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Intervista a David Tronzo (parte seconda)

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"no, voglio che mi diate 15 minuti." E loro "perché dovremmo?" ed io "perché voglio vedervi in faccia quando capirete di aver fatto un grosso errore! Voglio farvi andar fuori di testa!"
Parte seconda [per leggere la prima parte clicca qui]

All About Jazz: Parlaci dei tuoi esordi a New York. Agli inizi avevi una band a Rochester, ma poi sei andato a New York, cosa è successo?

David Tronzo: Mi sono trasferito a New York attorno al 1979-80, e la prima cosa che ti dicono quando arrivi è "sai, ragazzo, questo è un posto per lavorare e fare un sacco di cose, imparerai molto, e non preoccuparti di niente per 10 o 12 anni. Solo a quel punto guarda cosa sei diventato, perché ci vorranno 10 o 12 anni prima di poter dire con certezza..." Hanno completamente ragione.

AAJ: ...tutto questo fa per me o no.

D.T.: Esatto. "Se decidi prima che siano trascorsi 10 anni, probabilmente stai facendo un grosso sbaglio". Quindi me lo sono ficcato in testa fin da subito e ho cominciato a lavorare con questa blues band, con quell'altra band, piccole cose, poche soddisfazioni...

AAJ: Niente successo, niente band famose...

D.T.: Sì, ma non era quello il punto. Quel che voglio dire è che quando cominciai a suonare, avevo già chiara questa idea di prendere la slide guitar e, grrrrr, farne un grande caleidoscopio pieno di cose... e non hai nessuno cui far riferimento, no? Quindi vai per la tua strada, anzi te la costruisci giorno per giorno, con solo due certezze - vuoi farcela, e non hai nessuno che ti aiuti. Niente. La gente ti fa "perché non provi a suonare così, come, ah, sì, come Little John, no?"

AAJ: Ry Cooder...

D.T.: Proprio così... ogni volta! Paris, Texas... Paris, Texas... Paris Texas... e io dicevo "no, non lo faccio, perché non voglio suonare così". Non volevo suonare in quel modo! Ero troppo preso dalla mia idea. E insomma, nel 1984 ho incontrato Leroy Jenkins, ok?

D.T.: Sì, e mi disse "dai, ragazzo, vieni con me e lavoriamoci su". Nella sua band c'erano già Brandon Ross e James Emery, ma non mi voleva per esibirsi: semplicemente andavamo nel suo loft, autunno, inverno e primavera, e qualche volta c'erano anche altri, ma il problema è che non riuscivo a leggere la musica abbastanza bene. Mi metteva lo spartito davanti e mi diceva "ok, 1, 2..." e suonavamo. Lui attaccava con la sua cornetta e tutto il resto, ma dopo un paio di battute si interrompeva e mi diceva "Cosa c'è che non va?". "Leroy, non riesco a leggere lo spartito come si deve" e mi diceva "beh, devi far di tutto per riuscirci"... era molto duro, ma continuava a lavorarci su con me... ma si rese conto che era inutile... e quindi disse: "senti, improvvisiamo" e cominciammo a suonare. Andammo avanti per un'ora buona. E disse: grande! E così dopo un anno mi disse "Se fossi venuto da me 10 anni fa, ti avrei detto di lasciar perdere, che sarebbe stato troppo difficile" ma disse "ora vedo che sei andato troppo avanti - non so come farai - ma continua così, e buona fortuna" e mi congedò così. Dopo quell'esperienza mi misi a suonare musica gospel in una chiesa a New York. Quelle chiese ricavate in certe case nel ghetto, dove vai avanti a suonare per 8 ore di fila durante le loro funzioni, non una chiesa normale... voglio dire, sono chiese Cristiane, ma non Cattoliche [ride], capisci? È davvero forte, incredibile!

AAJ: Ma sono chiese per turisti, o veri luoghi di culto?

D.T.: Sono vere, frequentate dalla comunità!

AAJ: Perché so che ci sono molti posti per turisti...

