Massimo De Mattia: Black Novel

Ed è probabilmente proprio il rodato affiatamento di gran parte dell'organico che permette di fatto a ciascun protagonista di esprimersi al meglio e di contribuire all'elaborazione di strutture che si evolvono con chiarezza quasi narrativa, libere nelle forme e nitidissime nelle sonorità.

Se i flauti di De Mattia sono pressoché costantemente in prima linea, interpreti delle linee espressive che attraversano le tessiture prodotte da Biason e Cesselli, ruoli essenziali giocano Vitale Turchet. Il primo aggiungendo colori con parsimonia e libertà, spesso dialogando con i flauti (si ascolti per esempio "Full Blue"), il secondo sostenendo l'intera impalcatura sonora, svolgendo talora il ruolo quasi di voce narrante.

È il caso della title track, brano splendido nel quale tutti danno il meglio di sé, ma nel quale il contrabbasso è il protagonista che descrive e dirige in modo hadeniano le voci che di volta in volta intervengono, cambiando costantemente ritmi e forme espressive, ma senza lasciare mai il proprio posto centrale. Davvero una mirabile performance per il giovane contrabbassista friulano.

In un lavoro che, nonostante la propria astrattezza e complessità, si lascia godere interamente, altra traccia memorabile è la conclusiva "Tortured Flowers," lungo e inteso lavoro corale coronante in un crescendo catartico: ascoltato con attenzione rivela una fittissima e cesellata trama dialogica che stupisce per rigore formale, a dispetto della quasi caotica intensità.

Ennesima, eccellente prova della vitalità innovativa del nostro jazz e dello spessore della scena friulana.

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