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Tim Berne's Snakeoil

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Area Sismica - Forlì - 17.3.2012

Con alle spalle il debutto discografico per l'ECM con Snakeoil accolto dall'entusiasmo della critica, la nuova formazione di Tim Berne, Snakeoil appunto, ha portato all'Area Sismica un concerto che ha confermato i pregi e le caratteristiche che emergevano già nel disco.

Il quartetto vede schierati, oltre al sax del leader, Oscar Noriega ai clarinetti, Matt Mitchell al piano e Ches Smith alla batteria e percussioni. Ritroviamo dunque Berne alle prese con le sonorità acustiche e, come spesso nelle sue formazioni, senza un bassista.

Il concerto è stato incentrato sulle composizioni di Berne contenute nel disco; la dimensione compositiva del leader si è confermata anche dal vivo come fortemente caratterizzante il suono e lo stile della formazione.

Berne nella sua scrittura ha raggiunto un livello altissimo di maturità e di sofisticazione. L'elaborata struttura formale dei brani rappresenta un vincolo, non rigido né restrittivo, ma sicuramente esigente, entro cui l'apporto individuale dei musicisti si deve collocare, ed è certamente l'elemento più forte nel definire il suono, l'ambito di azione e l'approccio del gruppo.

Questo stile compositivo potremmo definirlo "narrativo": brani con un articolato sviluppo lineare, che partono a volte da una lunga introduzione, oppure da una fulminea esposizione tematica, che poi si evolve in un lungo e complesso sviluppo in cui trovano posto anche le improvvisazioni, in una successione fluida e ben pensata, che spesso sfocia in un climax d'intensità costruito su ostinati di uno dei musicisti, su cui gli altri improvvisano oppure creano un crescendo dinamico. Lo stile dei brani riflette quello solistico di Berne: fraseggi obliqui su armonie complesse, con incursioni nel campo dell'atonalità, ma sotto quest'impalcatura intellettualmente molto elaborata si avverte chiaramente una forte vena di lirismo.

In definitiva la sonorità del gruppo è più vicina alle atmosfere camiristiche che a quelle jazzistiche, con un approccio misurato e più focalizzato sulla costruzione di un suono e un disegno complessivo che non sul lasciar spazio all'espressione individuale dei musicisti. Questo è vero per il CD, ed è stato confermato dal concerto. Ciò comunque non impedisce che i brani diano spazio a momenti di forte tensione espressiva e la sensibilità individuale dei musicisti, seppur subordinata al progetto complessivo, non è comunque sacrificata. Al contrario, i musicisti sono chiamati a dar vita alla visione compositiva del leader proprio attraverso la loro sensibilità e il loro stile personale.

Perciò, se da un lato è vero che ai membri del gruppo non sono stati lasciati ampli spazi solistici di libertà individuale, d'altro canto il progetto di questa formazione richiede certamente ai singoli membri una grande concentrazione e flessibilità; in breve, è richiesta la presenza di ottimi musicisti, e i compagni di Berne si sono sicuramente dimostrati all'altezza della situazione.

Oscar Noriega al clarinetto ha un suono molto pulito e una tecnica senza sbavature, anche se, come detto, i suoi momenti di protagonismo solista non sono stati molti. Ottimo l'apporto del pianoforte di Matt Mitchell, che ha creato un fondale sonoro fluido, nel ruolo fondamentale di sostegno armonico dei brani. Bello infine lo stile di Ches Smith alla batteria, con qualche tocco latino introdotto dall'uso delle congas; uno stile morbido e flessibile, ma al'occorrenza potente, nei crescendo dinamici.

Il fatto che il gruppo non abbia concesso bis alla fine del concerto è un altro elemento che sottolinea come in questo progetto sia prioritario l'accento posto sulla scrittura e sui brani (quasi in un'ottica di costruzione di un programma da concerto classico con un suo svolgimento pensato), non sull'invenzione istantanea e sull'espressione individuale.

In quest'ottica è stata assolutamente azzeccata e siignificativa la scelta del brano di chiusura, "Spare Parts," anch'esso proveniente dal CD: quasi una summa e un manifesto dello stile compositivo di Berne, della sua fusione di lirismo, complessità e dinamica fra rarefazione ed energia, terminante in uno dei suoi ormai proverbiali ostinati in crescendo che condensano e gradualmente liberano forza espressiva insieme a un contenuto melodico non banale.

Foto di Claudio Casanova.

Altre foto di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.

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