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Yuri Goloubev

01. Bill Evans - Affinity (Warner - 1978).

Un vero capolavoro. Non c’è bisogno di alcun commento.

02. Eddie Daniels - Nepenhte (GRP - 1989).

Un meraviglioso clarinettista e Nepenthe rappresenta il suo lato “fusion”. Registrato e suonato benissimo, è un lavoro molto evocativo. Questo album non è facile da trovare, ma ve lo consiglio davvero.

03. Fred Hersch - Point in Time (Enja - 1995).

Un altro disco difficile da trovare di uno dei più interessanti pianisti di oggi. Pubblicato in Germania, l’ho comprato in un “mercatino” di dischi di seconda mano durante il Saalfelden Jazz Festival dove ho suonato un paio d’anni fa. Gli arrangiamenti sono belli ed interessanti. Tra i brani più riusciti la versione di “You Don’t Know What Love Is“ con bellissimi cambi di tempo e di armonie e “Infant Eyes“ suonato in ¾ con il contrabbasso di Drew Gress che gestisce la melodia del tema.

04. Brad Mehldau - Places (Warner - 2000).

Forse il miglior disco di Mehldau. La prima volta, l’ho ascoltato almeno dieci volte di fila. Il pianista miscela la tradizione classica con quella jazzistica in modo assai convincente. E’ stato una vera sorpresa.

05. New York Voices - What’s Inside (GRP - 1993).

Anche questo disco l’ho ascoltato tantissime volte e lo trovo davvero ispirato e molto fresco - per non dire “rivoluzionario”. Suonato e cantato eccezionalmente bene, la qualità degli arrangiamenti supera in qualche brano le possibili cinque stelle.

06. Chick Corea’s Akoustic Band - Akoustic Band (GRP - 1989).

Ci sono alcuni pezzi che mi piacciono davvero, “T.B.C”, “Circles”, ed alcune versioni di noti standard eseguiti con una freschezza “giovanile”, grazie alla presenza di (allora giovani) John Patitucci e Dave Weckl. Mi lascia un po’ perplesso il suono: il pianoforte è molto secco e “chiuso”, vi è un megariverbero sul contrabbasso, la batteria non sembra la batteria jazz, ecc...

07. Richie Beirach - Self Portraits (CMP Records - 1992).

Un interessantissimo lavoro di piano solo difficile da etichettare. In certi punti questo lavoro si avvicina davvero molto alla estetica di musica classica contemporanea, e lo trovo particolarmente affascinante ed efficace. Purtroppo, non ho sentito molti dischi di Beirach, ma tra quelli che mi sono capitati questo è il mio preferito.

08. Peter Erskine - You Never Know (ECM - 1992).

Un bell'album, anche se non tutti i pezzi sono totalmente convincenti. Abbiamo il “tipico” suono della famosa casa discografica tedesca, con molto “aria” e “spazio”. Un lavoro molto piacevole, con alcuni brani che ascolto di continuo.

09. Giovanni Allevi - No Concept (Ricordi - 2005).

Penso che Allevi abbia trovato un genere a sé, una sua nicchia nella quale si trova bene e che gli offre parecchie soddisfazioni anche a livello commerciale. C’è un po’ di “easy listening”, ci sono delle influenze jazzistiche, c’è un po’ di musica classica... Tutto sommato, è un disco piacevole, anche se ha certi “vuoti” nella sua progettualità. Però leggendo il titolo, forse è stato pensato proprio cosi...

10. Stanley Clarke - Standards (Kind of Blue Records - 2006).

Boh... che posso dire... Jazzit gli ha dato mezza stella, per me potrebbe valerne due ma non potrei darne di più. Il disco si presenta come una jam session di livello abbastanza discutibile. I musicisti invece (come si vede dal DVD allegato) sembrano molto contenti di aver prodotto un lavoro del genere. Strano...

Foto di Alvaro Belloni

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