Mick Rossi: 160

Nato come commento musicale al documentario "Albi's Oboe" di Matt Dine, 160 (è la frequenza utilizzata nella registrazione del disco) -come talvolta accade in casi del genere, si svincola dalla sua funzione originale per trasformarsi in opera che vive di vita propria, autonoma e originale. Mick Rossi suona, oltre agli usuali pianoforte e batteria, una serie di strumenti sovraincisi in tempo reale, dando vita ad un lavoro difficilmente etichettabile, al di là dei generi.

Specchio fedele, per l'appunto, della trasversalità di un musicista che dal 2001 è membro dell'ensemble di Philip Glass, si è trovato a fianco di Paul Simon sia in sala di registrazione che in tour, ha collaborato con musicisti come Dave Douglas, Steve Bernstein, Wadada Leo Smith, Sting e Leonard Cohen, per citarne solo una minima parte.

Quindici brani, parecchi sotto i tre minuti -solo " Albi No. 1" sfiora gli otto ma si scompone in molteplici segmenti -quindici fotogrammi di un film che ciascuno a piacere può girare nella propria mente. In 160 troviamo la scanzonata frenesia che accompagna i cartoni animati, incalzanti e ossessivi droni ritmici, pirotecniche boutade, sequenze sognanti provocate da delicati arpeggi o da frammenti di musica circense, con la sensazione a pelle di una presenza decisiva dell'elettronica che è invece confinata nell'uso occasionale di sampler. Ma soprattutto troviamo il gran senso orchestrale di Mick Rossi in grado di comporre in solitaria, da un puzzle apparentemente strampalato di sorgenti sonore, un fantasmagorico mondo musicale.

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