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Danilo Rea
ByTrova spazio anche un temporale pomeridiano nell'incertezza meteo che ha caratterizzato l'inizio dell'estate romana. Episodio che non ha scoraggiato i molti presenti al primo concerto all'aperto del Festival della Casa del Jazz: Danilo Rea in piano solo.
In una serata autunnale il pianista vicentino ha pensato di regalare ulteriori brividi ai presenti con una prestazione straordinaria, che per oltre un'ora ha incantato grazie a un'ampissima visione musicale e a un modo fantasioso di condurre il set verso lidi che non ti aspetti. Rea si è prodotto in tre ampie improvvisazioni, la seconda delle quali durata più di mezz'ora, durante la quale è stato capace di indagare spartiti distanti tra loro, dal repertorio classico a quello della canzone italiana (Dalla, De André, Paoli), dagli immancabili Beatles al pop di stretta attualità.
L'unico dei presenti a sentire caldo sembra essere lui, al punto da togliersi la giacca per avere maggiore libertà di movimento. Il suo approccio pianistico prevede spostamenti veloci su tutto il fronte della tastiera, dalla quale trae un'ispirazione estrema che lo porta a legare, tra le tante, lo standard "The Man I Love" con "Black Hole Sun" dei Soundgarden. Le melodie si aggrovigliano di continuo, Rea le smentisce subito dopo averle accennate con un lavoro di sottrazione che le riduce a piccole cellule, dalle quali ricava accordi per nuove costruzioni, salvo poi tornare sui suoi passi e rimettere in piedi l'idea di partenza. Sembra un giocoliere in piena crisi mistica; cerca e trova lo spunto creativo ai confini della realtà. C'è l'ispirazione, c'è la grande voglia di dare il massimo, e il pubblico apprezza, malgrado il clima che ha costretto qualcuno - a discapito dello stile - a un'efficace coperta da pic-nic.
Il bis non tradisce il resto del programma. Rea potrebbe continuare all'infinito, senza esitazioni. L'impressione è che ne avrebbe ancora d'idee da sviluppare, ma è tempo di incassare i meritati applausi. Nel backstage il primo a complimentarsi con il pianista è stato Piero Angela - cultore, musicista e appassionato di jazz - al quale Rea ha rivolto un affettuso: «Grazie maestro, che sorpresa! Grazie per essere venuto», mentre al nostro microfono ha confermato la soddisfazione per un set di grande livello: «Mi sono divertito molto, ero veramente ispirato. Le idee entravano come le carte in una mano fortunata».
Foto di Roberto Paviglianiti.
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