Cal Tjader: Catch The Groove: Live at the Penthouse 1963-1967

Ancora registrazioni inedite dal Penthouse di Seattle, ancora un impeccabile documento editoriale a cura di Zev Feldman, che recupera smaglianti esibizioni del vibrafonista Cal Tjader, datate 1963-1967.

Tjader è figura anomala del panorama jazzistico, scomparso anzitempo nei primi anni '80, testimone di una rara versatilità stilistica, considerato un caposaldo da maestri come Terry Gibbs e Gary Burton (le loro note sono parte del consueto elegante libretto interno).

Oltre ad avere buona padronanza del linguaggio swing e bop, Tjader aveva spopolato come interprete di latin-jazz, pur non avendo il relativo background (americano di origine svedese). Eppure anche un gigante come Eddie Palmieri indica Tjader tra gli apripista di questo connubio che in campo afroamericano aveva avuto come campione Dizzy Gillespie.

Se non vi garba il latin, potete dunque saltare. In caso contrario, godimento assicurato, con un repertorio che si destreggia tra standards come "Take the "A" Train," "Lush Life," "I Can't Get Started," perle di jazz-bossa e fragranti mambo cubani tra cui "Mambo Inn" di Mario Bauza.

Le formazioni sono varie e se quella del '63 con Clare Fischer al piano è quella più ricordata, sembra migliore in realtà quella del '65 con Lonnie Hewitt al piano, Terry Hilliard al basso, Johnny Rae a batteria e percussioni e Armando Peraza a congas e bongos. Peraza farà poi carriera luminosa, fino ai fasti della Santana Band.

Tjader è strumentista sorvegliato, elegante, mai eccedente; stimato bandleader, intelligente arrangiatore. Tra i ventisette brani del doppio CD svettano "Manha de Carnaval" di Jobim-Bonfa, "Pantano," "Maramoor Mambo" di Peraza, "Fuji," firmata dal leader.

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