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Don Cherry: Complete Communion & Symphony for Improvisers Revisited

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Don Cherry: Complete Communion & Symphony for Improvisers Revisited
Di fronte a questi gioielli di Don Cherry degli anni '60 che cosa si può scrivere ancora?

Si può solamente invitare ad ascoltarli con orecchie ricettive e lasciarsi andare all'emozione, come scriveva Nat Hentoff nelle sue note originali per Complete Communion, senza perdere molto tempo in analisi formali poco utili.

Questa edizione della collana Ezz-thetics fa scorrere per un'ora e venti minuti due opere manifesto della poetica del compositore-improvvisatore-cornettista e polistrumentista, che all'epoca coordinava organici smaglianti di musicisti, un quartetto nel primo lavoro, un settetto nel secondo.

L'anno di uscita era il 1966, lo stesso in cui vedevano la luce caposaldi come Ascension e Meditations (John Coltrane), Conquistador e Unit Structures (Cecil Taylor), Sound (Roscoe Mitchell), e in Europa si costruiva la Globe Unity Orchestra.

All'interno di questo mondo sonoro libero, a cavallo tra astrazione timbrica, spiritualità afroamericana e improvvisazione collettiva, la musica di Don Cherry cercava e trovava una propria dimensione tentando di allontanarsi dalla filiazione colemaniana pur conservandone gli assunti di base, come la purezza melodica, la memoria di un folklore ereditato, la libertà grammaticale nell'enunciazione strumentale. Complete Communion tradisce dal suo stesso titolo la volontà di trascendere le individualità e di valorizzare un organismo sonoro plasmato sul suono d'insieme, distribuito in due suites, la prima titolata come l'album, la seconda "Elephantasy." Sono ampi affreschi di una musicalità avvincente e che prende alla gola, per la freschezza cantabile, per il susseguirsi inesauribile di idee, per il rispecchiamento perfetto tra strumenti solisti e una sezione ritmica spaziale come quella formata da Henry Grimes e Edward Blackwell.

Prende anche corpo l'embrione di quella musica trans-culturale, ricercata da Cherry nel corso degli anni a venire, che qui fa brillare la voce di Gato Barbieri come un unicum di quei tempi, un ruggito che si compenetra magicamente con la cornetta acidula del leader. Un free strutturato, se vogliamo, che fa ancora arrossire tanta musica pur fierissima della contemporaneità.

Symphony for Improvisers, ancora segmentata in due lunghe sequenze, è più densa di stratificazioni e reticoli ritmici, aumentata com'è del vibrafono e piano di Karl Berger, del contrabbasso raddoppiato (Jean-Francois Jenny-Clark) e di un secondo sassofono più flauto piccolo, nelle mani di un torrido Pharoah Sanders.

Viene incisa negli studi Van Gelder nel New Jersey, dopo una fantastica tournèe europea primaverile di un quintetto differente, in cui Cherry si avvaleva di Gato Barbieri, Berger, Bo Stief e Aldo Romano (documentata in tre illuminanti CD della Esp, che catturano le serate al Montmartre Cafè di Copenhagen), in cui il materiale era stato forgiato, ancora fluido e incandescente. Accanto ai temi di fanfara o a quelli pastorali e agrodolci, la precedente prospettiva del quartetto si allarga a una polifonia stordente, che azzera la componente armonica del tessuto sonoro e lascia completa libertà all'improvvisazione melodica istantanea.

Un ascolto esaltante.

Album della settimana.

Track Listing

Complete Communion:
Complete Communion; And Now; Golden Heart; Remembrance; Elephantasy: Elephantasy; Our Feelings; Bishmallah; Wind, Sand And Stars.
Symphony for Improvisers: Symphony for Improvisers; Nu Creative Love; What’s Not Serious; Infant Happiness; Manhattan Cry; Lunatic; Sparkle Plenty; Om Nu.

Personnel

Don Cherry
trumpet
Gato Barbieri
saxophone
Henry Grimes
bass, acoustic
Pharoah Sanders
saxophone, tenor
Karl Berger
vibraphone

Album information

Title: Complete Communion & Symphony for Improvisers Revisited | Year Released: 2021 | Record Label: Ezz-thetics


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