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Aka Moon alla Jazz Station, Bruxelles

Aka Moon alla Jazz Station, Bruxelles

Courtesy Alexander Popelier

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Aka Moon
Jazz Station
Bruxelles
28 febbraio 2025

Non è facile oggi assistere a un concerto degli Aka Moon. Il trio belga costituito dall'altosassofonista Fabrizio Cassol, il bassista Michel Hatzigeorgiou e il batterista Stéphane Galland, con alle spalle una carriera ultratrentennale, è ben noto in patria e in alcuni dei paesi vicini, dove si esibisce con una certa regolarità, ma quasi del tutto sconosciuto altrove, nonostante i tre musicisti siano autori di una proposta musicale originale di altissimo livello qualitativo. Inoltre ciascuno dei tre componenti del gruppo ha progetti musicali personali da portare avanti, e di conseguenza le attività comuni si sono alquanto diradate. Per cui quando mi sono recentemente trovato a Bruxelles in concomitanza con un loro doppio concerto presso un jazz club locale non mi sono lasciato sfuggire la ghiotta occasione di presenziare alla prima delle loro due serate.

Il concerto, diviso in due parti separate da un intervallo, ha una scaletta che ripercorre buona parte della carriera del gruppo, a cominciare proprio dal brano iniziale che propone in un medley due dei temi più datati, "Alaknanda" e "Story Telling's On" seguiti dal più recente "Now," tratto dall'album omonimo. Cassol è l'autore di quasi tutte le composizioni del gruppo, ma il loro sviluppo è frutto di un lavoro collettivo che coinvolge pesantemente la sezione ritmica per l'uso continuo di poliritmi e ritmi spezzati, pertanto il trio non suona come il tipico sax solista con accompagnamento, ma come un tutto compatto, unico e inscindibile nelle sue componenti. La musica generata è un flusso travolgente, che avvince l'ascoltatore e lo trasporta in un viaggio imprevedibile su un ottovolante sonoro. Nonostante la complessità della musica e la mancanza di riferimenti strutturali immediati per l'ascoltatore, lo sviluppo è lineare e coerente, perfettamente scorrevole nonostante la mancanza di regolarità negli accenti, che costringe a una attenzione continua. Il set procede con "Michel Is Back," introdotto da un assolo del bassista, a cui seguono "Aka Teri Ya," che nell'originale vedeva la presenza di Baba Sissoko, e qui fornisce lo spunto al batterista per mettersi in mostra, per poi concludere il primo set con "From Influence to Innocence," tratto dall'album Guitars.

Il secondo set si apre con "Peace," che come il nome suggerisce è un tema più raccolto e meditativo. Si passa poi alla title track dell'album più recente, "Quality of Joy," proposta in una versione per trio ridotta rispetto all'organico allargato presente sul disco, come del resto altri dei brani eseguiti nel corso della serata. Anche "She Talks to Beethoven" tratto dall'album Opus 111 dedicato alla sonata N. 32 in Do Minore di Beethoven vedeva nell'originale la presenza del pianista Fabian Fiorini, frequente collaboratore del gruppo, ma l'esecuzione in trio non dà nessuna sensazione di incompletezza. Il concerto arriva alla sua conclusione con "Persevering," ma c'è ancora tempo per un bis richiesto a gran voce dal pubblico, "Last call from Jaco," che vede ancora Hatzigeorgiou in primo piano per un omaggio a uno dei massimi interpreti dello strumento e suo maestro riconosciuto.

La musica di Aka Moon appare ancora nuova, fresca e stimolante dopo più di 30 anni, di difficile catalogazione per il suo ibridarsi con forme etniche (soprattutto per gli elementi ritmici che ne costituiscono le basi) e la lontananza dal jazz mainstream, con il quale presenta pochi punti di contatto; più stretto il rapporto con un certo progressive, ma possiamo dire che presenta caratteristiche assolutamente uniche e originali. Infine una menzione speciale per l'eccezionale perizia tecnica mostrata dai tre musicisti, indispensabile per affrontare e padroneggiare una musica tanto complessa, e che rende ancora più incredibile e sconcertante il fatto che non siano maggiormente conosciuti.

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