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Westchester Jazz Orchestra: All In
Il vero punto di forza del disco è costituito appunto dagli arrangiamenti avventurosi e mai scontati, per attraversare una vasta area di stili, che esalta un gioco di equilibrio raffinato, tra echi latinoamericani, swing e linguaggio postbop.
C’è perfino spazio per una ben riuscita, gustosa rivisitazione di un brano (“Here Comes the Sun”) dei Beatles, ma i vertici del disco si ritrovano nelle parti articolate a collage delle varie sezioni, che giganteggiano nel brano hendersoniano (“Caribbean Fire Dance”) nonché nelle riletture silveriane (“Peace”, “Room 608”).
Una musica dinamica e densa, che vive di un gioioso relax esecutivo nonché di picchi di intensità, di rifrazioni timbriche, di sfumature destrutturate. È comunque un percorso in fase di crescita, che già rivela compattezza di gruppo e brillanti arrangiamenti. Forse una incisione dal vivo sarebbe stata più pertinente e congeniale al respiro esecutivo della musica proposta, per raggiungere momenti di maggior intensità.
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