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Tim Armacost: Time Being

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Tim Armacost: Time Being
La natura di un fenomeno è data dalla sommatoria di vari fattori, da una parte ci sono gli elementi che lo compongono, caratterizzandone i connotati, dall'altra il modo in cui quelli si combinano, e che ne costituiscono la forma. La capacità del demiurgo, dell'artista, si manifesta nell'abilità di manipolare la materia in modo che l'accostamento delle parti —per quanto riconoscibili o riconducibili a segni e stilemi preesistenti, strutturati e ampiamente usati —porti a risultati nuovi, ovvero ad opere originali e creative, pur nel rispetto delle regole. Tale approccio, che tiene conto dell'idea che la lingua va usata per parlare e non subita per farsi da quella parlare, conferisce ad ogni espressione artistica un'originale identità, e senza dover necessariamente indugiare sull'origine dei codici usati per realizzarla, tende così a caratterizzassi per qualità e valore estetico.

Time Being risponde precisamente alle caratteristiche di un prodotto che si esprime con il linguaggio strutturato del jazz —quello nobile dei grandi maestri del passato —senza però lasciarsi ingabbiare né dai cliché né dagli automatismi preconfezionati del codice: i segni espressivi vengono modulati in una forma affatto originale; il linguaggio è un mezzo e come tale viene utilizzato, ovvero per parlare e dire cose che qui assumono una fisionomia creativamente rilevante, senza tuttavia intaccare alcun aspetto strutturale e normativo che definisce il sistema delle regole del linguaggio musicale afroamericano, all'interno del quale il progetto si muove.

Registrato nel dicembre del 2016, il disco di Tim Armacost, eccellente tenor sassofonista, ammalia per le sue qualità. Il suo approccio espressivo mette in scena —in una sorta di viaggio infinito, in una immaginifica retrospettiva del passato —una felice miscellanea tra controllata impetuosità e lirismo, tra la volontà di lacerazione coltraniana (nel vibrato delle note basse), che non si realizza se non in potenza, e la serena melodiosità rapsodica cara a Sonny Rollins. Il suono possiede una corposità quasi palpabile e, per quanto chiaramente marcati, gli stilemi boppistici non prendono mai il sopravvento, sono funzionali allo sviluppo sintattico delle frasi e sempre gestiti con parsimonia e controllo. Il linguaggio strumentale di Armacost si esprime su tutta la gamma del suo sassofono, passa dai suoni estremamente gravi —che consentono escursioni affascinanti in atmosfere cariche di suggestioni tranquillizzanti e insieme pacatamente inquiete —agli acuti più strazianti, che si trasformano in urli primordiali e liberatori. Grazie al perfetto controllo dinamico, ogni nota possiede una precisa consistenza ritmica, l'attacco del suono procede quasi sempre in un crescendo misurato che riesce a dare consistenza anche ad un soffio di musica sottile, riuscendo a creare un senso dello swing elegante e danzante insieme.

"Alawain" ha un marcato afrore coltraniano; nel brano si assiste ad un progressivo dispiegamento di forze sonore che interagiscono tra loro fino a dare forma ad una musica effervescentemente espressiva. Qui, ma anche altrove nell'album, la batteria di Jeff Tain Watts non sviluppa il suo fraseggio come semplice sostegno ritmico, ovvero con la sola funzione di supporto —che pure viene realizzandosi —, ma si pone in dialogo con gli altri membri del trio: anticipa, suggerisce, propone e stimola. "Time Being" dà sostanza ad una lunga e intensa divagazione solistica del sassofono, in cui i respiri e le affascinati riflessioni melodiche risultano impreziosite da ricche variazioni e da un accompagnamento fluttuante. "Sculpture #1 Phase Shift" è un brano che riceve ad un certo punto una breve illuminazione timbrica del pianoforte, un colore che però lentamente svanisce, lasciando ai componenti del trio il compito di costruire una fitta trama di suoni in forma dialogica. In un equilibrato gioco delle parti ogni voce concorre a formulare un emozionante e suggestivo quadro narrativo, in cui gli strumenti affrontano con ardore e vitalità un intenso quadro espressivo, ricco di idee e musicalità. Anche in "To Next 20" il pianoforte entra a metà del tema per poi svanire e svuotare il tessuto sonoro, che viene poi "riempito" dal ricamo dalla voce del sassofono, rientrando solo in seguito a dare corpo all'esecuzione. Il solismo che ne consegue è appassionato, innegabilmente elegante, essenziale e intenso come tutto il brano.

