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Intervista a Cristina Zavalloni
ByLa mia idea di suono cambia continuamente, anche sotto l’influenza delle musiche che frequento al di fuori del jazz. Inevitabile quindi che tutto ciò si rifletta nei nuovi lavori discografici.
Cristina Zavalloni: Ho cantato “Circles” di Luciano Berio al REDCAT Theater, uno spazio a downtown, dedicato a musica e teatro di ricerca che fa parte dell’edificio disegnato da Frank Gehry per contenere la splendida Walt Disney Hall. Si trattava della serata inaugurale di una stagione storica di musica contemporanea a Los Angeles, i “Monday Evening Concerts”. Il mio nome per questa occasione era stato suggerito da Cristina Berio, la figlia del compositore e di Cathy Berberian. Questo invito faceva seguito ad una prima esibizione a Los Angeles nel marzo di quest’anno: si trattava allora di “Racconto dall’inferno” (nuova composizione di Louis Andriessen) con la Los Angeles Philarmonic, concerto che è stato registrato da Itunes e che è ora disponibile per l’acquisto on-line, pubblicato da Deutsche Grammophon.
Ho eseguito “Circles” insieme ad alcuni musicisti americani, Steven Schick e Ross Karre alle percussioni e Lou Anne Neill all’arpa: tutti e tre eccellenti. L’incontro è stato semplice, ci siamo capiti bene dall’inizio e la musica ha beneficiato credo dell’ottimo clima instauratosi tra noi. L’accoglienza del pubblico è stata molto calorosa.
A.A.J.: Riguardo ai circuiti organizzativi del jazz e della musica contemporanea, mi puoi confermare quello che mi dicevi già anni fa, cioè che si tratta di circuiti/ambienti/ pubblici totalmente autonomi ed estranei l’uno all’altro?
C.Z.: Mi pare che il pubblico sia molto più aperto di quanto gli addetti ai lavori non credano, che esista un vasto numero di persone curiose che frequentano i concerti più disparati senza trovarvi nulla di strano. Ma per quanto riguarda circuiti produttivi e ambienti organizzativi, sì: sembra che nella maggior parte dei casi continuino a ragionare a compartimenti stagni.
A.A.J.: A questo proposito trovi differenze fra l’Italia e gli altri paesi?
C.Z.: A ben guardare, non troppe.
A.A.J.: Veniamo a Idea, la tua ultima fatica discografica in ambito jazzistico, pubblicata dalla Egea: cos’è che fa la differenza fra questa esperienza e quelle precedenti, vale a dire il duo con De Bonis e l’Open Quartet?
C.Z.: Questa è la prima volta che un produttore interviene, anche se in modo molto discreto, nella realizzazione di un mio CD. Abbiamo ragionato insieme su una serie di aspetti (dalla scelta dei musicisti ai brani da incidere). Ho lavorato quindi in modo diverso dal solito.
A.A.J.: Mi sembra che Mirabassi (una presenza costante in casa Egea) costituisca l’inserimento nuovo, virtuosistico, ma che De Bonis si confermi il tuo partner più solido, la “spalla” ideale.
C.Z.: La mia intenzione iniziale era incidere un nuovo album con De Bonis: dopo Scoiattoli Confusi, abbiamo continuato a lavorare assiduamente, mettendo insieme un vasto repertorio di brani originali e non. E’ da qui che sono partita per Idea: da Stefano e da una serie di nostre composizioni. Poi abbiamo cercato insieme altri musicisti da integrare al duo. Quello con Mirabassi è stato un incontro meraviglioso: sia io che Stefano lo conoscevamo già, io lo ammiravo molto ma non immaginavo che ci saremmo affiatati così in fretta.
A.A.J.: Nel 2006 hai sostenuto alcuni concerti per presentare il disco (concerti che io purtroppo non ho avuto l’occasione di ascoltare): si sono verificate differenze fra i concerti e la musica del CD, registrato in studio?
C.Z.: In parte sì: la formazione che ho scelto per il live è il quartetto, con De Bonis, Mirabassi e Borghini. I brani del CD sono stati adattati per questo organico. Il repertorio è stato integrato, aggiustato, gli arrangiamenti spesso ripensati. Ho cercato di rendere tutto più organico. Ci sono diverse composizioni nuove, mie e di Stefano. Inoltre, ovviamente, ogni concerto è un’esperienza a sé: la musica per fortuna si trasforma sempre e anche se i brani sono piuttosto strutturati, rimane abbastanza margine perché l’imprevisto si insinui e ci travolga.
