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Dialogue a Prato per Sounds of Friday

Courtesy Gangi Polaretti
Circolo La Libertà del 1945
Sounds on Friday
Prato
15 novembre 2024
Per il secondo appuntamento di Sounds on Friday, piccola ma preziosa rassegna che porta il jazz nella periferia di Prato e che è giunta al non indifferente traguardo del ventennale, erano di scena quattro giovani, talentuosi e ormai già piuttosto noti musicisti: alla loro testa il trombettista Jacopo Fagioli, nato a poca distanza e per questo anche un po' emozionato, autore di tutte le musiche; accanto a lui il chitarrista Davide Strangio, membro del trio di Evita Polidoro e occasionalmente di Frontal, la formazione di Simone Graziano, poi il contrabbassista Amedeo Verniani, già autore cinque anni orsono del pregevolissimo album Amedeo Verniani: Due, e infine il batterista Mattia Galeotti, membro di numerose formazioni e ultimamente anche dei Friends di Enrico Rava. Artisti dunque con molteplici esperienze, ma che in questa occasione presentavano la loro propria formazione, che a inizio 2025 uscirà con un disco.
Il brano d'apertura vedeva proprio Fagioli fraseggiare alla pocket trumpet su tempi veloci, con i tre compagni a dialogare tra loro, tessendo una colorata trama di supporto. A seguire senza soluzione di continuità se non un duetto tra contrabbasso e chitarra, che fungeva quasi da intermezzoancora Fagioli alla tromba ha sviluppato linee più narrative, mentre batteria e chitarra intrecciavano i loro suoni dando vita a ritmi quasi tribali il brano era ispirato al dramma dei migranti africani. Ancora spunti extramusicali presi dall'attualità in un brano intitolato "Greenwashing," mentre la conclusione del primo set era affidata a una composizione estremamente lirica, nella quale brillava il duetto tra chitarra e contrabbasso archettato.
Al rientro dalla pausa, il concerto s'è aperto con un brano dai tempi sostenuti, sospinto da un intenso lavoro di Strangio e Galeotti, con la tromba che disegnava brevi e velocissimi fraseggi espressivi. A seguire, una suite dedicata ai cambiamenti climatici, aperta da un solo di chitarra e proseguita da un canto dolente della tromba, accompagnata dal contrabbasso di Vergnani, ancora una volta all'archetto. C'è poi stato il tempo per un bis, scoppiettante e concluso in dissolvenza, chiamato con insistenza dal pubblico che è parso aver apprezzato molto il concerto.
Giustamente, perché i quattro giovani artisti hanno messo in scena una musica assai personale e tutt'altro che banale collegiale e paritetica, priva di strutture tradizionali o di ruoli prefissati, ricca di contrasti timbrici e di contributi individuali sempre organicamente connessi l'uno all'altro a vantaggio del suono collettivo mostrando al contempo eccellenti qualità individuali, al servizio di quel dialogo cui si riferiva il nome della formazione. Della quale non resta dunque che attendere l'uscita della testimonianza registrata.
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