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Chico Hamilton: Twelve Tones of Love
ByArtista assolutamente unico per creatività, temperamento e percorsi, Chico non s'è fermato alla stagione del West Coast Jazz (quando guidava il celeberrimo quintetto con violoncello) ma ha attraversato i decenni mostrando di collocarsi trasversalmente alle epoche senza perdere i tratti centrali del suo stile: una visione del jazz melodicamente attraente, dove la leggerezza dei percorsi di fonde in un tessuto ritmico sorprendente, sempre cangiante e ricco di soluzioni timbriche (proverbiale il suo uso di spazzole e mallets).
Gettando uno sguardo alla sua discografia (una abbastanza completa è sulla scheda redatta in Wikipedia) molti resteranno sorpresi nel vedere la sua costante produzione di opere attraverso tutti i decenni della sua vita artistica. Se nei primi anni Novanta è stata la Soul Note a pubblicare alcuni suoi interessanti lavori (da allora è praticamente scomparso dalla scena discografica e dalle rassegne italiane) nel decennio successivo varie sue opere appaiono nel catalogo di questa coraggiosa etichetta indipendente.
In Twelve Tones of Love Chico guida un medio organico comprendente alcuni storici collaboratori come il trombonista George Bohanon, il chitarrista Cary DeNegris e il sassofonista Jackie Kelso, suo coetaneo e figura sottovalutata del jazz californiano. Accanto a questi troviamo alcuni giovani di valore, a testimonianza della proverbiale dote di talent scout del batterista: il bassista Paul Ramsey, i sassofonisti Evan Schwam ed Eddie Barbash.
Il percorso musicale consta di 18 brani (due terzi dei quali composti da Hamilton) che si caratterizzano per varietà della tavolozza cromatica e mutamenti di clima: Chico è ancora un maestro nel creare atmosfere sospese, d'impronta cameristica, che sfociano in quadri concitati, dall'intenso quanto accattivante groove ritmico. Uno stile fedele ai connotati di fondo della sua estetica che risulta sempre attuale per la freschezza della trama, sempre cangiante e ricca di colori: in essa trovano posto i valori del bop e del West Coast Jazz quanto quelli del funk o del jazz elettrico.
I brani migliori sono il variopinto "Nonchalant," la pregevole "Charlie Parker Suite," la successiva ballad a tempo medio "Penthouse A" (con DeNigris protagonista, sulla linea Gabor Szabo), i concitati "Raoul" e "Steinway" dall'attraente contrasto tra climi funky, swing jazzistico e abbandoni lirici.
Il disco si chiude con "The Alto of Kelso" una composizione di Chico per l'amico di una vita (87 anni) che l'interpreta da grande protagonista.
Uno dei lavori più freschi e attraenti di questa stagione. Non perdetelo.
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