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Aldo Romano - Louis Sclavis - Henri Texier - Guy Le Querrec
Il tema del rapporto tra jazz e immagini, argomento portante della 36a edizione del Roma Jazz Festival, è perfettamente interpretato dal progetto realizzato tra il 1995 e il 2005 dal trio di Henri Texier, Aldo Romano e Louis Sclavis, rispolverato per l'occasione. Allora i tre musicisti intrapresero una serie di viaggi in Africa in compagnia del fotografo Guy Le Querrec, i cui scatti hanno poi fornito l'ispirazione e l'accompagnamento visivo ai brani musicali originati in seguito a quella esperienza. I tre CD realizzati, pubblicati dalla francese Label Bleu, comprendevano estesi booklet con le foto, parte integrante dell'opera, che per la versione live sono diventate una serie di diapositive proiettate su uno schermo alle spalle dei musicisti, relegati in un angolo del palco per lasciare spazio alla visione delle foto, tutte in un rigoroso bianco e nero.
Immagini e musica scorrono a braccetto, accompagnandosi in un viaggio all'interno di un continente dalle mille facce, dove convivono antico e moderno, tradizione e progresso, natura e costruzioni. La musica ricalca questa varietà di situazioni in una serie di brani diversi, ciascuno con una propria precisa identità, nessuno più lungo di 5-6 minuti. L'estrema compattezza è una caratteristica del trio, formato da musicisti che si conoscono alla perfezione, e suonano come un tutt'uno, stimolandosi e sostenendosi vicendevolmente. Sclavis si alterna tra clarinetto, clarinetto basso e sax soprano, che suona con la consueta maestria e intensità; Texier è probabilmente uno dei contrabbassisti più sottovalutati, saldo nell'accompagnamento e fantasioso negli assoli, notevole anche come bandleader e compositore; e Romano è un batterista allo stesso tempo potente e delicato, abile nel sottolineare i momenti più intimistici come quelli più fragorosi.
Le composizioni, provenienti principalmente dal terzo dei CD incisi dal trio, African Flashback, sono firmate singolarmente da tutti e tre, e nonostante i diffusi sapori etnici rimangono saldamente ancorate al mondo del jazz, ma quello più aperto agli scambi interculturali. Si va dalla melodia africaneggiante di "Berbère" al pseudo free beffardo della mini suite "African Panther 69/Surreal Politik," alternando momenti agitati ad altri più melodici. Alla fine del concerto, anche Le Querrec sale sul palco per ricevere insieme ai tre musicisti i meritati applausi del pubblico.
Foto, di repertorio, di Guy Fonck.
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