta. Nel 2008 al Teatro dal Verme di Milano eseguimmo musiche di Mauro Lanza ed Emanuele Casale, chiedendo loro di suggerirci nomi di compositori del passato che erano stati fonte di ispirazione per la loro crescita musicale e che potevano quindi coerentemente completare il programma. Credo che l'idea sia stata ottima; ne uscì un bellissimo concerto con un interessante dibattito.
AAI: Cosa significa per voi improvvisare? L'improvvisazione è una pratica del vostro fare musica insieme? Nel caso, come avviene e quanto peso ha nel vostro lavoro?
MDI: L'improvvisazione non è una pratica del nostro fare musica. Solo alcuni lavori di Bussotti che abbiamo in repertorio, e pochi altri, richiedono un approccio simile all'improvvisazione, ma non sarebbe corretto definirlo tale. Si tratta di pittogrammi dove non bisogna suonare note ma interpretare disegni posti su pentagrammi e renderli musicalmente secondo una chiave di lettura che nella maggior parte dei casi viene concordata prima; solo nel momento dell'esecuzione esiste una micro-componente di improvvisazione legata comunque a questa chiave di lettura.
AAI: Data la recente uscita di Autonomo, non posso non farvi una domanda su Sylvano Bussotti. Che rapporto avete con questo compositore?
MDI: In parte ho già anticipato qualche contenuto sulla musica di Sylvano. Il nostro rapporto con lui è ottimo, veramente amichevole e sempre fertile. Abbiamo condiviso una tournée in Giappone e tante esecuzioni di suoi pezzi. Inoltre ha curato la regia e la scenografia del nostro Pierrot Lunaire. Quindi una collaborazione a tutto tondo, che ci rende felici e orgogliosi, essendo Sylvano una figura cardine dell'arte contemporanea.
AAI: Che lavoro è stato quello del Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg nella versione di scena con costumi e regia di Sylvano Bussotti?
MDI: Innanzitutto un lavoro organizzativo enorme, che ci ha impegnati tantissimo. Non avendo una struttura alle spalle che organizza e promuove la nostra attività, abbiamo dovuto fare tutto da soli improvvisandoci anche in lavori che non corrispondono alla nostra professionalità, ad esempio la promozione, i contatti con la stampa, il lavoro di coordinamento sia con l'Accademia della Scala, che ha realizzato le scene e i costumi, sia col Teatro dal Verme che ha ospitato il concerto. Il lavoro musicale è stato anche pianificato nel tempo; abbiamo lavorato molto senza direttore per sistemare l'intonazione e tutti gli aspetti più tecnici, in modo da offrire una macchina perfetta nel momento in cui si sono aggiunti la voce e il direttore per la concertazione finale.
AAI: Portate avanti un lavoro teorico generale (letture, discussioni sulla metodologia, studi o ricerche, seminari) a livello di Ensemble oppure la formazione e la ricerca sono un percorso individuale da condividere solo in un secondo momento insieme?
MDI: Il lavoro teorico c'è, esiste, ma non è istituzionalizzato in seminari e incontri di studi. La ricerca spesso nella musica contemporanea la si fa sul campo, perché c'è forte sperimentazione nel modo di scrittura e naturalmente anche nell'utilizzo del proprio strumento. Il forte impulso di innovare il rapporto interprete-partitura porta quindi a un confronto interno di metodologia di studio, sia personale sia di gruppo. Invece dal lato organizzativo, che è parte consistente del nostro lavoro, dopo anni di esperienza di autogestione potremmo dire la nostra su come nasce un ensemble, come deve muovere i primi passi, come deve confrontarsi con un organigramma che nel tempo si è raffinato senza, oserei dire, nessun buco di sistema!
AAI: Qual è il campo di ricerca musicale imprescindibile per un ensemble che si occupa di musica contemporanea?
MDI: Penso ce ne siano diversi, sicuramente l'elettronica, la nuova liuteria, ma soprattutto la ricerca che nasce da un rapporto molto stretto col compositore. Questo è un campo ricco di sperimentazione, approfondimento, che richiama anche molte responsabilità in termini di chiarezza e definizione della scrittura ad esempio, ma anche sulla creatività di particolari timbri, e infine sulla scelta dei materiali a disposizione che possono incidere in modo determinante sul suono.
