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Nostalgia 77 - Feat. Keith & Julie Tippett: The Nostalgia Sessions Vol.1

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Nostalgia 77 - Feat. Keith & Julie Tippett: The Nostalgia Sessions Vol.1
Nostalgia 77 è una sorta di logo col quale il musicista-produttore Benedic Lamdin firma da alcuni anni le sue opere sospese fra avanguardia e tradizione, alla ricerca del groove perfetto, elegante, rilassato e stuzzichevole allo stesso tempo. La sua amicizia con il noto dj inglese Gilles Peterson gli ha aperto molte porte, ma la qualità delle sue intuizioni gli va riconosciuta ampiamente. Insomma non è un raccomandato. E' molto bravo e merita di essere ascoltato.

Nel caso di questo CD, denominato un po' convenzionalmente Sessions vol.1, Landin riesce a caricare sulla macchina del tempo Julie e Keith Tippett, una delle coppie più note del jazz inglese. E li riporta sul luogo del delitto, ai tempi dell'inizio della loro collaborazione. Era il 1969 e all'epoca Julie Driscoll era una celebre cantante pop-rock inglese, lanciata da Giorgio Gomelsky e con un riuscito sodalizio artistico, ormai alle spalle, con Brian Auger. Keith era un giovane pianista squattrinato di Bristol che cercava di imporre la sua musica nella Swingin' London e si prestava a collaborazioni importanti come quella con i King Crimson, ricevendo in cambio la possibilità di incidere opere poi rivelatesi fondamentali come i suoi due primi meravigliosi album in sestetto (You Are Here... I Am There, del 1969 e Dedicated to You, But You Weren't Listening del 1971) e come lo straordinario Septober Energy uscito sempre nel 1971 e accreditato al gruppo-monstre Centipede.

Proprio i Centipede sono stati il punto di ingresso per Benedic Lamdin che, dopo aver ascoltato una vecchia copia su doppio vinile di quel mitico lavoro ha deciso che voleva fare qualcosa con Keith e Julie. L'impresa è decisamente riuscita e immaginiamo gli sforzi che Lamdin ha dovuto compiere per convincere i due a gettarsi a capofitto per questo tuffo nel passato. Immaginiamo la ritrosia soprattutto di Keith Tippett, un personaggio molto deciso a difendere la propria autonomia e la sua peculiare visione artistica e molto poco disponibile per i compromessi e per le operazioni di revival.

Maliziosamente Lamdin ha regolato l'orologio della macchina del tempo un po' all'indietro e così la musica che ci troviamo ad ascoltare sembra più una rivisitazione intelligente e alterata degli anni cinquanta e della prima metà degli anni sessanta invece che essere una clonazione della decade successiva. La ricetta adottata si basa su una ben calibrata miscela di jazz, blues e soul che consente a Landin di evocare memorie ormai un po' sbiadite, senza perdere mai di vista la contemporaneità. Ascoltatevi per esempio "Lapis Blue" e "Soothing The Rattlesnake" per un salto in avanti del tutto coerente e naturale.

Sin dal primo brano "You Don't Just Dream When You Sleep" la magia della voce di Julie riemerge immediatamente al centro della scena, con il suo fraseggio elegante e calibrato, la sua souplesse ritmica, la sua passione controllata messa benissimo in risalto dal pianoforte sensibilissimo del marito, geniale nella capacità di utilizzare tutta la gamma espressiva dello strumento e capace di punteggiare ritmicamente la melodia in maniera assolutamente magistrale. Al primo incrocio con la storia emergono nella scrittura brandelli melodici che sembrano accendere un sottile dejà vu che richiama alla memoria alcune cose dei King Crimson.

Per completare il quadro possiamo notare che in alcuni momenti gli arrangiamenti dei fiati ricordano certe situazioni che avevano caratterizzato i primi album del gruppo di Keith Tippett, anche se non mancano sezioni che sembrano tratte di peso da qualche album post-bebop (vedi "Sketch for Gary/Billy Goes to Town") o addirittura da situazioni ancora più datate (per esempio in "Film Blues" il trombone richiama le tipiche frasi growl delle big band degli anni trenta/quaranta). In questi contesti il chitarrista Gary Boyle (che con Julie era stato, più o meno contemporaneamente, alla corte di Brian Auger) utilizza un fraseggio certamente più swingante e rarefatto, rispetto a quello che gli era congeniale nei suoi album nervosi della metà degli anni settanta, in piena era jazz-rock, con il gruppo Isotope.

Julie e Keith Tippett sono in ottima forma e certamente qualcuno, dopo averli ascoltati ed esserseli goduti appieno, farà riemergere vecchi rimpianti per due carriere che avrebbero potuto prendere direzioni diverse, a partire da quel famoso rifiuto di Keith Tippett per l'offerta di Bob Fripp di entrare in pianta stabile nei King Crimson. Ma non è tempo di rimpianti, semmai è doveroso mettersi alla finestra per attendere i prossimi volumi di queste ottime session.

Track Listing

01. You Don't Just Dream When You Sleep; 02. Film Blues; 03. Sketch for Gary/Billy Goes to Town; 04. Mice; 05. Rainclouds; 06. Lapis Blue; 07. Soothing the Rattlesnake; 08. Miniature; 09. Vienna; 10. Visions; 11. Okinawa; 12. Temple; 13. Four Whispers for Archie's Chair; 14. New Inner City Blues.

Personnel

Julie Tippett (voce); Keith Tippett (piano); Riaan Vosloo (contrabbasso); Adam Sorensen (batteria); Gary Boyle (chitarre); Mark Hanslip (sax tenore); Fulvio Sigurta (tromba e flicorno); Benedic Lamdin (produzione).

Album information

Title: The Nostalgia Sessions Vol.1 | Year Released: 2009 | Record Label: Flynn Center for The Performing Arts


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