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Dino Betti van der Noot

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01. Riccardo Brazzale - Back to Da Capo (Alma Records - 2006).

E’ un album a tema, una sorta di affettuosa revisione critica della storia del jazz, come è nel carattere di Riccardo, non solo musicista ma colto musicologo. Mi piace come saltano fuori le citazioni, spesso un po' stralunate, ma sempre filtrate dalla sua cultura ed eseguite da un ottimo gruppo di solisti.

02. Vincenzo Zitello - Atlas (Telenn - 2007).

E’ il suo nuovo album, non ancora pubblicato. Una musica che affonda le radici nel Medioevo, o anche prima. Sonorità stranamente contemporanee di strumenti desueti si mescolano alle arpe di Vince, sostenute da percussioni che mettono insieme Mediterraneo e India.

03. Richard Straus - Der Rosenkavalier diretta da Carlos Kleiber.

E’ una delle mie opere preferite, insieme al Don Giovanni di Mozart e al Falstaff di Verdi, per la capacità di scandagliare la condizione di vivere. Opere in cui drammaturgia e musica sono un tutt’uno assoluto. La direzione di Kleiber mette in una luce trasparente la bellezza di questa musica raffinata, un po' decadente, piena di rimandi e di nostalgia, dotata di una leggerezza che vela il senso del tempo che fugge.

04. Sergej Rachmaninov - Danze Sinfoniche Op. 45 diretta da Neeme Järvi.

Sono legato profondamente a “Preludio in do diesis minore“, il primo brano che mi sia stato spiegato, da bambino. C'è però una composizione - la sua ultima - che mi sembra aggiunga una profondità nuova al suo modo di comporre. C'è tutto quello che c'è stato prima, ma con una consapevolezza più avanzata.

05. Claude Debussy - Prélude à l'après-midi d'un faune.

E’ una di quelle musiche che in pochi minuti racchiudono tutto un universo. Sono musiche che di tempo in tempo si riascoltano, non solo per godersele ma, in un certo senso, per ricercarne i segreti e scoprirne lati sempre nuovi. Per il Prélude, la mia edizione preferita è quella di Leonard Bernstein.

06. Wagner - Parsifal.

Qualche anno fa Claudio Abbado ha diretto a Berlino il Parsifal in forma di concerto. Che io sappia, questa esecuzione non è stata finora pubblicata su disco: ne possiedo però una copia che centellino come un vino prezioso. E’ come se Abbado dialogasse con se stesso, e l'orchestra e i cantanti sentissero, respirassero, questo momento miracoloso, in cui ogni suono, ogni ritmo, trascende qualsiasi standard esecutivo.

07. Herbie Nichols - The Gig.

Ci voleva Musica Jazz di febbraio per farmi accorgere di una grossa mancanza nella mia cultura jazzistica. Mi sento particolarmente vicino a questo pianista, che nella sua breve esistenza, ha avuto coscienza di quanto si poteva fare di innovativo nel mondo del jazz, senza dover ribaltare tutto.

08. Monk - Solo Monk (Columbia - 1964).

E’ un album jazz che non temo di riascoltare quando compongo della nuova musica, perché, semplicemente, non è possibile copiarlo. Credo che sia una delle massime espressioni della musica di Thelonious: ogni singola nota, ogni risvolto armonico, ogni esitazione ritmica assumono un significato assoluto.

09. Gidon Kremer e la Kremerata Baltica - Silencio - (Nonecuch - 2000).

La musica di Pärt sembra venire da un passato remoto, eppure la sentiamo assolutamente contemporanea. Dà l'impressione di essere appartata, ma è proprio questa sua unicità che mi affascina: per come riesce a unire antichi linguaggi e nuove espressioni in una sintesi che ti porta all'introspezione, ma anche alla trascendenza. La capacità di Pärt di rendere musicale - e diverso ogni volta - il silenzio è qualcosa che gli invidio cordialmente.

10. Johann Sebastian Bach - Jesus bleibet meine Freude - The Bach Ensemble diretto da Joshua Rifkin.

Regolarmente riascolto le Goldberg Varationen, ma di recente ho sentito l'urgenza di rituffarmi su questo brano. Sono poco più di due minuti di una musica piena di stupore, di dolcezza mai sdolcinata, che si vorrebbe ascoltare e ancora ascoltare. Rifkin ne fornisce un'esecuzione trasparente e luminosa. Un difetto: termina troppo presto.

Foto di Allegra Betti van der Noot

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