Hubert Dupont, Antoine Berjeaut, Steve Arguelles: Trio Kosmos
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Tre improvvisatori indomabili tra ritmi siderali e dolcezza dell'acustico spezzata da espansioni elettroniche che sondano l'infinito. Hubert Dupont, Antoine Berjeaut e Steve Arguelles fondano il Trio Kosmos e danno vita a un long playing d'esordio basato sull'improvvisazione illuminata e sulla convergenza fra sonorità acustiche ed elettroniche. Dodici tracce che avvolgono, fanno sognare, ipnotizzano, si dispiegano senza un inizio né una fine, esaltando lo scarto fra l'essere e il nulla.
La melodia è presente solo sotto forma di frammento, sorge e si dissolve ripetutamente in un processo continuo di decostruzione, delineando un'esperienza di ascolto simile a una caduta nel vuoto. C'è una tensione latente fra vuoto e pienezza che traspare in particolare nei momenti in cui il silenzio cosmico viene sbranato placidamente dalle pulsioni di batteria e di basso elettrico, avvolte con coerenza dagli innesti di elettronica curati da Arguelles ("Bathyscape" , "Busyb") e dagli alisei scatenati dalla tromba davisiana di Berjeaut ("Do Up," "Roads"). Frammenti più sperimentali, in cui l'astensione dal suono è resa difettiva da rumorismi disturbanti e da vibrazioni aliene ("Diodes" e "Héliogravure"), si alternano a composizioni più classiche come "Free and Blue," in cui Dupont si lascia sedurre da ritmi africani e da echi di world music (la recente collaborazione di Dupont con Rudresh Mahanthappa in Spider's Dance sembra aver ampliato ancora di più gli orizzonti musicali del contrabbassista francese).
Ci sono poi tracce come "Reckon" segnate da un andamento narrativo perturbato innescato dal sound gutturale e al contempo limpido del basso di Dupont, e altre come "Not Jazz" che assumono la forma di sonate polifoniche in cui la tromba di Berjeaut e le percussioni ancestrali di Arguelles si rincorrono in altezza in una sorta di sfida fra strumentisti prima di essere inghiottite dalla duttilità del giro di basso. Il ritmo è serrato, il tessuto immaginativo sempre fluente ed energetico. L'interplay si sviluppa soprattutto nella relazione batteriatromba, strumenti di per sé molto più affini rispetto a tromba e basso. Ma è un peccato perché, come dimostra "Not Jazz" , un'interazione più intensa fra Berjeaut e Dupont avrebbe reso maggiormente multiforme il paesaggio sonoro che in alcuni tratti si adagia e rispecchia troppo in sé stesso.
Quella del Trio Kosmos è musica dell'impermanenza, destinata per la sua natura dispersiva e frammentaria a essere dimenticata, pur lasciando, per chiarezza e abissalità emanate, tracce profonde nella mente di chi ascolta.
La melodia è presente solo sotto forma di frammento, sorge e si dissolve ripetutamente in un processo continuo di decostruzione, delineando un'esperienza di ascolto simile a una caduta nel vuoto. C'è una tensione latente fra vuoto e pienezza che traspare in particolare nei momenti in cui il silenzio cosmico viene sbranato placidamente dalle pulsioni di batteria e di basso elettrico, avvolte con coerenza dagli innesti di elettronica curati da Arguelles ("Bathyscape" , "Busyb") e dagli alisei scatenati dalla tromba davisiana di Berjeaut ("Do Up," "Roads"). Frammenti più sperimentali, in cui l'astensione dal suono è resa difettiva da rumorismi disturbanti e da vibrazioni aliene ("Diodes" e "Héliogravure"), si alternano a composizioni più classiche come "Free and Blue," in cui Dupont si lascia sedurre da ritmi africani e da echi di world music (la recente collaborazione di Dupont con Rudresh Mahanthappa in Spider's Dance sembra aver ampliato ancora di più gli orizzonti musicali del contrabbassista francese).
Ci sono poi tracce come "Reckon" segnate da un andamento narrativo perturbato innescato dal sound gutturale e al contempo limpido del basso di Dupont, e altre come "Not Jazz" che assumono la forma di sonate polifoniche in cui la tromba di Berjeaut e le percussioni ancestrali di Arguelles si rincorrono in altezza in una sorta di sfida fra strumentisti prima di essere inghiottite dalla duttilità del giro di basso. Il ritmo è serrato, il tessuto immaginativo sempre fluente ed energetico. L'interplay si sviluppa soprattutto nella relazione batteriatromba, strumenti di per sé molto più affini rispetto a tromba e basso. Ma è un peccato perché, come dimostra "Not Jazz" , un'interazione più intensa fra Berjeaut e Dupont avrebbe reso maggiormente multiforme il paesaggio sonoro che in alcuni tratti si adagia e rispecchia troppo in sé stesso.
Quella del Trio Kosmos è musica dell'impermanenza, destinata per la sua natura dispersiva e frammentaria a essere dimenticata, pur lasciando, per chiarezza e abissalità emanate, tracce profonde nella mente di chi ascolta.
Track Listing
Bathyscaphe; Kunning Place; Diodes; Reckon; Not Jazz; Héliogravure; Free and Blue; Immersion; Upfront; Roads; Do Up; BusyB.
Personnel
Hubert Dupont: bass; Antoine Berjeaut: trumpet; Steve Arguelles: drums.
Album information
Title: Trio Kosmos | Year Released: 2020 | Record Label: Ultrabolic
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Instrument: Bass
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