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Sounds of Friday, Prato

Sounds of Friday, Prato
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Cordocircuito—Stevland
Sounds of Friday
Circolo La Libertà
Prato
Primavera 2023

È ormai giunta alla diciassettesima edizione Sounds of Friday, la minirassegna jazz (quattro date, una la settimana per un mese) organizzata con un certo coraggio e un ottimo successo di pubblico presso il Circolo ARCI La Libertà del 1945 di Viaccia, frazione di Prato nella piana che divide la città da Pistoia. Giustamente varia negli stili selezionati—si tratta comunque e in primo luogo di far conoscere questa musica laddove è meno frequentata—ma sempre attenta alle proposte d'avanguardia (in passato ha ospitato organici come la Fonterossa Orchestra o il trio di Marco Colonna, Eugenio Colombo e Ettore Fioravanti), la rassegna pesca in genere, anche per ragioni di budget, nel ricco panorama regionale, e quest'anno aveva in cartellone il quartetto del trombettista Fabio Morgera e Cv53, la formazione della direttrice artistica Carlotta Vettori, fresca dell'uscita del CD Ruah per Fonterossa Records, oltre ai due concerti che qui documentiamo.

Il primo appuntamento, il 14 aprile, vedeva di scena Cordocircuito, quartetto capitanato dal decano dell'improvvisazione fiorentina Renato Cordovani, al sax contralto e ai clarinetti, e completato dal suo antico compagno di scorribande Dado Ricci a sax, tromba e giocattoli elettronici, Filippo Pedol al contrabbasso e Massimiliano Sorrentini alla batteria. Una formazione quasi inedita—i quattro, che pur si frequentano da una vita, avevano recentemente alle spalle solo un paio di concerti underground—dalle enormi potenzialità creative e che infatti, oltre il pubblico locale, ha attratto un buon numero di appassionati venuti da mezza Toscana, curiosi di ascoltare musicisti che, per varie ragioni, non è frequente trovare sui palcoscenici. Il programma prevedeva brani originali—di Cordovani, Ricci e Sorrentini —e di antichi collaboratori del leader, quali Tristan Honsinger e Matthias Schubert, ovvero materiali aperti tanto all'improvvisazione più sfrenata, quanto a interpretazioni teatrali e scenografiche, marchio di fabbrica di Cordovani. Quest'ultimo ha arricchito lo spettacolo con presentazioni divertite e surreali, interventi vocali stralunati e assoli ora torrenziali, ora frammentati, ben coadiuvato da Ricci sia al sax soprano, sia all'elettronica —con la quale ora rielaborava in diretta i suoni dei compagni, ora interveniva con suoni minimali, ma efficacissimi. Notevoli gli apporti di Pedol, autore di alcuni eccellenti assoli e il cui possente suono del contrabbasso faceva da bussola al magmatico suono del gruppo, e di Sorrentini, da qualche tempo assente dalle scene musicali ma che non è sembrato aver perso lo smalto e le capacità creative che avevano fatto di lui uno dei protagonisti del collettivo El Gallo Rojo. Il tutto ha dato vita a uno spettacolo che se ha esaltato chi, apprezzando il genere, si attendeva una musica imprevedibile e scoppiettante, si è al tempo stesso fatto apprezzare da chi, meno avvezzo all'improvvisazione libera, è comunque stato catturato dallo spirito ludico, dall'energia e dalla gioia di suonare trasmessa dal palco. Prova ne sia che quasi tutti hanno pazientemente atteso i due bis, promessi dopo quella che doveva essere una breve sosta "per prendere fiato" e che invece è stata una pausa di oltre mezz'ora: l'attesa, invece che tediare, ha aumentato le aspettative e rafforzato gli applausi finali. Quando la musica è gioia...

La settimana successiva è stata la volta del quintetto Stevland, progetto di lungo corso ma sempreverde di Claudia Tellini, cantante dalle straordinarie doti vocali e interpretative che negli ultimi anni è balzata all'attenzione per il ruolo determinante ricoperto nell'ultima versione degli Area Open Project di Patrizio Fariselli, ma che meriterebbe ben altra considerazione a livello nazionale. Stevland mette in scena la musica di Steve Wonder, lasciando perlopiù da parte i brani più noti dell'artista statunitense e concentrandosi su quelli che concernono storie di vita vissuta, di lotta e di rivendicazione, riproponendoli in una veste che conserva tracce di blues e di soul, ma li arricchisce di colori jazzistici e di improvvisazione. La formazione era completata dal violino di Emanuele Parrini, seconda voce con libertà di improvvisare, dalla chitarra di Riccardo Galardini, grande e sobrio accompagnatore, e dalla ritmica di Nico Vernuccio al contrabbasso e Walter Paoli alla batteria. La ricchezza bellezza e la tensione dinamica delle composizioni, la ricchezza di colori, le invenzioni di Parrini, l'eleganza degli interventi di Galardini e —soprattutto —la trascinante energia e il virtuosismo vocale della Tellini hanno garantito uno spettacolo affascinate e privo di pause, tale che il pubblico —numerosissimo, visto che il concerto era sold out —ha "trattenuto" i musicisti sul palco per quasi due ore, facendoli uscire sudati e stremati, ma lietissimi del calore ricevuto. Di nuovo, quando la musica è gioia...

Una nota conclusiva: in un periodo difficile qual è quello che stiamo vivendo, tra la faticosa ripresa post-pandemica e le sempre crescenti difficoltà di reperire fondi pubblici per tutto ciò che non sia preconfezionato e meramente "ricreativo," iniziative "locali" come Sounds Of Friday sono indispensabili, meritorie e da clonare. Un plauso quindi a chi le organizza, le ospita e le aiuta a esistere.

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