A.A.J.: La tua esperienza di interprete nel campo della musica contemporanea ha influenzato in qualche modo la concezione di Idea?
C.Z.: Credo di sì. La mia idea di suono cambia continuamente, anche sotto l’influenza delle musiche che frequento al di fuori del jazz. Inevitabile quindi che tutto ciò si rifletta nei nuovi lavori discografici. In Idea ha finito per prevalere una sonorità cameristica, a tratti molto intima, cosa del tutto estranea ai miei precedenti lavori jazzistici. Mi sono ritrovata inoltre a cercare la complicità di musicisti che abbinano alla prassi del jazz una preparazione classica, come Mirabassi e Borghini, in grado quindi di padroneggiare aspetti della musica su cui in questo periodo sto lavorando io stessa: fraseggio, dinamiche, colori, ecc.
A.A.J.: Come avviene in tanti altri progetti o dischi di oggi, sembra che anche in Idea prevalga nettamente l’attenzione per la scrittura, l’arrangiamento, la preordinazione anche sofisticata degli effetti. Cosa rimane in questo tipo di musica dell’improvvisazione jazzistica?
C.Z.: Queste sono considerazioni che noi musicisti quasi mai facciamo. Scriviamo, suoniamo, arrangiamo secondo la nostra sensibilità che è in continua evoluzione, frutto di una serie infinita di stimoli; è un processo spontaneo, raro quindi che ci si dedichi a valutazioni ragionate. Ma capisco bene la domanda.
L’improvvisazione rimane, solo che cambiano le griglie compositive, si complicano i giri armonici, si riducono gli spazi di apertura, cambia il linguaggio musicale su cui l’improvvisazione si muove. Un jazzista non può fare a meno, credo, di sentirsi libero, di interpretare la musica a modo proprio. Quindi se il contesto cambia, cambierà anche il suo modo di prendersi tale libertà.
A.A.J.: Nel 2007 prevedi nuove incisioni in ambito jazzistico, con i partner di Idea o con altre formazioni?
C.Z.: Il mio contratto con Egea prevede un nuovo CD entro il prossimo anno. Ma né io né loro abbiamo voglia di forzare i tempi: abbiamo cominciato già da alcuni mesi a ragionare sul prossimo progetto discografico, che non credo sarà con la stessa formazione di Idea, anzi potrebbe trattarsi di qualcosa di totalmente diverso. Quando sarò pronta, entrerò in studio.
A.A.J.: E nel campo della musica colta e contemporanea? Non mi pare che ci siano tue testimonianze discografiche, oltre al bel Cd Cristina Zavalloni in duo con Andrea Rebaudengo (e in alcuni brani con De Bonis), dove interpretate composizioni di Andriessen, Ravel, Berio, De Falla.
C.Z.: Ho partecipato a diverse incisioni in questo ambito ma non a mio nome. La verità è che Andrea ed io aspettiamo da tempo di registrare un nuovo album in duo, una sorta di seguito di Cristina Zavalloni che testimoni l’evoluzione del nostro lavoro sul repertorio del Novecento storico e moderno. Il problema è di ordine pratico: in questo momento sono legata ad Egea da un contratto di esclusiva. Quindi se voglio realizzare l’album con Andrea entro i prossimi tre anni - la durata del contratto - devo prima riuscire a convincere Egea a creare una nuova serie dedicata alla musica contemporanea. Sembra una follia... invece pare che stiano valutando la cosa. Io attendo fiduciosa.
A.A.J.: E a livello concertistico quali sono gli ingaggi più importanti dei prossimi mesi?
C.Z.: Continuerà la tournée con VSPRS, la produzione di Alain Platel e Fabrizio Cassol in cui reinterpreto i Vespri della Beata Vergine di Monteverdi. Sarò a Boston per incidere un Cd di musiche di Andriessen, in cui finalmente avrò l’opportunità di registrare le composizioni che lui mi ha dedicato in questi anni di stretta collaborazione. Tra gennaio e marzo farò diversi recital in duo con Andrea Rebaudengo: saremo a Milano, Reggio Emilia, Bologna, Modena e Bruges (Belgio), mettendo a punto un nuovo programma sul repertorio vocale del Novecento storico. Poi una serie di concerti con Idea (soprattutto in estate). E un progetto del tutto nuovo a cui sto lavorando in questi giorni, una commissione di Piccolo Regio e Unione Musicale (Torino): si tratta di uno spettacolo su testo originale di Lorenzo Buccella, con Elio De Capitani e un ensemble di musicisti per cui sto scrivendo le musiche. Sono curiosa di vedere cosa ne uscirà!
Foto di Emiliano Neri
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