D.T.: In 5 anni, non ho visto altri bianchi nei paraggi... insomma, suonavo con queste persone incredibili che neanche conosci, non riesci neanche ad immaginarti chi siano! Quelle donne con i loro occhialini che si sedevano all'organo e cominciavano a suonare una musica da urlo. Tutto questo andò avanti per due anni... ogni Domenica c'erano due momenti - nel primo il Pastore della comunità teneva il suo sermone, poi facevano una pausa, e dopo la parola passava ad un predicatore che arrivava da chissà dove, da Detroit, dal Mississippi o da altrove, e quando attaccava con il suo sermone io lo accompagnavo suonando. Non si trattava di musica, cioè non era un sermone in musica, io rispondevo al suo sermone con la musica! E ti dicevano "sì fratello, sei ok. Non uscire, sei ok," se tentavi di uscire dalla chiesa ti dicevano "no, no, no, tu non esci! Se vuoi una sigaretta, qualcuno uscirà e te la porterà". Andò avanti per quattro anni...

AAJ: Conservi delle registrazioni?

D.T.: Sì, ma nulla che sia stato pubblicato. Roba incredibile... Ero tutto preso da queste cose e dicevo "beh, non so cos'è, ma lo faccio perché è quello che faccio, e andò avanti diciamo dall'84 all'88. E nello stesso periodo incontrai Brad Jones e Jim Nolet, e formammo lo String Trio: a quel tempo a New York non potevi esibirti con percussioni e strumenti a fiato, per via di qualche vecchia legge sul rumore: però potevi suonare a tutto volume un Juke-Box o un registratore, e la legge te lo consentiva! Secondo quella legge, un musicista non poteva suonare dal vivo né la batteria né il sax. Quindi avevamo messo su un trio di strumenti a corda, e andavamo alla grande. Suonavamo pezzi di Mingus, e poi improvvisavamo... o dei brani di Wayne Shorter, e poi via improvvisando... suonavamo nei ristoranti e in qualche club... non molti... la Knitting Factory non aveva ancora aperto... Stiamo parlando dell'85, '86, '87. Incontrai Wayne Horvitz nell'87, mi contattò per un progetto che stava realizzando, credo fosse un film, e mi disse "sai, suoni bene: vorrei che sostituissi Frisell quando non riesce ad esibirsi con i President. Li conosci Frisell e Previte, no? Gli dissi che no, non li conoscevo, anche se sapevo chi fossero... e mi disse "bene, vieni alle prove." Andai alle prove e mi insegnò la musica cantandomela. Mi disse "ok, la tua parte è blablablablabla"... anche se la sua musica è molto complessa, ma gli ho detto "dai, va bene!" Ci siamo esibiti un paio di volte, e ad un certo punto mi dice "oh, ho un disco in cantiere, facciamolo". Andammo allo studio Power Station e lo registrammo. Era la mia prima volta in un vero studio a New York.

AAJ: Stai parlando di Bring Yr Camera, bellissimo disco di Wayne Horvitz...

D.T.: Già. E poi questo ragazzo... Tomas [Stöwsand, il fondatore della agenzia Saudades - N.d.R.]... organizzò un tour per Wayne nell'88, e fu il mio primo viaggio in Europa! Insieme a David Hofstra, Doug Weiselman e gli altri ragazzi...

AAJ: C'era anche Elliott Sharp o no?

D.T.: Sì, è stato incredibile, suonammo ogni sera, per 5 settimane. E cominciavo ad ingranare, ma mi mancava un disco tutto mio... Componevo e suonavo. Col mio Trio mi esibivo, ma in club molto piccoli, come il 55 Bar... e comunque ci incontravi un sacco di gente, tipico a New York, musicisti, promoter, eccetera. Incontrai Tomas, Matthias Winckelmann [il direttore artistico della Enja Records - N.d.R.] e molti altri, ma nessuno con cui fare un disco, così lo feci per conto mio e tentai di venderlo, ma niente!

