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Testimoni del '68: Dave Burrell
ByNel 1968 suonavo il piano in diversi gruppi d'avanguardia. Registrai con il sax tenore Albert Ayler, con il Pharoah Sanders Septet, con Archie Shepp (For Losers, Kwanza), con Sonny Sharrock (Black Woman), con il percussionista Sunny Murray (Spiritual Infinity). Provavo spesso con il trombonista e compositore Grachan Moncur III il mio arrangiamento della Bohème di Giacomo Puccini, che registrai poi l'anno seguente (La Vie de Bohème) con la BYG.
Nel 1968 registrai anche il mio primo disco da leader con la Douglas International (High). Fu ben accolto e poco tempo dopo fu pubblicato un secondo disco, contenente brani registrati in quella stessa sessione (High Two). In seguito pubblicarono il CD doppio in Giappone (High Won High Two). Il produttore Alan Douglas aveva già lavorato con Jimi Hendrix, oltre ad aver registrato i discorsi di Malcolm X e la satira politica di Lenny Bruce. Douglas mi disse che la parola "High" non sarebbe mai passata di moda. Pharoah Sanders, Sirone e il batterista Bobby Kapp passarono molto tempo a provare nel mio appartamento il mio arrangiamento di "West Side Story," che costituisce il lato A del LP. Al momento di registrare, Douglas non voleva strumenti a fiato, e io insistetti affinché Pharoah suonasse il tamburello. Sul lato B del LP ho registrato la mia suite "Eastside Colors," con Sunny Murray alle percussioni. Sul disco c'è anche "Margy Pargy," un mio blues rag in 24 misure.
Quell'anno la scena Jazz newyorchese era molto movimentata. Come detto, molti dei cosiddetti jazzisti free vivevano ormai nel Lower East Side, oltre a commediografi come Leroy Jones (Amiri Baraka), artisti del calibro di Andy Warhol, e il pittore di colore Bob Thompson. E alcuni di noi erano già stati in tour in Europa.
Alle prove partecipavano anche scrittori, critici e fotografi Europei. Spesso provavamo nell'appartamento di Archie Shepp in Cooper Square, punto d'incontro sia per musicisti sia per scrittori. Ormai il Jazz d'avanguardia era tenuto in grande considerazione. Andavamo a Times Square per comprare riviste europee e canadesi per vedere ciò che scrivevano sul free jazz e sulla nuova rivoluzione sociale e politica che anche noi contribuivamo a diffondere.
Alcune riviste di jazz statunitensi sostenevano che noi suonassimo free perché non eravamo capaci di suonare il jazz tradizionale e il bebop, dato che volevamo separarcene nettamente. La mia risposta a questa tesi è sempre stata che il mio scopo è di padroneggiare il mio strumento a partire dagli inizi di questo grande regalo che l'America ha fatto al mondo.
Attraverso la mia esplorazione, quasi mezzo secolo dopo, dei grandi innovatori e precursori del jazz, da Blind Tom e Scott Joplin, ai maestri dell'improvvisazione come Jelly Roll Morton, dall'Harlem Stride a Duke Ellington, ho scoperto come questi maestri abbiano portato all'estremo le possibilità del loro strumento, partendo sempre dalla via maestra per creare cose nuove. E seguendo il loro esempio sto continuando lo stesso viaggio in cui ero immerso nel 1968.
Traduzione di Stefano Commodaro.
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