Amato Jazz Trio: Time Pieces for Piano

Il disco è per classico trio piano-contrabbasso-batteria (ma in "Train of Chagall" Elio è al piano elettrico), nonostante la loro abituale tendenza a trasformare la formazione con l'adozione di strumenti diversi dal pianoforte, e va semplicemente ascoltato, se se ne vogliono cogliere le preziose particolarità. Che consistono - oltre che in un grandissimo affiatamento e in sonorità spesso folgoranti - in riferimenti trasversali che si colgono fin dai titoli (che includono citazioni culturali e perfino geografiche), ma che solo l'ascolto può svelare a pieno.

I tre sono musicisti di gran classe, con Elio capace di accarezzare le corde più toccanti del piano, svariando da percussività monkiane, sempre venate di blues, a rapidi passaggi armonici di grande tensione ritmica e a scintillanti cascate di note bleyane, fino a citazioni classiche (oltre a quella di "Couperin," tangibile è l'ombra della musica novecentesca), mentre Alberto è sontuoso al contrabbasso, che richiama nel colore profondo i maestri nordeuropei. Il loro continuo e fitto dialogo viene segnato con sensibilità da Loris, sempre impegnato a dare continuità al discorso dei fratelli, ma anche in primo piano là dove i tempi si impennano e i ritmi si fanno incalzanti.

Davvero difficile parlare dei brani, tutti originali e tutti splendidi, anche se certo il "magico" attacco del disco, intenso e discorsivo nella sua composta concitazione, e lo sviluppo narrativo di "Circle of the Moon" meritano una citazione. Così come la merita l'unico pezzo parzialmente non originale, un "Libertango" reinterpretato con libera creatività e che ripresenta la splendida composizione di Piazzolla in modo inaudito.

Cosa non si nasconde alla periferia dell'impero economico-mediatico!

Bello e imperdibile.

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