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Chitarristi jazz in Italia: alcuni esempi

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La chitarra è sicuramente uno degli strumenti più versatili che esistano, e sono pressoché infinite le possibilità espressive che offre ai musicisti che la sappiano utilizzare. Molti però non ne sfruttano le enormi potenzialità, preferendo limitarsi a precorrere strade già battute. Scelta di per sé non censurabile, purché sostenuta da reali esigenze espressive e da un progetto musicale coerente, come potrebbe essere nel campo del jazz la rilettura del repertorio chitarristico stabilito nel corso di decenni dai grandi che hanno fatto la storia dello strumento.

Questo è sicuramente un approccio tra i più battuti, sia in Italia che all'estero, grazie all'indubbio fascino esercitato dai temi sempreverdi, e alla presenza di numerose scuole di musica che ne fanno la base dei propri corsi. Vediamo insieme alcuni esempi in Italia di chitarristi appartenenti alle diverse scuole di pensiero.

Alessio Menconi

Standard Trio

Abeat Records

(2005)

Fin dal suo nome, lo Standard Trio di Alessio Menconi non nasconde le finalità del proprio progetto musicale, dedicato alla rilettura di quell'inesauribile repertorio di brani che ha fatto la fortuna dell'omonimo (e ben più famoso) Standard Trio jarrettiano. Nel CD che ha lo stesso nome del gruppo ritroviamo dieci titoli arcifamosi come 'I Fall in Love Too Easily', 'Just One of These Things', 'Django' e 'Someday My Prince Will Come'. L'indiscussa bellezza dei temi fa sì che non vengano a noia anche dopo le innumerevoli interpretazioni che ne sono state date negli anni, a patto che chi le suona dia prova di gusto e sensibilità musicali prima che di tecnica.

Fortunatamente è questo il caso di Menconi, che non delude nella riproposizione dei classici, con il sostegno di una ritmica formata da Riccardo Fioravanti al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria. L'atmosfera è quella giusta, e l'ascolto scorre piacevolmente fino alla fine, anche se il chitarrista dà l'impressione di non lasciarsi andare liberamente fino in fondo verso una rilettura più originale e personale che sarebbe nelle sue corde.

Maurizio Brunod

Alone Again Splasc(h) Records

(2005 - distr. I.R.D.)

Da tempo tra i chitarristi italiani più interessanti, avevamo già apprezzato il precedente lavoro di Maurizio Brunod in solitudine, Solo. Ora ci riprova con questo Alone Again, ma cambiando radicalmente la filosofia alla base del CD. Mentre quello era registrato dal vivo, in diretta, con ampio uso di chitarra elettrica, effetti elettronici e loops e l'occasionale ricorso a un bassista, questo è un lavoro di studio prevalentemente acustico, con vasto impiego di sovraincisioni per gestire le varie parti. Le composizioni sono tutte di Brunod, a eccezione di 'Le Solite Cose' di Enrico Rava e 'All Blues' di Miles Davis.

Il disco è un'opera di grande bellezza, che ci dà la conferma della bravura e originalità di Brunod come chitarrista e come autore; le sue chitarre si intrecciano tessendo temi che prendono dal jazz, dal rock, e dalla musica latina, mantenendo una continua solidità d'impianto su cui vengono tracciate le melodie. Notevole anche l'accostamento dei timbri acustici ed elettrici, la cui complementarità è sfruttata benissimo ai fini espressivi.

Claudio Lodati Vocal Desires

Express

Splasc(h) Records

(2006 - distr. I.R.D.)

Un altro chitarrista italiano di rilievo è Claudio Lodati, attivo fin dagli anni '70 (negli Art Studio in compagnia di Carlo Actis Dato), che tra le varie esperienze musicali realizzate negli anni ne ha anche condivisa una in coppia con Brunod. In questo Express, secondo lavoro (a distanza di dieci anni dal primo) insieme al suo gruppo Vocal Desires, propone un jazz moderno molto libero e sperimentale, basato sul suo solismo frenetico, più vicino al mondo del rock, e sugli intrecci vocali delle due cantanti (a Ellen Christi si è aggiunta Rossella Cangini), sostenuti dalla ritmica di Giovanni Maier (contrabbasso) e Dario Bruna (batteria).

La musica è spesso avventurosa, come nella lunga 'Sand', e anche quando è strutturata in maniera più tradizionale come in 'Pelinkovec' non mancano le espressioni più estreme da parte sia delle voci che degli altri solisti (Lodati su tutti, ma anche il trombonista Lauro Rossi è spesso protagonista). La registrazione live è una ulteriore testimonianza del forte impatto che questa musica riesce a creare.

Claudio Lodati - Marco Giaccaria

Lupi

Musica Mancina

(2003)

Merita una segnalazione (colpevolmente tardiva) anche il precedente CD di Lodati, Lupi, realizzato insieme a Marco Giaccaria. Anche questo è un'opera a carattere marcatamente sperimentale, consistente in una serie di improvvisazioni chitarristiche di Lodati su basi elettroniche composte al computer da Giaccaria. Il titolo è un gioco di parole sull'inglese loops, i segmenti ripetuti che sono alla base dei 26 frammenti che compongono il lavoro. Su queste basi di suoni generati al computer Lodati ha improvvisato con due chitarre, una Fender e una Gibson semiacustica. Difficile definire la musica, ricca com'è di stimoli e suggestioni; Giaccaria cita Zappa come una delle sue principali ispirazioni, e in effetti negli assoli chitarristici sui ritmi spezzati del computer si ritrovano echi di fraseggi zappiani come 'Nine Types of Industrial Pollution' (uno dei tanti capolavori presenti in Uncle Meat). Un disco coraggioso e senza eguali, sicuramente non di facile ascolto, ma da scoprire un po' per volta con ascolti ripetuti (magari utilizzando la funzione shuffle del lettore).

Giovanni Palombo Acoustic Trio

Folk Frontiera

Wonderland Records

(2006)

Nato come fingerpicker puro, Giovanni Palombo è andato progressivamente avvicinandosi al mondo del jazz, da sempre una delle numerose influenze che compongono il suo bagaglio musicale. L'Acoustic Trio da lui fondato insieme a Francesco Lo Cascio al vibrafono e Feliciano Zacchia alla fisarmonica, che rappresenta la più recente espressione della sua musica, è già attivo da alcuni anni, ma a parte un paio di brani inseriti nell'ultimo CD inciso dal chitarrista lo scorso anno, Duos & Trios, mancava ancora una testimonianza discografica ufficiale di questa formazione.

Ci pensa ora questo Folk Frontiera, pubblicato da Wonderland Records, sottoetichetta della Acoustic Music, a colmare la lacuna. In realtà il lavoro si spinge oltre, documentando anche la più recente collaborazione di Palombo con il clarinettista Gabriele Mirabassi, presente qui in quattro brani, a cominciare da quello che dà il titolo a tutto il lavoro e ne definisce le coordinate musicali. Le radici popolari delle melodie del chitarrista si sviluppano secondo un approccio armonico e improvvisativo moderno che trae spunto dal jazz e dalla musica latina per arrivare a una sapiente mescolanza di generi e stili, dando una ulteriore dimostrazione della maturità raggiunta come autore da Palombo. Da segnalare anche i tre brani di sola chitarra, omaggio alle proprie origini musicali, che ci ricordano che siamo di fronte a uno strumentista originale e di tutto rispetto, e la felice integrazione raggiunta da tutti i musicisti, che contribuisce significativamente alla piena riuscita del lavoro collettivo.


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