AAI: Lavorate anche per fare formazione ai giovani? È importante e in quale misura il coinvolgimento delle istituzioni (conservatori, scuole musicali ect.)?
MDI: Un nostro grande rimpianto è di non essere riusciti a dar seguito a degli incontri che in anni passati organizzammo nell'Università Statale di Milano in collaborazione col Dipartimento di Musicologia della facoltà di Lettere e filosofia. In questi incontri, rivolti agli studenti ma aperti a tutti, un compositore faceva da relatore parlando di argomenti musicali ma con implicazioni politico-economico-sociali. L'ensemble interveniva dal vivo eseguendo partiture funzionali all'argomento trattato. Purtroppo già dopo il primo anno mancarono i fondi, anche minimi, per portare avanti il progetto. Attualmente stiamo cercando altri luoghi dove proseguire quest'iniziativa ma onestamente troviamo molte difficoltà a incontrare persone legate alle Università che credono e possano spendersi per questa iniziativa. Un vero peccato.
AAI: Il pubblico è importante? E in che forma, dimensione, misura...?
MDI: Il pubblico è importantissimo. Non possiamo mai dimenticare qual è la primissima funzione sociale del musicista, ossia quella di suonare pubblicamente offrendo un "bene" alla comunità. È una vera e propria missione la nostra, che condividiamo con tutti i nostri colleghi. E poi, maggiore è il numero di persone che si interessano alla musica, piú adeguato sarà il sostegno delle istituzioni. È un percorso difficile in Italia, infatti di solito non riusciamo a raccogliere quasi nulla a livello statale.
AAI: Mi pare del tutto nuovo il fatto che per un Ensemble specializzato in musiche contemporanee un CD, come Autonomo, nasca a partire da una tournée? Fatto per nulla rockettaro, mi sembra invece di leggervi piuttosto l'importanza della prova, della sperimentazione nel live. Il live come officina sonora insomma.
MDI: Forse è un fatto nuovo che un CD nasca da una tournée, non che nasca da una esperienza live. La nostra è stata più che altro una scelta di investimento: quella di rinunciare a parte del nostro compenso per pagare i costi di produzione del CD, e una scelta precisa anche dal punto di vista artistico perché non esistono molte pubblicazioni cameristiche di Bussotti. Questi due motivi hanno segnato la nascita di questo disco di cui andiamo molto fieri.
AAI: Dal punto di vista economico, come avete provveduto fino ad ora a finanziare i vostri progetti? Quali margini di autonomia avete rispetto a chi/coloro che vi sovvenziona/no?
MDI: MDI è un gruppo che vive soprattutto di esibizioni concertistiche, quindi non c'è una politica precisa di finanziamenti a lungo termine per sovvenzionare grossi progetti autonomi, motivo per cui non abbiamo, almeno per il momento, sovvenzioni pubbliche o statali. Certo che ultimamente uno sforzo di questo tipo lo stiamo facendo, si è creata un'associazione culturale intorno a mdi, l'Associazione Musicadesso, che vuole creare un rapporto con le istituzioni e di conseguenza aiutarci a poter progettare più in proprio.
AAI: AAI: Pensi che ci sia una politica in Italia attenta agli Ensemble e/o su cosa dovrebbe sostenere realtà come la vostra la politica (locale, nazionale?)?
MDI: Non c'è una politica attenta a realtà come le nostre. Pensate che all'estero gruppi che fanno musica contemporanea hanno sedi e sovvenzioni statali importanti, quindi hanno un livello professionale altissimo e riconosciuto dallo Stato, dai media, dall'opinione pubblica in generale. Noi lottiamo perché uno spazio di questo tipo possa crearsi in Italia; soprattutto ultimamente si stanno facendo dei tentativi di unire le forze di tutti gli operatori del campo, almeno a Milano, per creare un vero e proprio movimento per avere più chanches di essere ascoltati. Come si dice... l'unione fa la forza.
Foto di Bryon Calawa (l'ultima).
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