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Artchipel Orchestra al Blue Note Milano

Courtesy Roberto Priolo
Blue Note
Milano
1 aprile 2025
Per una volta parliamo della concorrenza: Musica Jazz. Rivista che quest'anno compie ottant'anni (è stata fondata nel 1945) e che dal 1982, con il referendum Top Jazz cui partecipano critici e addetti ai lavori, premia i migliori musicisti del jazz nazionale.
Per celebrare gli artisti che si sono messi in luce nel referendum 2024, il Blue Note ha ospitato un concerto dell'Artchipel Orchestra diretta da Ferdinando Farao, cui si sono aggiunti nel corso della serata il sassofonista Roberto Ottaviano, premiato come musicista dell'anno e Andrea Grossi (contrabbasso), Monique Chao (direzione e pianoforte), Danilo Gallo (qui alla balalaika bassa), segnalati in diverse categorie.
Al netto di qualunque considerazione sui premi in ambito artistico (l'atteggiamento comune è che fanno curriculum quando si vincono, non contano nulla quando si perdono), indubbiamente i nomi che emergono dal Top Jazz sono un indicatore dello stato di (buona) salute e delle tendenze del jazz italiano.
Come si conviene in queste situazioni, la serata si è sviluppata in un clima allegro e festoso, tra brani originali di Ferdinando Faraò ("To Lindsay"), un bolero dagli echi orientali volutamente sfilacciati scritto e diretto da Monique Chao e composizioni risalenti agli anni '70 ("God Song" di Phil Miller con i testi di Robert Wyatt, "Kings and Queens" dei Soft Machine), rivisitati con arrangiamenti scintillanti in chiave jazz contemporaneo.
Chiusura di concerto con "Big Orange," brano dedicato a Pip Pyle, quasi a sottolineare ancora una volta la diretta discendenza artistica dell'Artchipel dalla scena di Canterbury.
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