In "Teo," brano di Thelonious Monk, l'esecuzione conserva i caratteri salienti e lo spirito insito nella musica del compositore afroamericano; in primo luogo la "ballabilità" dell'esecuzione, l'effervescenza danzante dello swing, che è presente in ogni colpo ritmico, in ogni cavata del contrabbasso (solido e scorrevole), in ogni accento del sassofono. Armacost esplora le note esattamente come farebbe Monk alternando semplicità e complessità, esitazione e convinzione, silenzi e moderata prolissità. La base ritmica —solida, granitica e insieme fluida sostiene i summenzionati disegni improvvisativi di Armacost, il quale sublima il senso del suono partendo dal groove della sezione ritmica, per poi evolversi fino a descrivere pregiati disegni. In questo brano bello e intrigante si può apprezzare anche il solo del robusto contrabbasso di Robert Hurst: pieno e incalzante nell'incedere, muscolare nel carattere. Trovano spazio anche la voce dei tamburi di Watts, che cesellano ritmicamente gli spazi lasciati liberi da Armacost nei four.

Lo spirito di Sonny Rollins, ma anche di opere assolute e fondamentali come Freedom Suite, stimolano e caratterizzano "Sculpture #2 Tempus Funkit," un esempio per nulla di maniera, in cui si conciliano, in forme esperienziali moderniste, gli slanci creativi individuali e affatto personali di Armacost e di tutto il gruppo. "Lonely Woman," superba composizione di Ornette Coleman, è qui eseguita con l'intensità che merita: due piani paralleli che si fanno incidenti, quello ritmico, che sui piatti scandisce a velocità sostenuta la pulsazione, e l'altro melodico del sassofono, che espone il tema a tempo dimezzato rispetto a quello della batteria, per dare la possibilità al contrabbasso di rispondere e ripetere ad eco la melodia. Così procede il brano, celebrando la bellezza della composizione e sviluppando amabili e intense linee sonore. "Sculpture #3 All the Things You Could Become In the Large Hadron Collider" è un esempio di quartetto declinato in forma di doppio duo (una formula simile a quella dello storico album Free Jazz di Ornette Coleman), in cui il walking del contrabbasso sostiene il solismo pronunciato e solido di David Kikoski mentre il sassofono, liberamente, s'insinua prediligendo il tempo della batteria, che in lontananza segue un percorso parallelo all'altro. Il brano declina in un unicum libertà e senso delle regole e propone uno schema ancora in grado di far scaturire idee e processi espressivi originali.

Time Being dimostra in che modo il passato può trasformarsi in un territorio da scoprire; è densamente popolato di consistenti idee. Per quanto presenti e chiaramente marcati, non interessano i tecnicismi grammaticali o il modo in cui ci si accosta creativamente a opere monumentali del passato—che il tempo non sfiora o a stili personali che hanno indicato una via —, ciò che colpisce è l'abilità di sintetizzare tutto in modo affatto personale e fortemente identitario.

La creatività di Armacost, e dell'intero progetto, non mira a creare nuovi dispositivi sintattici e lessicali, intende usare quelli già esistenti per comunicare nuove immagini e nuovi contenuti. Lo slancio artistico di Armacost non entra in conflitto con la tradizione e neanche la subisce, casomai la reinventa evocandone gli effetti rappresentativi e narrativi.

Time Being è un disco di pregio, un progetto di notevole spessore, un album da ascoltare e conservare con cura nella collezione di ogni amante dell'ottimo jazz.

Track Listing

Alawain; Time Being; Sculpture #1 – Phase Shift; The Next 20; Teo; Sculpture #2 – Tempus Funkit; One and Four; Lonely Woman; 53rd St. Theme; Sculpture #3 – All the Things You Could Become in the Large Hadron Collider.

Personnel

Tim Armacost
saxophone, tenor

Tim Armacost: tenor saxophone; Robert Hurst: double bass; Jeff “Tain” Watts: drums; David Kikoski: piano.

Album information

Title: Time Being | Year Released: 2017 | Record Label: Whirlwind Recordings Ltd


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