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Anouar Brahem: After the Last Sky

Anouar Brahem: After the Last Sky
Fin dal suo esordio la musica del suonatore di oud tunisino Anouar Brahem ha oscillato tra i tre poli della musica tradizionale classica araba, l'improvvisazione jazzistica e la musica classica europea di stampo cameristico, generalmente adattando le quantità di ogni singolo componente ai musicisti scelti per interpretarla.

Dopo i primi due album nei quali aveva proposto essenzialmente la propria versione della musica classica araba, accompagnato da musicisti e strumenti di quella tradizione, Brahem si è via via spostato verso una personale commistione con la musica classica europea e il jazz, chiamando vicino a sé musicisti in grado di sostenere la sua visione trasversale dei generi, come il pianista Francois Couturier.

Il suo ultimo album era stato l'ottimo Blue Maqams, uno dei suoi più orientati verso il jazz, dove era alla guida di un quartetto comprendente Dave Holland al contrabbasso, Django Bates al pianoforte e Jack DeJohnette alla batteria. Per After the Last Sky ha mantenuto i tre quarti di quella formazione, ma è bastato sostituire deJohnette con la violoncellista Anja Lechner (musicista di estrazione classica, ma anche versata nell'improvvisazione) per cambiare decisamente la musica, spostando l'equilibrio complessivo verso la musica classica europea.

L'album è stato registrato nel Maggio 2024, con la tragedia di Gaza in pieno svolgimento, e ciò si è riflesso sulla sua realizzazione, a cominciare dai titoli dei brani (tutti riferimenti alla Palestina e al suo popolo) e al titolo dell'album, preso da un verso del poeta palestinese Mahmoud Darwish (al quale aveva già dedicato l'album The Astounding Eyes of Rita nel 2008) che aveva dato il titolo a un saggio dello scrittore Edward Said evocato anche nel titolo di uno degli altri brani.

Il libretto del CD contiene un saggio dello scrittore Adam Shatz che, su invito dallo stesso musicista, parla della musica di Brahem in rapporto al suo essere arabo e al suo confrontarsi con la situazione palestinese. L'artista tunisino ammette di voler esprimere le proprie emozioni e i sentimenti con la sua musica, senza voler influenzare come l'ascoltatore la percepisce. Ma come ribadisce Shatz, non si può ascoltare la musica senza la consapevolezza degli eventi che la hanno in qualche modo generata, come era capitato anche per l´album Souvenance, composto durante e dopo le rivolte scoppiate tra il 2010 e il 2012 in alcuni paesi di lingua araba.

La scelta della Lechner si rivela vincente: è lei la protagonista assoluta del lavoro, anche se non sempre in primo piano; la voce struggente del suo strumento carica di pathos e emozione i temi, già di per sé prodighi di sensazioni. A lei sono affidati l'apertura e la chiusura dell'album: "Remembering Hind," in coppia col pianista, è il dolente ricordo di una delle giovani vittime, mentre in "Vague" ai due si aggiunge il bassista nell'evocazione delle onde del mare. Il brano è uno dei più noti di Brahem, che lo aveva già inciso in altre occasioni, e la stessa violoncellista lo aveva eseguito con il pianista Couturier nel loro album Lontano. La Lechner è ancora in primo piano in "In the Shade of Your Eyes," con la sola compagnia dell'oud del leader, mentre tra i brani di gruppo "Dancing Under the Meteorites" è quello più mosso, sostenuto dal basso di Holland.

Oltre all'intensità della Lechner, colpisce all'ascolto la compattezza mostrata dal quartetto, merito non solo della bravura dei singoli, ma soprattutto della scrittura di Brahem, che ritaglia per ciascuno il ruolo che maggiormente gli si addice. Della Lechner si è detto, Holland è il pilastro del gruppo, fornendo il sostegno propulsivo e l'aggancio con il mondo del jazz (oltre a essere coprotagonista con l'oud del leader in "The Eternal Olive Tree," un travolgente duetto improvvisato), Bates ricama sui temi col suo pianoforte contenendo nell'accompagnamento la sua naturale esuberanza limitata alle rare occasioni di assolo come in "Awake." Da parte sua Brahem introduce i temi, spesso all'unisono con piano e/o violoncello, guidando l'ensemble e ritagliandosi occasionalmente un po' di spazio per qualche assolo, ma senza turbare il perfetto equilibrio tra gli strumenti, ognuno dei quali contribuisce alla costruzione del sound collettivo.

Brahem non è un musicista particolarmente prolifico (questo è il suo dodicesimo album per l'etichetta tedesca a partire da Barzakh del 1991), ma ognuno dei suoi lavori propone una miscela raffinata e originale, sempre differente, degli ingredienti che costituiscono la sua musica, fatta di temi che incarnano l'espressione di una cultura araba elaborati con la rigorosità delle composizioni classiche e sviluppati con il linguaggio dell'improvvisazione jazzistica. Non è facile stilare una classifica della sua produzione (e probabilmente sarebbe solo un futile esercizio, data la grande varietà e la costante qualità), ma questo album si pone sicuramente ai vertici.

Album della settimana.

Track Listing

Remembering Hind; After the Last Sky; Endless Wandering; The Eternal Olive Tree; Awake; In the Shade of Your Eyes; Dancing Under the Meteorites; The Sweet Oranges of Jaffa; Never Forget; Edward Said's Reverie; Vague.

Personnel

Album information

Title: After the Last Sky | Year Released: 2025 | Record Label: ECM Records

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