Insomma, arriviamo all'88-89, e suonavo con qualcosa come 15 o 16 band! Musica molto creativa e diversa... cose davvero forti. Poi nel 1990, o era l'89, mi trasferii a Copenhagen. La Scandinavia fu il primo posto dove vissi al di fuori degli Stati Uniti... ci passai quasi un anno, suonando in Scandinavia. Poi tornai negli Stati Uniti e John Hiatt mi telefonò per un'audizione... era primavera: ero tornato a casa a Gennaio, ed accadde in Aprile... dovevo volare a Nashville per questa audizione, ma la settimana prima mi telefonarono e mi dissero "non venire, abbiamo già fatto la band." E dissi "no, non è possibile che abbiate già scelto le persone per la band, voglio dire, avete ascoltato tutti?" "No, abbiamo fatto circa metà delle audizioni previste"... e quando mi dissero chi avevano sentito, anche gente molto famosa, gli dissi che non era giusto... così feci qualcosa che non avevo mai fatto prima, perché non ho mai completamente fiducia in me stesso anche se ci provo. Cioè, sono entusiasta ma sempre pieno di dubbi. Insomma dissi "ascoltate, ho comprato il biglietto aereo, prenotato l'albergo e affittato l'auto, e non mi daranno i soldi indietro, quindi vengo." Allora mi dissero "No, guarda, lascia perdere," e allora dissi - per la prima ed unica volta in vita mia - "no, voglio che mi diate 15 minuti." E loro "perché dovremmo?" ed io "perché voglio vedervi in faccia quando capirete di aver fatto un grosso errore! Voglio farvi andar fuori di testa!" E allora dissero "beh, se è questa la tua intenzione, allora vieni." E dissi "ok, ci vediamo tra pochi giorni!" Allora ci andai e loro richiamarono 5 o 6 altri musicisti per formare una band: John entrò e disse "ok, fammi vedere di cosa sei capace." Ed io "dai, scegli una canzone da uno degli ultimi 6 album." Scelse una canzone, e noi suonammo così bene da far venire giù lo studio!

Poi ci fece suonare per altre 2 ore, dopo di che disse "ok, pausa!"... uscirono nel corridoio e a quel punto il suo manager, quello con cui avevo parlato al telefono, tornò dentro, venne verso di me e mi disse "beh, gran figlio di... ce l'hai fatta!" [ride] poi si girò e disse "E anche voialtri" e loro erano tutti sconosciuti quanto me. Disse che era una cosa notevole: e tutti si girarono verso di me per chiedermi se avrei voluto essere il leader della band, ed io "certo!" Non l'avevo mai fatto, non sapevo neanche cosa significasse [ride] però avevo un'idea in testa, che con un gruppo del genere vuol dire che tu arrangi la musica, provi con la band ogni giorno per dei mesi, organizzi il tour con il tuo manager e fai in modo che tutto fili liscio ai concerti... e ci ritrovammo a fare serate con più di 25000 persone a sera per un anno. E incontrai un sacco di gente: Bonnie Raitt, gli Everly Brothers, gli Eagles, Little Feat... ovunque andassi, mi imbattevo negli artisti che ascoltavo da quando ero ragazzo. Allora facevo pratica sui dischi dei Little Feat e di Bonnie Raitt, e ora suonavo con loro all'Hollywood Bowl... incredibile!

AAJ: E per quanto andò avanti?

D.T.: Per circa un anno.

AAJ: Ah, per un anno... e quanti dischi hai fatto?

D.T.: Neanche uno. Questo è il fatto. È stata la prima volta che John ha inciso un disco in studio. Di solito incideva dopo aver fatto il tour... con la band. Quindi A&M tentava di fargli fare questa cosa nuova, del tipo "dai, fai come i grandi artisti e registra in studio con questi musicisti"... e intendeva personaggi del calibro di Mike Landau a Los Angeles, che ti costa 15.000 dollari a settimana!

AAJ: E questo è stato tra quali album?

D.T.: È capitato dopo Slow Turning. Eravamo in tour e suonavamo pezzi da Stolen Moments, Slow Turning e Bring the Family e dal precedente Riding with the King. Eravamo pronti per andare in studio e la A&M puf! ha tagliato i viveri a Hiatt e agli altri - e il progetto è naufragato miseramente. Disse "dai, prendiamoci un break... ripartiamo tra 10 giorni." Andammo tutti a casa, e finì così...

AAJ: Non lo hai mai più sentito?

D.T.: Macché, niente. Boston, Montreal, Oklahoma City, ci telefonavamo "che è successo?" "Beh, ci hanno licenziato!" [ride] "Ciao ciao!"

Continua... terza parte - quarta parte.

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