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Il trombonista innamorato

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Il trombonista innamorato e altre storie di jazz
Aldo Gianolio
278 pagine
Robin, Torino
2019


Non possiamo sapere fino a quando durerà l'emergenza Coronavirus, che per forza di cose inibisce la nostra vita sociale e culturale. Sta di fatto che di questi tempi la lettura dei racconti di Aldo Gianolio agisce come un potente antidepressivo. Già nel 2002 per Mobydick lo scrittore reggiano aveva pubblicato A Duke Ellington non piaceva Hitchcock; ora quei racconti vengono riproposti con l'aggiunta di altri per lo più inediti. Ne risultano 40 storie dedicate ad altrettanti personaggi del mondo del jazz, soprattutto del jazz classico e moderno, fino a toccare gli anni Sessanta.

La narrazione di Gianolio funziona come un grande setaccio che via via filtra i miti, i luoghi comuni, gli entusiasmi, le debolezze, i fanatismi, le tragedie, le illusioni, le razze e la stessa essenza meticcia che hanno nutrito l'esistenza del jazz fin dalle sue origini. Il tutto viene trattato con un approccio prevalentemente ironico, sempre partecipe e critico, ma anche smodato o surreale, malinconico o scanzonato, pietistico o di parte, sornione o indignato... Si concretizza così una galleria di situazioni fra il reale e lo strampalato, un'alternanza di fatti storici veri (noti o per lo più sconosciuti) e di invenzioni, con la capacità di tramare comunque un tessuto socio-culturale verosimile.

I racconti sono per lo più brevi, incentrati su un singolo fatto o su aspetti della vita privata a volte anche marginali. Fra i tanti non si può fare a meno di citare "Tutti alla Massey Hall," il più lungo e articolato. In oltre venti pagine la storia rievoca uno dei più famosi concerti di tutta la storia del jazz: quello alla Massey Hall di Toronto il 15 maggio 1953. Nell'intrecciare i gustosi antefatti, le eccentriche personalità di ognuno dei cinque superlativi componenti del quintetto (Parker, Gillespie, Powell, Mingus, Roach), fino a giungere alla conseguente incisione discografica, la concatenata narrazione dell'evento risulta avvincente come un thriller, ricca di spunti e di riferimenti al contesto storico.

L'esposizione di Gianolio risulta sempre chiara, lineare, comunicativa; spesso indugia con insistenza su lunghi periodi pieni di divagazioni e incisi, di concetti ripetuti in modo da evidenziarli compulsivamente. Scorrendo i testi o le repentine conclusioni di alcuni racconti emergono qua e là valutazioni, estetiche o morali, volutamente tranchant, che vengono enunciate con una sintesi folgorante, senza ammettere repliche. L'impianto formale diviene così iperbolico, passando continuamente dal particolare al generale, dall'esternazione soggettiva e umorale all'affermazione assoluta, dall'appunto tecnico-storico all'idea fantastica. Uno stile incalzante e tonico che sembra riprendere l'andamento dell'improvvisazione jazzistica.

Per questa sfrontatezza sempre sorprendente (insospettata solo per chi non conosceva già i libri dell'autore emiliano), per la contrastata espressività dell'approccio stilistico, oltre che per la ricchezza dei riferimenti (sportivi, gastronomici, culturali, sociali, sessuali, di costume...) che illuminano i contesti dei vari racconti, Il trombonista innamorato si legge tutto d'un fiato.

È ovvio che un'opera di narrativa come questa si rivolge a tutti i lettori, ma è altrettanto evidente che gli appassionati di jazz posseggono tanti strumenti in più per comprenderla nelle sue varie sfaccettature e quindi poterla apprezzare in misura maggiore.

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