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Atomic al Carambolage, Bolzano
Piccolo Teatro Carambolage
Bolzano
14.04.2014
Quando si pensa alla scena scandinava, l'associazione mentale va subito a musicisti che percorrono le strade delle atmosfere soffici, levigate, spesso con melodie evocative, dalle tinte sfumate e leggere. Spesso poco stimolanti. Oppure ci si riferisce alla ricca scena degli esploratori elettronici, che specialmente in Norvegia annovera alcuni tra i suoi campioni più celebrati. Nulla di tutto questo accade con il quintetto Atomic, tre quinti svedesi e due norvegesi, che sul palco del Piccolo Teatro Carambolage di Bolzano ha portato la propria musica corrosiva, ricca di contrasti tra improvvisazione spavalda e strutturazione molto lucida, ma aperta.
Il quintetto allinea solisti ben apprezzati e affermati, non solo nella scena scandinava, come il sassofonista Fredrik Ljungkvist, il trombettista Magnus Broo e il pianista Håvard Wiik, e i due norvegesi della partita, il contrabbassista Ingebrigt Håker Flaten e il batterista Paal Nilssen-Love, che conosciamo per le loro frequenti collaborazioni con i musicisti più attivi della nuova scena internazionale, in particolare chicagoana.
Il quintetto vanta già una lunga vita e una bella serie di dischi registrati, a partire da Feet Music, pubblicato nel 2001, fino al recente Atomic, registrato nel 2012. Si regge dunque su una sintonia molto elevata, come dimostrato nel bel concerto di Bolzano. Una musica bene composta, in particolare da Ljungkvist, al quale è demandata la direzione attraverso una sorta di conduction ridotta nei gesti ma molto efficace. Ma certamente una musica ampiamente scomposta, nell'esecuzione libera e tumultuosa dei protagonisti, in cui la precisione è continuamente incrinata, insidiata e nuovamente affermata.
Emblematica in tal senso l'azione di Nilssen-Love, sempre tesa ad aggirare il ritmo, ma poi sempre puntuale sulle suddivisioni ritmiche e sugli accenti. Una connessione ad alto potenziale tra i cinque, sempre soggetta a telluriche sconnessioni. Ogni personalità si esprime nel gruppo in modo compiuto, ma prende parte al quadro comune, in un disegno in continua mutazione, soggetto alle digressioni, agli innesti improvvisi di riff e di folate timbriche, di trapanature ritmiche.
Energia e tenerezza si succedono, si affiancano, si mescolano. Ironia e geometrie astratte si alimentano a vicenda. Acrobatica è la tromba di Broo; il piano di Wiik traccia orbite astratte tra pensiero contemporaneo e feeling jazzsitico. Il contrabbasso pulsa, sostiene, ma nel contempo trafigge. Il sax detta direzioni, il clarinetto allude a dimensioni. Il repertorio del concerto ha spaziato, attingendo molto all'ultimo lavoro: dai metri molteplici di "Accidentals" ai motivi malinconici, di sentore folklorico, di "There's a Hole in the Mountain," fino ai balzi acrobatici di "Available Exits," dove il dialogo trova punte di eccellenza arroventata nei vari dosaggi strumentali.
Foto
Daniele Torresan.
Bolzano
14.04.2014
Quando si pensa alla scena scandinava, l'associazione mentale va subito a musicisti che percorrono le strade delle atmosfere soffici, levigate, spesso con melodie evocative, dalle tinte sfumate e leggere. Spesso poco stimolanti. Oppure ci si riferisce alla ricca scena degli esploratori elettronici, che specialmente in Norvegia annovera alcuni tra i suoi campioni più celebrati. Nulla di tutto questo accade con il quintetto Atomic, tre quinti svedesi e due norvegesi, che sul palco del Piccolo Teatro Carambolage di Bolzano ha portato la propria musica corrosiva, ricca di contrasti tra improvvisazione spavalda e strutturazione molto lucida, ma aperta.
Il quintetto allinea solisti ben apprezzati e affermati, non solo nella scena scandinava, come il sassofonista Fredrik Ljungkvist, il trombettista Magnus Broo e il pianista Håvard Wiik, e i due norvegesi della partita, il contrabbassista Ingebrigt Håker Flaten e il batterista Paal Nilssen-Love, che conosciamo per le loro frequenti collaborazioni con i musicisti più attivi della nuova scena internazionale, in particolare chicagoana.
Il quintetto vanta già una lunga vita e una bella serie di dischi registrati, a partire da Feet Music, pubblicato nel 2001, fino al recente Atomic, registrato nel 2012. Si regge dunque su una sintonia molto elevata, come dimostrato nel bel concerto di Bolzano. Una musica bene composta, in particolare da Ljungkvist, al quale è demandata la direzione attraverso una sorta di conduction ridotta nei gesti ma molto efficace. Ma certamente una musica ampiamente scomposta, nell'esecuzione libera e tumultuosa dei protagonisti, in cui la precisione è continuamente incrinata, insidiata e nuovamente affermata.
Emblematica in tal senso l'azione di Nilssen-Love, sempre tesa ad aggirare il ritmo, ma poi sempre puntuale sulle suddivisioni ritmiche e sugli accenti. Una connessione ad alto potenziale tra i cinque, sempre soggetta a telluriche sconnessioni. Ogni personalità si esprime nel gruppo in modo compiuto, ma prende parte al quadro comune, in un disegno in continua mutazione, soggetto alle digressioni, agli innesti improvvisi di riff e di folate timbriche, di trapanature ritmiche.
Energia e tenerezza si succedono, si affiancano, si mescolano. Ironia e geometrie astratte si alimentano a vicenda. Acrobatica è la tromba di Broo; il piano di Wiik traccia orbite astratte tra pensiero contemporaneo e feeling jazzsitico. Il contrabbasso pulsa, sostiene, ma nel contempo trafigge. Il sax detta direzioni, il clarinetto allude a dimensioni. Il repertorio del concerto ha spaziato, attingendo molto all'ultimo lavoro: dai metri molteplici di "Accidentals" ai motivi malinconici, di sentore folklorico, di "There's a Hole in the Mountain," fino ai balzi acrobatici di "Available Exits," dove il dialogo trova punte di eccellenza arroventata nei vari dosaggi strumentali.
Foto
Daniele Torresan.
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About Atomic
Instrument: Band / ensemble / orchestra
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