Giancarlo Schiaffini, Sergio Armaroli: Deconstructing Monk in Africa

Non è facile oggi circumnavigare una personalità complessa come quella di Thelonious Monk, senza lasciarsi intrappolare dai luoghi comuni. Africa e free jazz europeo sono le linee guida di questo capolavoro discografico, che proietta ancora una volta Giancarlo Schiaffini e Sergio Armaroli ai vertici del panorama jazzistico mondiale.

Attingendo a sperimentazioni elettroniche giustapposte alle sonorità percussive della Costa D'Avorio, questo straordinario duo mette ben in pratica due delle caratteristiche fondamentali del jazz: attitudine inclusiva e tecnica del Signifying, con l'intento di trasformare radicalmente le fonti con nuovi significati culturali e musicali.

Il retroterra blues dei capolavori monkiani è stato così reinventato in totale libertà da un triplice flusso dialogico, che incorpora i suoni campionati come ulteriore voce per l'esplorazione astratta di brani manifesto come "Straight No Chaser," "Blue Monk," "Misterioso," "Something in Blue." È questa la chiave di lettura di Decunstructing Monk in Africa, che va a integrare il classico metodo monkiano di composizione/improvvisazione attraverso l'obliqua elaborazione delle frasi scomposte in una miriade d'incisi, cellule ritmiche, deviazioni zigzaganti. I colori timbrici variano continuamente per gradazione sino a sovrapporsi in dionisiache sequenze circolari, funzionali a un flusso irriverentemente sperimentale.

L'imprevedibilità è il tratto distintivo di un CD fuori dagli schemi, che sarebbe piaciuto a Monk.

Album della settimana.

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